EUROPA

Lavrio, i campi profughi curdi autogestiti in Grecia

Una carovana solidale partirà verso Lavrio per portare sostegno nei campi profughi curdi in Grecia. Si tratta di campi autogestiti secondo i principi del Confederalismo Democratico, una forma su scala ridotta e laboratoriale del sistema democratico, femminista ed ecologista che è stato creato in Rojava. Un crowdfunding finanzia il progetto.

Gli ultimi avvenimenti nel nord ovest della Siria e al confine tra Grecia e Turchia hanno riacceso i riflettori sulla regione e sulle migrazioni che la attraversano. Le persone che sono fuggite, o che stanno fuggendo dalle proprie case, come gli abitanti di Idlib, sono diventate merce di scambio e di ricatto all’interno del complesso braccio di ferro geopolitico tra Turchia e Unione Europea.

Ce lo raccontano le immagini di migliaia di migranti accompagnati da soldati turchi verso il confine europeo, esemplificazione della strategia di Erdogan per ricattare l’Europa sui conflitti militari ed energetici in Medio Oriente. Se da una parte Erdogan usa le persone che fuggono dalla guerra come oggetti di contrattazione politica, dall’altra il governo di destra greco guidato da Mitsotakis sta respingendo i e le migranti con filo spinato, lacrimogeni e violenze al confine.

In questo sconcertante quadro internazionale, attualmente la Grecia ospita migliaia e migliaia di persone provenienti dalle coste turche, la maggior parte delle quali accampate nelle isole dove sorgono alcuni campi profughi di Stato come quello di Moria a Lesbo, diventato tristemente famoso per le terribili condizioni di vita e dove negli ultimi giorni è nuovamente salita la tensione: con proteste, barricate e scontri tra gli abitanti dell’isola e circa trecento poliziotti antisommossa inviati dal governo centrale greco per ristabilire l’ordine ed imporre la costruzione di nuovi campi di detenzione per migranti.

Tra le tante esperienze di campi profughi in Grecia, vi è  quella dei due campi autogestiti di Lavrio, 65 chilometri a sud-est di Atene, verso i quali questa primavera partirà una carovana solidale.

 

 

Il primo capo di Lavrio fu costruito nel 1947 per ospitare ex minatori locali, divenne poi un luogo dedicato a dissidenti turchi e, dagli anni ’80, a indipendentisti curdi.

Nel 2015 la situazione di Lavrio si è aggravata con la prosecuzione del conflitto in Siria del Nord e la continua repressione dell’AKP, partito capeggiato dal Presidente Erdogan, nei confronti della comunità curda e dei dissidenti politici, tanto che il governo greco si vide costretto ad aprire a Lavrio un secondo centro poco distante dal primo. Fino al 2017 la Grecia, dal 2014 sotto il governo di Tsipras, aveva fornito un minimo di assistenza al campo permettendo l’intervento di enti riconosciuti come la Croce Rossa e UNHCR. Tuttavia  a causa delle continue pressioni di Ankara, che considera Lavrio un «centro di addestramento militare di membri del PKK», Syriza ha interrotto ogni tipo di supporto, lasciando che i campi sopravvivessero solo grazie alla solidarietà locale e internazionale.

Nel 2018, in seguito a un appello dell’assemblea dei e delle residenti, dalla Bretagna è partito un convoglio, il Convoi Solidaire, organizzato da militanti anticapitalisti, sindacalisti di Sud-Education, Solidaires, la CGT e l’associazione Amitiés kurdes de Bretagne, carico di medicinali e apparecchiature sanitarie. Il viaggio rappresentava una prima missione esplorativa in una situazione emergenziale, nella prospettiva però di un intervento stabile e continuativo. Fino ad ora infatti sono partiti altri quattro convogli, costituiti ciascuno da un camion di 45 tonnellate carico dei beni di volta in volta necessari. È previsto un prossimo Convoglio Solidale che partirà dalla Francia nella seconda metà di marzo 2020.

 

 

E’ fondamentale capire che i campi di Lavrio non sono campi qualsiasi. Non sono campi statali, né gestiti da organizzazioni umanitarie come l’UNHCR. Sono campi autogestiti dai e dalle abitanti secondo i principi del Confederalismo Democratico, modello politico-organizzativo che ha permesso la convivenza in Siria del Nord di popoli che da decine di anni sono stati oppressi dai loro governi, e che nemmeno tra loro erano riusciti a trovare una pacificazione. Può essere considerato una forma su scala ridotta e laboratoriale del sistema democratico, femminista ed ecologista che è stato creato in Rojava.

Una carovana solidale partirà tra una decina di giorni verso Lavrio per portare sostegno umanitario e politico nei campi profughi curdi in Grecia. Si tratta di campi autogestiti dai e dalle abitanti secondo i principi del Confederalismo Democratico, una forma su scala ridotta e laboratoriale del sistema democratico, femminista ed ecologista che è stato creato in Rojava.

Come sono strutturati i campi di Lavrio e qual è la loro attuale situazione

Il campo è distinto in due grandi strutture abitative. La prima, risalente agli anni ’50 e situata in pieno centro della città, si compone di due edifici paralleli – dove sono collocati le camere e gli spazi comuni (bar, sala riunioni, cucina, deposito, uffici) – che si affacciano su un cortile comune. La seconda è situata a 2 km dalla città e consiste in prefabbricati che ormai mostrano i segni dell’usura. Uno dei prefabbricati funziona da sala di riunioni, mentre un forno comune è stato recentemente realizzato all’esterno per far fronte ai bisogni degli abitanti. Da poco è stato avviato un progetto per costruire una scuola in questo secondo campo più esterno, quello costruito nel 2015.

Per quanto riguarda l’assistenza sanitaria, i campi hanno ottime relazioni con l’ospedale di Lavrio. Il 15 dicembre scorso, durante l’arrivo dell’ultimo convoglio solidale, è stata organizzata una manifestazione durante la quale gli abitanti dei due campi hanno consegnato all’ospedale locale medicine ed equipaggiamento medico portato dal Convoglio Solidale. L’operazione ha ottenuto un forte impatto mediatico. Essa è stata l’occasione per richiedere e ottenere un presidio medico gratuito a beneficio dei kurdi.

Dopo l’invasione turca di ottobre, una nuova ondata di profugh* sta arrivando ad Atene e anche i due campi di Lavrio si trovano in difficoltà. La storia si ripete a soli 18 mesi dall’attacco ad Afrin. Molte famiglie e bambin* si trovano a dover dormire per le strade e le e gli abitanti di Lavrio hanno vagliato le prime misure per poter accogliere nuove persone. La scuola la cui costruzione è stata da poco avviata nel campo più esterno è stata adibita a dormitorio, così come le aule del campo del centro città. Alcune stanze, già piccole, sono state ulteriormente dimezzate.

 

 

Il crowdfunding e il progetto della Carovana Solidale per Lavrio

Molte e molti di noi hanno partecipato attivamente alla mobilitazione in sostegno alla Siria del Nord, dopo l’ultimo attacco turco del 9 ottobre. Una delle questioni fondamentali emerse nelle pause dell’organizzazione di presidi, striscioni, e seminari è come possiamo noi, tenendo in considerazione le diverse condizioni di partenza delle nostre realtà, nei nostri Paesi, applicare quei principi che difendiamo, di cui abbiamo letto, ma che solo poche persone hanno avuto l’opportunità di vivere con i propri corpi.

Una delle possibili risposte ci è stata fornita a novembre dell’anno scorso, a Torino, durante la presentazione dei documentari Lavrio, i campi della vergogna e L’esodo da Afrin a Lavrio, realizzati dal Convoi in una delle loro spedizioni: ci è stato proposto di creare un nodo italiano per il convoglio di marzo. Da gennaio di quest’anno abbiamo cominciato a raccogliere quanto servirà per sostenere il progetto, nell’ottica di un sostegno non esclusivamente umanitario, ma anche e soprattutto politico. Per questo, alla vigilia della partenza, abbiamo deciso di aprire anche un crowdfunding.

Se vuoi sostenere l’esperienza di Lavrio dai un contributo tramite crowdfunding qui.