EUROPA

Clement, un anno dopo. Con la rabbia nel cuore

Lo scorso 5 giugno è stato ucciso a Parigi da un gruppo di nazifascisti Clement Meric, militante antifa. Sabato 7 giugno per ricordarlo sono state convocate manifestazioni antifasciste in Francia e in altre parti d’Europa.

Non è stata una rissa finita male ma un aggressione a tutti gli effetti, portata avanti con tirapugni e armi da taglio. A un anno di distanza, mentre è iniziato il processo a carico degli aggressori, l’estrema destra può continuare a tentare il tutto per tutto, parlare di legittima difesa, inventare false immagini video, o dire che è stato un agguato a loro danno. La realtà e ben differente. Otto militanti di estrema destra erano sul posto quel pomeriggio, di cui più della metà espressamente chiamati per fare a pugni con “quelli di sinistra”. La maggior parte di loro erano armati. Di fronte a loro, quattro studenti, il cui solo torto era quello di condividere i valori dell’antifascismo e di essersi rifiutati di abbassare la testa.

CON LA RABBIA NEL CUORE

Abbiamo tradotto e riportiamo qui un testo di analisi politica a cura dei compagni di Clement.

Clément non è stato ucciso soltanto da una banda di fascisti. Non è stato assassinato solo dall’estrema destra in senso stretto. Clément in senso più generale è vittima della crescita repentina delle idee più terribili e nauseabonde e della loro banalizzazione, in Francia come altrove in Europa. Clément è stato ucciso dal razzismo, ed in particolare dall’islamofobia, dalla xenofobia, dall’omofobia di Stato. Qui in Francia negli ultimi mesi abbiamo visto l’omofobia sfilare per le strade senza alcun problema. Sono alcuni anni che l’islamofobia occupa lo spazio politico e mediatico, accompagnata da minacce, pestaggi, aggressioni sempre più violente. La “Bestia immonda” non nasce mai da sola. La fiducia di cui gode l’estrema destra è dovuta e si alimenta attraverso pratiche razziste, xenofobe, omofobe che provengono dalle istituzioni.

Clément era un uomo eterosessuale, cisgenere, bianco, uno studente di SciencesPo. E’ stato ucciso perché era un militante antifascista. E’ stato ucciso come poteva accadere a una lesbica, a un trans, a un gay che aveva la sfortuna di trovarsi al posto sbagliato nel momento sbagliaTo. E’ stato ucciso come poteva succedere a un/a non bianc*, immigrat*, indigen*, musulman*, oggetto del razzismo meno dissimulato.

La sua morte ha indignato come raramente la morte delle vittime non bianche dei crimini polizieschi, delle aggressioni e degli altri omicidi a sfondo razzista abbiano mai fatto. Nonostante il peso del nostro dolore, noi non possiamo ignorare queste cose che, se è possibile, aumentano la nostra rabbia e la nostra determinazione a lottare. Clément era antifascista: si batteva per la difesa di un’uguaglianza radicale dei diritti ed era al fianco di tutte quelle e tutti quelli che l’estrema destra considera i nemici da abbattere: le minoranze sessuali e i trans, i migranti, i/le musulmani/e, i /le militanti politici.

Clément denunciava senza sosta la banalizzazione, ovvero l’istituzionalizzazione delle idee e delle pratiche dell’estrema destra. Fino a quando, anche fra di noi, anche fra la sinistra radicale vale a dire rivoluzionaria, non elimineremo dai nostri discorsi ogni traccia di nazionalismo, fino a quando non combatteremo costantemente e incessantemente il razzismo, l’islamofobia, la caccia ai Rom, e ai Sans Papier, l’omofobia, il sessismo, noi , anche noi stessi, scaveremo il letto della “bestia immonda” che come un fiume vediamo crescere sempre di più. E’ questa la lotta che dobbiamo continuare. Contro il fascismo, con ogni mezzo necessario.

A un anno dalla Sua morte, sabato 7 giugno avranno luogo manifestazioni e presidi in tutta e la Francia, in Italia, Germania e Svizzera.

Qui gli appuntamenti in tutte le città.