cult

CULT

Feltrinelli mi accompagnò nel suo studio

Bifo racconta il suo incontro con l’editore, poco prima che entrasse in clandestinità, e poi il carcere a Bologna, Milano nel 1969, il libro Contro il lavoro. “Avevo diciannove anni, non sapevo niente del mondo editoriale, né di altri mondi del resto”

Pubblichiamo questo breve testo inedito scritto da Franco Berardi Bifo in occasione dell’uscita del libro Cambiare il mondo con i libri (Momo Edizioni) di Mattia Tombolini, illustrazioni di Marta Baroni e con una nota di Carlo Feltrinelli. Il libro racconta chi era Giangiacomo Feltrinelli, specie per i più giovani.

Nella primavera del ’69 mi trovavo detenuto nel carcere bolognese di San Giovanni in Monte.  Adesso non c’è più il carcere, in quell’edificio, ma la Facoltà di Storia. Era un bel carcere, per essere sincero, e io non mi trovavo tanto male là dentro. Spesso passavano gruppi di studenti sotto le mie finestre, e gridavano Bifo Libero.

Mi avevano arrestato per avere partecipato a un picchetto di operai e operaie della fabbrica Longo. La polizia aveva caricato, e qualche tempo dopo sette persone, fra cui me, furono arrestate. I miei compagni di cella erano un sindacalista di nome Stefano Grossi, che è morto poco tempo fa, degli studenti e militanti del movimento studentesco. Anche un’operaia della Longo era stata arrestata, ma naturalmente non era detenuta in cella insieme a noi.

Adesso il carcere è fuori della città, e non c’è modo di passare sotto le finestre a salutare i detenuti.

Comunque sia, mentre mi trovavo là dentro, scrissi un libretto intitolato Contro il lavoro.

Con un linguaggio che oggi riuscirebbe oscuro a chiunque (anche a me quando ho tentato di rileggerlo) sostenevo una tesi che oggi appare certamente fuori del mondo, ma non per questo ha perduto la sua ragionevolezza. Sostenevo che la lotta degli operai mira essenzialmente (anche se non sempre consapevolmente) a costringere il capitale a investire nella ricerca scientifica e nello sviluppo tecnico per sostituire lavoro operaio. E che il potere operaio è tutto qui, nella forza di imporre al capitale un’applicazione dell’innovazione scientifica che si pieghi agli interessi della società e non a quelli del profitto.

Come sappiamo le cose sono andate in maniera molto diversa: la scienza e la tecnica sono state usate per aumentare lo sfruttamento, non per ridurre il tempo di lavoro. E lo schiavismo è tornato sulla scena del lavoro.

Quando uscii dal carcere di San Giovanni in Monte lavorai su quel manoscritto, lo trasformai in un pacchetto di fogli dattiloscritti, poi andai a Milano.

Avevo l’indirizzo della casa editrice più nota allora nei nostri ambienti sinistrorsi e libertari, la casa editrice di Giangiacomo Feltrinelli. Mi recai in via Andegari numero 6, presi l’ascensore e suonai alla porta. Dissi come mi chiamavo e aggiunsi che volevo vedere l’editore. Avevo diciannove anni, non sapevo niente del mondo editoriale, né di altri mondi del resto. E chiedevo di vedere un uomo molto noto, ricchissimo e soprattutto influente negli ambienti culturali europei. Mi presentai così, senza avere nessuna referenza, nessuna esperienza precedente, se non l’esperienza deil carcere dal quale ero appena uscito. La segretaria prese un appunto, mi chiese di aspettare, e pochi minuti dopo ritornò in compagnia di un uomo alto coi baffi.

Giangiacomo Feltrinelli mi accompagnò nel suo studio, uno spazio piccolo con il tetto a mansarda e dei cuscini per terra, mi fece sedere su una sedia e mi chiese che volevo.

Gli diedi il dattiloscritto e gli dissi che l’avevo messo insieme durante una recente prigionia. Scoprii che era informato della mia vicenda e della mia detenzione, fece un cenno col capo come per dire ne ho avuta notizia, ma non si soffermò a parlarne. Prese il testo e mi promise di leggerlo. Mi accompagnò all’uscita. Una settimana più tardi mi chiamò, mi disse che aveva letto il mio libro e che voleva rivedermi. Tornai a Milano, mi fece nuovamente sedere su quella sedia, mi disse che le mie tesi non le condivideva, ma che intendeva pubblicare il mio libretto. Sarebbe uscito in una collana intitolata Edizioni della libreria, in cui erano usciti da poco un testo di Fidel Castro e un libro di Regis Debray molto letto in quel periodo, che si chiamava Rivoluzione nella rivoluzione.

Aggiunse che forse io volevo un anticipo. Potevano bastare centomila lire? Lo guardai interdetto. Non sapevo niente di anticipi, e centomila lire era poco meno dello stipendio che mio padre guadagnava in un mese con il suo lavoro di insegnante. Feci cenno di sì e lui mi diede un assegno. Poi uscimmo insieme per andare a pranzo. Andammo in un ristorante in via Palermo che si chiamava Il Chiodo, e durante il pranzo mi rimproverò perché non mi rendevo conto del fatto che milioni di disoccupati sono ansiosi di mettere la testa sotto quella pressa (si espresse esattamente così). Alla fine disse che ciascuno avrebbe pagato il conto per sé.

Non lo rividi più, ma il libretto uscì poco tempo dopo, nella primavera del 1970. Dove fosse finito l’editore lo imparai soltanto un paio di anni più tardi quando tutti i giornali avevano la sua foto e le notizie relative alla sua morte, sotto un traliccio elettrico, all’estrema periferia di Milano.

Un estratto da “Cambiare il mondo con i libri” di Mattia Tombolini:


Dov’è oggi Giangiacomo?
In uno degli ultimi articoli di Giangiacomo, quando tutti lo cercavano e nessuno lo trovava, lui dice così: «Io mi trovo dove nessuno potrà trovarmi. (…) Ero conscio che ci sarebbe stata una campagna contro di me e ho preso i miei provvedimenti per sopravvivere alla tempesta». Giangiacomo oggi gira in mezzo a noi. Bisogna saperlo riconoscere ma la sua impronta, e quella di tante altre persone come lui, è ancora visibile: persone che hanno preso decisioni radicali perché credevano in un mondo più equo, persone che come lui vogliono «sopravvivere alla tempesta» ma anche contrastarla. Ogni volta che facciamo delle scelte possiamo decidere di fare quella più semplice o quella più equa: tu cosa scegli?

L’immagine di copertina è un’illustrazione di Marta Baroni, tratta dal libro Cambiare il mondo con i libri.