MONDO

«Vi affido la Palestina. Non dimenticate Gaza». Le ultime parole di Anas al-Sharif, ennesimo giornalista ucciso da Israele

Israele uccide anche Anas al-Sharif, giornalista di Al-Jazeera, per i suoi reportage sulle morti palestinesi per fame. Dall’inizio del genocidio sono stati/e uccisi/e oltre 240 giornalisti/e: per Israele nessuno deve sapere. Pubblichiamo il testamento di Anas

Pubblichiamo il testamento di Anas al-Sharif, giornalista di Al Jazeera, ucciso da un bombardamento delle forze di occupazione israeliane, insieme ad altri quattro colleghi. Anas sapeva di essere nel mirino dell’esercito israeliano: il Committee to Protect Journalists aveva lanciato l’allarme proprio il mese scorso riguardo alla sua incolumità, in seguito alle accuse di «combattente di Hamas» che Israele rivolgeva al giornalista. Sempre senza alcuna prova a supporto di accuse che invece i giornali mainstream italiani, da Repubblica al Foglio, hanno immediatamente rilanciato, ribadendo il ruolo embedded dei «grandi» giornali di questo paese. Il numero di giornalisti uccisi a Gaza dal 7 ottobre ha raggiunto le 242 unità, una cifra di gran lunga maggiore di qualunque altro conflitto. Israele non vuole testimoni del genocidio che sta perpetrando, a maggior ragione adesso in presenza di una drammatica carestia e alla vigilia dell’invasione di terra di Gaza City. Se nel corso di questi due anni il mondo ha potuto ricevere informazioni da Gaza non filtrate da Israele è grazie a un gruppo di giornalisti/e, spesso giovani, che hanno documentato la distruzione e la morte, ma anche la determinazione dei e delle gazawi. Rischiando appunto la vita. Esprimiamo tutta la nostra solidarietà e vicinanza alla famiglia di Anas e al popolo palestinese.
Palestina Libera!

Questa è la mia volontà e il mio messaggio finale.

Se queste parole vi giungono, sappiate che Israele è riuscito a uccidermi e a mettere a tacere la mia voce.

Prima di tutto, la pace sia su di voi e la misericordia e le benedizioni di Dio.

Dio sa che ho dedicato tutto l’impegno e la forza che avevo per essere un sostegno e una voce per il mio popolo, fin da quando ho aperto gli occhi alla vita nei vicoli e nelle strade del campo profughi di Jabalia. La mia speranza era che Dio prolungasse la mia vita così da poter tornare con la mia famiglia e i miei cari nella nostra città natale, Asqalan (al-Majdal) occupata. Ma la volontà di Dio è venuta prima e il Suo decreto è stato eseguito.

Ho vissuto il dolore in ogni suo dettaglio. Ho assaporato il dolore e la perdita molte volte. Eppure non ho mai esitato un solo giorno a trasmettere la verità così com’è, senza falsificazioni o distorsioni. Che Dio sia testimone contro coloro che sono rimasti in silenzio, coloro che hanno accettato la nostra uccisione, coloro che hanno soffocato i nostri respiri e coloro i cui cuori sono rimasti insensibili ai corpi dei nostri bambini e delle nostre donne, e che non hanno fatto nulla per fermare il massacro che è inflitto al nostro popolo da più di un anno e mezzo.

Vi esorto a tenere stretta la Palestina, il gioiello della corona dei musulmani e il cuore pulsante di ogni persona libera in questo mondo.

Vi esorto a prendervi cura del suo popolo, dei suoi bambini oppressi a cui non è stata data la possibilità di sognare o di vivere in sicurezza e pace, i cui corpi puri sono stati schiacciati da migliaia di tonnellate di bombe e missili israeliani, fatti a pezzi, i cui resti sono stati sparsi sui muri.

Vi esorto a non lasciarvi mettere a tacere dalle catene o fermare dai confini. Siate ponti verso la liberazione della terra e del popolo, finché il sole della dignità e della libertà non sorgerà sulla nostra patria rubata.

Vi esorto a prendervi cura della mia famiglia.

Vi esorto a prendervi cura della pupilla dei miei occhi, la mia amata figlia Sham, che la vita non mi ha permesso di vedere crescere come sognavo.

Vi esorto a prendervi cura del mio amato figlio Salah, a cui desideravo stare accanto finché non fosse diventato forte, per portare il mio fardello e continuare  la missione.

Vi esorto a prendervi cura della mia amata madre, le cui preghiere benedette mi hanno portato dove sono. Le sue preghiere sono state la mia fortezza, la sua luce il mio cammino. Chiedo a Dio di confortare il suo cuore e di ricompensarla grandemente per me.

Vi esorto anche a prendervi cura della mia compagna di vita, la mia amata moglie, Umm Salah, Bayan, dalla quale la guerra mi ha separato per lunghi giorni e mesi. Eppure è rimasta fedele alla sua promessa, salda come il tronco di un ulivo che non si piega, paziente e fiduciosa in Dio, portando la responsabilità in mia assenza con forza e fede.

Vi esorto a stringervi attorno a loro e ad essere il loro sostegno dopo Dio Onnipotente.

Se dovessi morire, morirei saldo nei miei principi. Rendo testimonianza davanti a Dio che sono contento del Suo decreto, certo di incontrarLo e convinto che ciò che è con Dio è migliore ed eterno.

O Dio, accettami tra i martiri. Perdona i miei peccati passati e futuri. Fa’ che il mio sangue sia una luce che illumini il cammino della libertà per il mio popolo e la mia famiglia.

Perdonami se ho mancato e prego per la mia misericordia, perché ho mantenuto la mia promessa e non l’ho mai cambiata né tradita.

Non dimenticate Gaza…

E non dimenticatemi nelle vostre sincere preghiere per il perdono e l’accettazione.

Anas Jamal al-Sharif, 6 aprile 2025

L’immagine di copertina è tratta dal profilo Instagram di Anas Jamal al-Sharif

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