DIRITTI

#MaiPiuCie “Nessuno ci può giudicare”

Questa mattina, nella “giornata mondiale del rifugiato”, gli attivisti di RM_ResistenzeMeticce hanno occupato la sede del Giudice di Pace di Roma per denunciare l’illegalità e l’incostituzionalità del ruolo dei giudici di pace nella detenzione amministrativa dei migranti nei CIE.

La lettera consegnata questa mattina: “Basta essere complici”. Questa sera a Scup discutiamo de L’Europa dei CIE

I Centri di identificazione ed espulsione (CIE) sono istituzioni da cancellare, non si possono né rendere umani né riformare. I CIE sono campi di detenzione in cui i migranti vengono rinchiusi e privati della libertà senza aver commesso alcun reato.

La legge definisce questa effettiva carcerazione come “trattenimento”, in realtà è una misura che coincide con la principale fra le sanzioni penali, la detenzione. Un procedimento in totale contrasto con la costituzione che all’art. 13 sancisce come “la libertà personale è inviolabile”. Solo in casi eccezionali può essere limitata ad opera delle autorità di polizia. Il “trattenimento” invece è sempre disposto dal questore.

Il governo Berlusconi per evitare che questa normativa fosse facilmente impugnata davanti la Corte Costituzionale ha previsto un escamotage, ovvero che la convalida del trattenimento fosse predisposta dal giudice di pace. Si tratta solo di un atto formale che sostanzialmente non modifica l’incostituzionalità del procedimento. Di fatto il CIE è incostituzionale.

Formalmente il Giudice di Pace si ritrova ad essere l’unico garante della libertà personale dei migranti finiti nella trappola dei CIE.

Ma chi è un Giudice di Pace?

Un giudice non togato il cui compito principale è la conciliazione ma che nel corso del tempo ha visto aumentare sempre più le proprie competenze in materia di immigrazione: dai reati legati alla “clandestinità”, alla valutazione della legittimità dei decreti di espulsione, fino alla competenza per la convalida e la proroga del trattenimento nei CIE.

Il Giudice di Pace ha assunto competenze penali solo a partire dal 2000: una scelta nata dall’esigenza di alleggerire il sovraccarico di lavoro dei tribunali, scaricandoli dei procedimenti per reati di scarsa gravità e con l’intento di creare una figura più vicina alle persone, che puntasse soprattutto alla conciliazione fra le parti anche attraverso un regime sanzionatorio particolare che non prevede in nessun caso la detenzione.

La costituzione sancisce che “ogni processo si svolge nel contraddittorio tra le parti, in condizioni di parità, davanti a giudice terzo e imparziale”

Il processo condotto dal Giudice di Pace può essere considerato imparziale?

Le udienze di convalida e proroga del trattenimento si svolgono sempre all’interno dei CIE e nei locali messi a disposizione dalla questura. Le udienze, come denunciato in questi giorni dai reclusi di Ponte Galeria attraverso l’ennesimo sciopero della fame e la scrittura di alcune lettere, sono delle pure formalità: durano pochissimi minuti, non lasciano ai migranti alcuna possibilità di esprimere le proprie motivazioni, convalidano o prolungano la detenzione motivando con mere formule di rito. Le tutele garantite dalla legge per limitare la privazione della libertà personale distinguono i sistemi democratici da quelli autoritari, in cui le forze dell’ordine o i militari possono arrestare i cittadini senza alcuna autorizzazione. Ai migranti quali tutele sono garantite? La risposta è semplice, nessuna.

Parliamo al Giudice di Pace in questo particolare momento, in cui incombe lo spettro della retorica pubblica dell’emergenza sbarchi, anche per portare alla luce il lato meno conosciuto della gestione degli arrivi dei migranti via mare. Dopo la strage di Lampedusa del 3 ottobre scorso, infatti, il governo ha finanziato l’operazione “umanitaria-militare” chiamata Mare Nostrum. Si tratta a tutti gli effetti di un’operazione militare, tesa non solo al salvataggio ma anche e soprattutto al controllo delle coste e dei flussi migratori. Molti dei migranti accompagnati dalle navi della marina militare fino alle coste siciliane, sono poi direttamente trasferiti nei diversi CIE per essere al più presto rimpatriati. È il caso eclatante dei cittadini nigeriani trattenuti nel CIE di Roma-Ponte Galeria già a partire dallo scorso febbraio e a cui, illegittimamente, è stato consentito di formalizzare la propria richiesta di asilo solo dopo la quasi scontata convalida del trattenimento.

Oggi ci rivolgiamo al giudice di pace per chiedergli di rivendicare le proprie funzioni e competenze, che non sono quelle di confermare supinamente – come spesso accade – le decisioni della polizia nei confronti dei migranti e che non hanno (né possono avere) niente a che fare con la limitazione ingiustificata e sproporzionata della libertà personale delle persone. Invitiamo tutti i Giudici di Pace a rispettare i diritti fondamentali delle persone, costituzionalmente riconosciuti, e per questo a rifiutarsi di convalidare e prolungare i fermi amministrativi e a rifiutarsi di essere complici delle “galere etniche” per migranti.

Nessuno ci può giudicare! Libertà per tutti i migranti reclusi nei CIE! Mai più CIE!

RM_ResistenzeMeticce