TERRITORI

Tap, nuovo intervento della celere contro i cittadini che protestano

Nuovo blitz notturno della celere, a difesa dei progetti della multinazionale del gas. Calci e manganellate ai manifestanti, comprese diverse persone anziane.
Nulla è deciso, il comunicato del Movimento No Tap

Questa notte cinque blindati della polizia, due dei carabinieri e almeno un centinaio di agenti hanno effettuato un nuovo blitz nei pressi dell’area in cui dovrebbe sorgere un pezzo del cantiere Tap. Le forze dell’ordine sono intervenute in tenuta anti-sommossa per sgomberare i blocchi messi in campo dai manifestanti contrari al gasdotto, permettendo il trasferimento di 11 ulivi espiantati nel sito di stoccaggio di Masseria del Capitano.

La notizia dell’imminente operazione era circolata già ieri sera nei paesi del Salento. Il movimento No Tap si era convocato d’urgenza per decidere insieme il da fare. In circa 200 avevano risposto all’appello dividendosi tra il luogo del presidio, da dove gli alberi vengono rimossi, e il terreno della masseria in cui vengono trasportati. Quando è diventato chiaro che il punto da presidiare era il secondo, tutti i manifestanti si sono trasferiti nei pressi della masseria. Ci sono stati i primi spintoni con i reparti, per raggiungere l’ingresso. Le manganellate non hanno fermato i No Tap, che sono riusciti ad arrivare sul cancello della masseria e sedersi per terra, bloccando temporaneamente il transito dei camion.

A quel punto gli agenti, particolarmente nervosi, hanno iniziato a trascinare una a una le persone sedute per terra. Ci sono stati momenti di tensione quando i poliziotti hanno preso a calci delle persone anziane e delle ragazze. Un paio di attivisti sono stati trascinati perfino sulle braci dei fuochi che erano stati accesi di fronte al blocco composto dai corpi stretti l’un l’altro.

Anche in seguito all’apertura della strada per l’ingresso dei camion, gli agenti hanno continuato a provocare, con insulti e violenze. Diverse persone denunciano di essere state manganellate sulle mani mentre riprendevano l’operato degli agenti. «Quello che si vede nei video è meno della metà di quello che è successo davvero. Nei momenti più caldi hanno attaccato chi effettuava riprese manganellando e rompendo diversi smartphone» – racconta al telefono un attivista che ha partecipato alla protesta – «Un agente era particolarmente nervoso, con la bava alla bocca picchiava tutti quelli che si trovava davanti. Compresa una donna anziana». «Anche gli autisti dei camion erano molto aggressivi, in alcuni casi non si fermavano neanche davanti alle persone stese per terra». Manganellato e preso a calci anche Pati Luceri, un insegnante in pensione, figura storica del movimento salentino, che da quasi venti giorni è in sciopero della fame contro il gasdotto.

Tanta era la foga, che un blindato arrivato a tutta velocità è finito contro una colonna dell’ingresso della masseria. Tra i cori ironici e gli sfottò dei manifestanti.

Il presidio è andato avanti fino alle 4 di notte, di fronte ai cancelli della Masseria del Capitano. In questo luogo, è allestita una serra che teoricamente dovrebbe ospitare tutti gli ulivi espiantati, da ripiantare una volta terminati i lavori (che ancora devono iniziare). «Invece noi sappiamo, perché lo abbiamo visto, che alcuni ulivi sono già seccati e altri, invece, sono stati venduti. Presidiamo questa zona giorno e notte e diverse volte abbiamo visto uscire dal luogo di stoccaggio camion diretti verso il nord. Del resto, ormai gli alberi sono proprietà di Tap, che può farne ciò che vuole», aggiunge un altro manifestante.

Sempre la masseria è il luogo deputato ad ospitare la centrale di depressurizzazione, uno dei punti più contreoversi del progetto, che non mancherà di accendere ulteriori polemiche e scontri. La nuova, ennesima, centrale in un territorio tra quelli a più alta incidenza di malattie tumorali. Tra l’altro, a due passi dal centro abitato di Vernole. Una pericolosità per la salute sottolineata negli anni scorsi dall’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (ARPA) della Puglia e più recentemente dalla Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, il cui presidente regionale, l’oncologo Serravazza, è in sciopero della fame da giorni contro la grande opera.

Con l’operazione di questa notte, si è quasi completato l’espianto degli ulivi nell’area “ante operam“, che rappresenta ancora la fase 0 del progetto. Restano soltanto alcuni alberi antichissimi, che, in quanto ulivi monumentali, necessitano di speciali autorizzazioni.

La partita, però, rimane ancora aperta, dal momento che il progetto è ancora lungo e gli attivisti No Tap non hanno nessuna intenzione di arrendersi. Soprattutto adesso che gli interventi – dalle coste alle campagne, fino ai centri abitati – diventeranno ancora più invasivi.

Anche questa notte, a Melendugno, polizia e carabinieri sono dovuti intervenire di notte – «Come i ladri», ha detto qualcuno al presidio – per provare a limitare le proteste. Anche questa volta, lo Stato ha attaccato i cittadini che manifestavano a tutela degli interessi privati di una multinazionale, la Trans Adriatic Pipeline, sotto inchiesta per affari sporchi con organizzazioni criminali e più volte accusata di collusioni con i regimi azero e turco.

Dalle fila dei manifestanti, si è più volte alzato un coro che già in altre parti della penisola ha segnato importanti momenti di resistenza: “Grida forte Melendugno / che paura non ne ha / sulle barricate sventola / la bandiera dei No Tap”. Sono tutti avvisati.

Video di Emanuele Larini tratto dalla rete (qui il canale youtube dell’autore)

Fotografia tratta dalla pagina di Movimento No Tap