TERRITORI

Ventimiglia: sulla frontiera un triste copione già visto

A un anno di distanza, si ripete la miseria del PD, che continua a considerare degli esseri umani come oggetti fastidiosi che offendono il decoro. Intanto polizia italiana ed esercito francese bloccano e respingono le persone in transito.

La giornata di ieri a Ventimiglia segue un triste copione già visto. Esattamente come l’anno scorso, il sindaco PD Ioculano decide lo sgombero dell’area dove gli shebab stazionavano, utilizzando le stesse modalità e la stessa mancanza di progettualità: l’unico imperativo da seguire per il sindaco e per la prefettura di Imperia, e in generale per tutte le istituzioni, è quello di nascondere il “problema”.

Il “problema” sono le persone in transito sul confine sbarrato dal diktat razzista dei governi europei, persone che perdono ogni qualità umana e diventano unicamente oggetti indecorosi da allontanare dallo sguardo dei cittadini e, come nel caso di Ventimiglia, dei turisti.

Allontanarli, rinchiudendoli nel campo della Croce Rossa fuori dalla città, guardati a vista da polizia e carabinieri; allontanarli, deportandoli a Taranto o in Sardegna, giusto per tenerli lontani qualche giorno, il tempo che impiegano per tornare a ridosso del confine; allontanarli, sottoponendoli a violenze e abusi, continui e disumani, in modo da terrorizzarli o rendergli impossibile il transito.

Oggetti però non sono, anzi, e si sono riuniti, hanno discusso e si sono organizzati per muoversi assieme e provare a superare la frontiera, anziché subire l’inconsistenza e l’incapacità delle istituzioni. Incapacità che si misura con il movimento di 300 persone che decidono di lasciare gli accampamenti di fortuna a Ventimiglia per affrontare la decina di chilometri e poco più, che li separa dal confine; si dividono in gruppi e affrontano il territorio con la forza, la determinazione e la disperazione di chi è in bilico tra la vita e la morte. Non si fermeranno davanti ai blocchi della polizia, nemmeno quando questa sparerà gas lacrimogeni contro di loro.

Trascorsa metà giornata, un gruppo di 146 persone viene fermato in Francia dall’esercito francese e portati alla frontiera italiana dove ad ora i ragazzi stanno rifiutando di salire su tre pullman disposti per la loro deportazione.

Ribadiamo ancora con forza che ciò che nel buio della notte avrebbe dovuto essere attraversato non era il fiume Roja, con il rischio di lasciarci la vita, ma un canale umanitario verso l’Europa che avrebbe garantito non solo un passaggio dignitoso e sicuro, restituendo protezione e futuro a coloro che fuggono da miseria e persecuzioni, ma avrebbe anche fatto luce sulle responsabilità politiche dell’Europa.

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