ROMA

Il buio oltre la siepe: il 19 luglio blindati a San Lorenzo

Mentre si ricorda la distruzione di San Lorenzo venuta dal cielo nel 1943, il quartiere viene occupato per distruggere un segno del suo abitare comune.
Parco dei Galli, cuore verde di San Lorenzo

Ore 6.00. a.m.

Blindati e camion risalgono via dei Piceni nel quartiere San Lorenzo nel giorno del ricordo dei bombardamenti del 1943. Bisogna compiere un’operazione di riconsegna, così come ordinato da una sentenza del TAR di un pezzo (consistente) di quella manciata di metri quadri, il parco dei piccoli bambini di san Lorenzo. Il Parco, chiamato dei Galli, dal nome della strada che come una corrente carsica compare e scompare nel dedalo viario a seconda della volontà accaparratrice dei proprietari di turno è una realtà da più di 10 anni. Il Comune lo ha istituito e dato in affidamento ad un’associazione di cittadini. Le pericolosissime mamme di san Lorenzo, quelle che per quel pezzo di terra hanno lottato, vincendo e prendendosene cura. Una piccola conquista. Importante perché il quartiere è maglia nera in fatto di attribuzione di verde. Un problema storico in parte risolto dopo che imponenti lotte popolari sono riuscite a strappare a banche ed enti religiosi brani verdi dei propri possedimenti. Troppo poco per chi si ricorda ancora quando, bambino, veniva portato ai “giardinetti” rappresentati dalle aiuole fronte Verano o dal “pratone” della città universitaria. Il primo è ora poco più di un cordolo tra le lamiere di auto parcheggiate, il secondo “occupato” dalla smania edilizia della Sapienza. Troppo per chi vuole fare quello che il Piano regolatore, voluto da Veltroni e accarezzato da Marino, ha previsto per il quartiere: inzepparlo di case. Si chiama, ci spiegava l’assessore mariniano Giovanni Caudo, rigenerazione urbana.

Ore 7,30.a.m.

Arrivano camion con grigliati spessi e grossi tessuti tra quadrati di ferro e un camioncino del Comune di Roma, da cui come denti di pescecane sputano motoseghe. Un plotone di carabinieri che intanto “proteggeva”(?) la strada : si apre. Non può passare nessuno ed anche una ragazza che lì abita ed era uscita a portar fuori il cane ha il suo bel da fare per poter tornare a casa. Chi quel parco ha vissuto, costruito ed amato sta fuori. Sul marciapiede, stretto da due file di carabinieri e blindati che intanto hanno occupato anche l’altro lato della via. No, non si passa. Chi ha fatto il giro perché quella strada sbuca sulla tangenziale ed è un’arteria fondamentale per il traffico della città, dice che dall’altra parte della strada già sono state erette le barricate. A farlo è stato il proprietario che, dice, ha avuto riconosciuto dal “commissario ad acta” anche la proprietà della strada.

Ore 8.00 a.m.

Il presidio cresce e si riesce a filtrare tra giberne e baschetti in pochi (uno) “garantiti” da un consigliere municipale. Neanche il tempo di arrivare che si vedono operai segare quelli che fino al giorno prima erano i giochi in legno con cui la Provincia aveva arredato quello spazio. Forse chi comanda l’operazione pensa che non essendoci più la Provincia quelle altalene e quelle casette possano diventare legna da ardere. Arrivano i tecnici del Comune che, candidamente, dicono che erano lì anche il giorno prima e per stabilire come delimitare le rispettive aree (quelle da tagliare e quelle da mantenere) si sono visti al bar ed hanno lavorato sulle carte catastali e sul rilievo fornito da una parte (il proprietario)! Alla presidente del Municipio che chiede come mai l’operazione non sia stata compiuta in contraddittorio, nessuno risponde. Intanto il proprietario dell’area, la sua potentissima avvocatessa, si muovo soddisfatti , si sbracciano, disegnano nell’area magari i futuri sviluppi edilizi con cui intendono arricchire il territorio.

Ore 9.30.am

Si improvvisa un’assemblea sulla strada che poi proseguirà in piazza. Si ricostruisce la storia. Il comune ha realizzato il parco, ma non ha guardato bene le carte. Una parte era privata. Così il proprietario ha vinto la causa per riaverlo. Il Comune non ha fatto appello, non è andato a vedere il perché di questa storia, come, per esempio, è stato possibile alienare un pezzo di una parte del territorio, che risultava nelle proprietà pubblica già dal tempo del Governatorato di Roma. Nulla, non ha fatto nulla e la sentenza è diventata esecutiva. Un’inerzia che ha permesso al proprietario di indicare la soluzione. Vi lascio il pezzo di parco, in cambio mi compensate con una parte di terreno pubblico: la particella 26 dal nome del riferimento catastale. Le trattative sembrano pure essere andate avanti. Solo che i cittadini e la repubblica di San Lorenzo hanno detto che due torti non fanno una ragione. Non si può barattare un pezzo di parco con ancora case, bruciando il sogno dei bambini delle scuole del quartiere che lì , nella particella 26, vorrebbero realizzare i loro “orti didattici” trasformando in verde quelli che per ora sono i loro disegni.

Ore 11,00 a.m.

Arriva la Sindaca al Parco dei Caduti per ricordare e commemorare quella maledetta giornata del 1943. Siamo in tanti, perché nel quartiere quella ferita non si è mai chiusa, in molti hanno qualcuno da ricordare. Gli stessi luoghi ancora parlano di quell’eredità del fascismo. Picchetti, soldati, bande, un giro per il parco, oggi tirato a lucido, poi la Sindaca parla e, ironia del caso, si rivolge, interrompendo la lettura del suo discorso, a due, come li chiama lei, “ragazzini” dicendo che la memoria è importante per costruire anche il loro futuro. Che il mondo potrà essere salvato solo dai bambini del resto è un’indicazione che Elsa Morante, che ben conosceva San Lorenzo, ci ha lasciato. E’importante che la Sindaca sembri averla fatta propria. I cittadini, appena ha finito di parlare, le hanno ricordato di via dei Galli, di quello che stava succedendo, delle gabbie tirate su ad interrompere giochi e mobilità, ad impedire per bieco egoismo proprietario la vita dei più. Come ricordato in assemblea cedere oggi alle compensazioni, strumento inventato dagli stessi personaggi che hanno creato quest’assurdità urbanistica, amministrativa, vuol dire ammazzare la città come progetto comune. Domani in piazza dei Sanniti, nel corso della grande assemblea popolare “decide Roma -decide la città” parleremo anche di questo. Ad iniziare dal proporre, come oggi si diceva in assemblea, la riscoperta di quella parola che si chiama “esproprio per pubblica utilità”. Per riaprire tutto il Parco, riaprire la strada e attrezzare a parco la particella 26, che è già proprietà pubblica. Per rischiarare con la vita quel buio oltre la siepe che si vede da stamane in via dei Piceni, dove la proprietà Gavini ha tirato su le barricate per la città proprietaria.