DIRITTI

#MaiPiuCie appello ai Giudici di Pace: “basta essere complici”

“Le chiediamo di sottrarsi dal ruolo di complice delle violazioni del diritto costituzionale e dei diritti umanitari internazionalmente riconosciuti”

Cordiale Giudice,

questo appello fa seguito alle numerose lettere che sappiamo esserLe state inviate da parte dei migranti reclusi nel Centro di Identificazione ed Espulsione di Ponte Galeria.

Pensiamo che queste lettere dovrebbero essere da Lei prese in massima considerazione in quanto proprio a Lei è stato conferito il potere di decidere delle vite e soprattutto delle libertà di questi individui.

Raccontano le vite dei reclusi che quotidianamente subiscono restrizioni della liberta’ personale senza aver commmesso alcun tipo di reato. L’unica imputazione che può esser loro addebitata è l’assenza del permesso di soggiorno, mero illecito amministrativo introdotto dalla legge n. 94/2009.

Da quando per un illecito amministrativo si viene rinchiusi in un carcere?

Perchè proprio di carceri stiamo parlando. Invece di assolvere alla propria funzione di identificare ed espellere, i C.I.E. de facto sono diventati luoghi in cui i migranti vengono sorvegliati e puniti. Ciò traspare con evidenza dalle lettere di cui sopra, nelle quali si racconta come le condizioni di vita siano indecenti, le mura marciscano e i diritti umani fondamentali siano quotidianamente calpestati.

Ai migranti rinchiusi a Ponte Galeria non vengono neppure resi noti i propri diritti e doveri. Il materiale informativo è paradossalmente affisso nei locali dell’ente gestore, ad essi inaccessibili.

Tutte le associazioni che li hanno visitati in questi anni, sin da quando si chiamavano CPT – Centri di Permanenza Temporanea – ne hanno denunciato l’illeggimità. A ciò si aggiungano le denunce di parlamentari, le recenti delibere, regionale e comunale, che ne richiedono l’immediata chiusura, giornalisti e attivisti che da sempre si battono per la chiusura di questi “mostri giuridici”.

Se quindi, come appare, si tratta di carceri, dovrebbe almeno essere rispettato il principio sancito dall’art. 13 della Costituzione, secondo il quale nessuno può essere privato della propria libertà personale se non per disposizione dell’Autorità giudiziaria e solo nei casi espressamente previsti dalla legge. 

E’ proprio qui che registriamo la palese violazione costituzionale della procedura, che conferisce il potere di disporre e propogare la detenzione alla Sua figura, nata con l’intento di operare la conciliazione tra due parti e che negli anni ha visto aumentare a dismisura le proprie attribuzioni, arrivando a conoscere delle controversie penali tra cui proprio quelle in questione.

E’ proprio la Sua statuizione che determina questa circostanza ed è a Lei che ci rivolgiamo per chiederLe che tutto questo finisca.

La Sua azione ha gravi implicazioni sulla vita delle persone e mutila la loro libertà di movimento. Libertà invece concessa a chi è formalmente riconosciuto come cittadino in questo Paese. 

Le chiediamo di sottrarsi dal ruolo di complice delle violazioni del diritto costituzionale e dei diritti umanitari internazionalmente riconosciuti.

Reti e associazioni antirazziste