MONDO

Guerra in Nagorno-Karabakh, gli interessi del vicino turco

Continuano gli scontri nella regione caucasica del Nagorno-Karabakh, area da decenni contesa fra Armenia e Azerbaijan. Atti di guerra che chiamano in causa anche le due potenze regionali Russia e Turchia, con tutti gli interessi relativi al gasdotto Tap

«Una nazione, due stati». Questo motto è stato insegnato a ogni giovane azero fin dall’infanzia e sta a significare che la Turchia sarà sempre a fianco dell’Azerbaijan. La lingua parlata nella ex repubblica sovietica è molto simile al turco e la religione musulmana è maggioritaria: per la Turchia l’Azerbaijan è una specie di fratello minore. Il Presidente turco Erdogan si è affrettato ad esprimere il suo pieno appoggio non appena il conflitto con l’Armenia sulla regione del Nagorno-Karabakh si è riacceso, soffiando sul fuoco con inviti alla popolazione azera a riprendersi quanto gli spetta e all’Armenia a cessare lo stato di occupazione di quei territori.

 

Anche il parlamento turco si è espresso: con la sola eccezione del partito di sinistra filo-curdo Hdp, tutte le forze politiche hanno votato una dichiarazione di sostegno a tutte le decisioni che Baku avrebbe preso nella sua giusta lotta.

 

Secondo fonti armene la Turchia sarebbe già in campo anche militarmente, con droni, armi e anche con l’invio di 4mila combattenti dal Nord della Siria. L’Azerbaijan smentisce, Dal canto suo la Turchia accusa l’Armenia di utilizzare a sua volta miliziani addestrati dal Pkk, l’organizzazione curda considerata terroristica. Sono tutte notizie prive di conferma: l’Osservatorio Siriano per i diritti umani a questo proposito ha dichiarato che secondo fonti attendibili le persone trasferite dalla Siria sarebbero solo 300 e di origine turkmena, quindi solidali con la causa azera mentre nessun combattente arabo si sarebbe mosso.

 

Allo stesso modo siriani di origine armena sarebbero stati trasferiti sul fronte. Secondo la Turchia l’Armenia è responsabile di una situazione di forte irregolarità nel Nagorno-Karabakh, e avendo fallito la mediazione del gruppo di Minsk, questo conflitto rappresenta l’occasione per il fratello azero di riprendersi la regione.

 

È noto che fra Ankara e Ieravan non corra buon sangue: il genocidio armeno del 1915 non è mai stato riconosciuto, nel 2007 il giornalista e scrittore turco armeno Hrant Dink, che tanto lavorava alla riconciliazione, è stato assassinato ed ancora oggi si verificano episodi di violenza e discriminazione nei confronti dei circa 70mila armeni che risiedono in Turchia.

Con l’ Azerbaijan invece, oltre ai legami per cosi dire, “di sangue”, ci sono anche quelli economici: Ankara acquista svariati miliardi di gas naturale dall’Azerbaijan e le principali vie di esportazione dei combustibili fossili provenienti dai depositi azeri di Sha Deniz passano per la Turchia. Una questione che un po ci riguarda in quanto uno dei gasdotti, il Baku-Tblisi-Erzurum, si connette al Tanap, il gasdotto trans anatolico, che verrà presto collegato al Tap, il contestato gasdotto che attraversa l’Adriatico e approderà in Puglia.

 

L’autrice è giornalista di Radio Popolare

L’immagine di copertina è di David Stanley da Flickr.com