DIRITTI

Anno nuovo: stesse narrazioni! Non è follia ma violenza contro le donne

Un uomo dopo aver massacrato di botte la moglie, la butta dalla finestra, e quasi la uccide

De-responsabilizzare l’uomo che commette una violenza legittima la sua azione, così come usare la cornice della relazione conflittuale, o il raptus di follia come cause in sé della violenza. Questo lo leggiamo nel report del tavolo ‘narrazioni della violenza attraverso i media’ dell’assemblea del 27 novembre di #NonUnaDiMeno, e non sui giornali che raccontano le violenze contro le donne che accadono tutti i giorni. E così anche capodanno.

Un uomo dopo aver massacrato di botte la moglie, la butta dalla finestra, e quasi la uccide. E RomaToday titola “Getta la moglie dalla finestra: capodanno di follia a Torre Angela”. Nell’articolo firmato ‘Redazione’ leggiamo: “una follia che poteva tramutarsi in una morte senza senso. Vittima la moglie di un cittadino colombiano spinta fuori dalla finestra come un oggetto per ‘dare il benvenuto’ all’anno nuovo”. Non molto diverso il Messaggero che nell’articolo a firma di Alessia Marini scrive “Tradizione vuole che gettare ‘roba vecchia’ dalla finestra la notte di Capodanno porti un gran bene. Ma un colombiano che vive a Torre Angela, periferia sud-est della Capitale, stavolta ha davvero esagerato”. Anche se al seguito di una prima segnalazione del blog ‘Abbatto i Muri’ questa frase è stata cambiata, ma purtroppo non tutto l’articolo, dove ancora possiamo leggere: “”, deve avere pensato, assai poco lucidamente e in preda all’ira, prima di mettere in atto il folle pianoCosì mi libero dei miei guai una volta per tutte”. O ancora: “In quell’appartamento i ‘botti’ ci sono stati sul serio – hanno raccontato i vicini alla polizia accorsa sul posto

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La follia, il raptus, l’uomo definito in base alla sua nazionalità non italiana, oltre che una maldestra ironia – che non fa ridere – utilizzata nella metafora tra la donna e la ‘roba vecchia’. Tutti elementi che giustificano l’azione dell’uomo, e in qualche modo riportano il problema alla coppia, all’individuo folle, se non alla moglie stessa. Forse non è un caso che nella pagina facebook di Roma Today questo articolo viene commentato con faccine col sorriso, o con commenti che accettano la narrazione sul capodanno: “Vabbè tutto normale. È rimasto negli anni 50 quando le cose vecchie si gettavano dalla finestra per capodanno e non si usavano i fuochi d’artificio”, “Ahahahahah vabbè a capodanno si può lanciare la roba vecchia dalla finestra o no?”. O con commenti razzisti: “E nella loro cultura fare ciò”, “Grazie Boldrini”, “le ‘famose’ risorse che portano cultura”. Del resto le parole non cadono nel vuoto, ma creano immaginari che in questo caso alimentano una cultura dello stupro, cioè una cultura che normalizza e rende accettabile socialmente la violenza contro le donne, anziché combatterla.

A tuttei lei giornalistei ricordiamo una cosa molto semplice: non è la razza, il colore, la periferia, o un vestito a commettere violenza contro le donne, ma gli uomini. E questa violenza non è follia, raptus, gelosia o passione, ma un fattore strutturale della nostra società patriarcale. Infatti, la stessa notte di capodanno, sempre a Roma e dintorni, una donna è stata stuprata nella sua stanza di albergo, e un’altra è stata investita dal marito. Come leggiamo nel report del tavolo narrazioni, sopra citato, c’è la necessità di “rinnovare e ridefinire il discorso, uscendo dalle trappole narrative di questo ordine discorsivo, rifiutando il paradigma psicopatoligizzante, allarmistico ed emergenziale, e chiedendoci cosa ha da dare la parte maschile su questo e con quale strumenti possiamo combattere contro la microfisica della violenza che innerva le nostre vite”.

Insomma, per l’anno nuovo abbiamo proprio bisogno di costruire altre narrazioni.