ITALIA

«Serve una grossa mobilitazione per la casa». Arriva la legge di iniziativa popolare sull’abitare

Una proposta di legge popolare vuole rimettere mano alle norme che regolano il diritto all’abitare: dal prolungamento del blocco degli sfratti all’abolizione degli articoli 3 e 5 della legge Renzi-Lupi, per giungere a una concezione che vada finalmente oltre il “welfare familiare” e favorisca le esigenze dei singoli e dei giovani

Lo slogan dell’iniziativa è molto chiaro e al tempo stesso complesso. “Non c’è salute senza casa” vuol tenere assieme il diritto all’abitare, la necessità di dare una nuova importanza alla cura e l’esigenza di un reddito universale per tutti e tutte. Gruppi, collettivi e movimenti che si battono da tempo per le questioni che riguardano affitti e abitazioni quali Movimento per il Diritto all’Abitare-Roma, Asia-Usb, Cambiare Rotta-Noi restiamo, Sciopero degli Affitti Roma, hanno dato vita a una petizione per una proposta di legge di iniziativa popolare, cui seguirà un’assemblea pubblica per costruire mobilitazioni collettive e condivise sul tema.

Con Paolo Di Vetta, storico militante dei Blocchi Precari Metropolitani e del Movimento per il Diritto all’Abitare, abbiamo provato a sviscerare le rivendicazioni contenute nella proposta di legge e a capire quali siano le questioni più urgenti da affrontare in una congiuntura che vede, da una parte, la grossa occasione dei finanziamenti del Recovery Plan e, dall’altra, la “minaccia” della cessazione del blocco degli sfratti.

 

Come si arriva a questa proposta di legge di iniziativa popolare?

Ci sembra che sia ora di rimettere mano alle norme che regolano il diritto all’abitare. La legge 431 ha ormai più di vent’anni e, nel frattempo, per quanto riguarda il contesto degli alloggi e delle locazioni si è verificata una netta affermazione delle logiche di mercato. Lo stesso “housing sociale”, se non regolamentato a dovere, rischia di rivelarsi un meccanismo di erosione e cancellazione dei servizi di Edilizia Residenziale Pubblica.

Insomma, siamo convinti che occorra portare al centro del dibattito pubblico le questioni dell’affitto e del reddito. In particolare, ci preme ribadire che occorre considerare l’abitazione un bene d’uso e non un bene di scambio. Ciò significa tornare a parlare di risorse economiche e del loro utilizzo. Non solo in un senso emergenziale, e mi riferisco chiaramente alla “partita” del Recovery Fund, ma anche e soprattutto in una logica strutturale, per cui ci pare fondamentale un rilancio dell’edilizia popolare.

 

Quali sono nello specifico le proposte?

Chiediamo appunto l’allocazione di risorse da dedicare all’edilizia residenziale pubblica. Strumenti di sostegno come il bonus casa hanno avuto in realtà l’effetto di mantenere alto il prezzo degli affitti e non hanno avuto alcuna funzione di calmieramento dei prezzi. In un contesto simile, è chiaro che gli sfratti diventano uno strumento completamente schierato a favore della proprietà e rappresentano una procedura micidiale per l’inquilino indifeso. Chiediamo dunque non solo che venga prolungato il blocco, misura di per sé insufficiente, ma che venga in qualche modo cancellato un meccanismo come quello degli sfratti.

 

Foto dall’archivio DINAMOpress

 

Dopodiché, ci interessa elaborare strategie che si rivolgano alle nuove generazioni: fra i limiti cronici dell’Erp c’è il fatto di come favorisca sempre il “welfare familiare” a discapito delle esigenze dei singoli e dei giovani. Una dinamica inaccettabile che, nei contesti urbani, viene poi complicata da altri meccanismi ulteriormente problematici, come quelli legati alla speculazione nelle zone studentesche e ai processi di turistificazione dei centri storici, legati anche all’avanzata di Airbnb. Infine, vogliamo l’abolizione di quelle misure altamente penalizzanti per quanti e quante a difendere il proprio diritto all’abitare al di fuori della legge.

Nella fattispecie, chiediamo l’abolizione dell’articolo 5 della legge Renzi-Lupi, che impedisce a chi occupa abusivamente un immobile di chiedere la residenza, e dell’articolo 3 della stessa legge, che rischia di condurre a una totale dismissione del patrimonio residenziale pubblico.

 

Sono mesi che si svolgono mobilitazioni sul tema. Che impressioni ne state traendo?

Dalle piazze sull’abitare dell’ultimo periodo, con cui abbiamo provato a contestare le posizioni della Regione Lazio, del Comune di Roma e del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, abbiamo notato una maggiore mescolanza di soggetti che decidono di protestare. Occupanti e non, giovani e meno giovani, persone di provenienza ed estrazione diverse ci sembrano più disposte di prima a unirsi in un’unica lotta. La dinamica abitativa, insomma, potrebbe svolgere un ruolo di “sintesi” di prospettive, soprattutto se messa in relazione al tema del reddito: non a caso lo slogan della nostra iniziativa è “non c’è salute senza casa”, intendendo salute in un senso molto ampio.

L’abitazione, cioè, rappresenta un fattore di garanzia rispetto a tanti altri aspetti della vita che diventano sempre più precari. Anche le controparti istituzionali si vedono costrette ad ammetterlo: da una parte, sono sempre più palesi gli effetti negativi della ventennale assenza di politiche di edilizia pubblica; dall’altra, il Recovery Fund dovrebbe essere l’occasione per soddisfare, almeno parzialmente, esigenze e richieste che arrivano dal basso. Tuttavia, nelle bozze del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza pare esserci molto poco di relativo al tema dalla casa. Staremo a vedere.

 

Foto da Flickr

 

 

Nel frattempo, avete lanciato un’assemblea pubblica per i giorni dell’8 e del 9 maggio…

C’è necessità di discutere e mobilitarsi su questi temi e occorre farlo a partire da prospettive ampie e condivise. La situazione attuale è una situazione, in qualche modo, di “pausa” del conflitto che, però, potrebbe essere drammaticamente rotta dalla cessazione del blocco degli sfratti. Vogliamo dunque costruire un momento di consapevolezza e approfondimento, che sappia dialogare con tanti gruppi e tante realtà diversi.

Studiosi e studiose dal campo dell’urbanistica, così come attiviste e attivisti che si occupano degli aspetti giuridici legati magari alla questione della residenza anagrafica o dell’accoglienza si stanno interessando al tema. C’è, insomma, una generale “convergenza sull’abitare” da parte di numerose lotte e numerosi discorsi. Anche per questo speriamo che la nostra iniziativa di legge popolare possa rappresentare un elemento di forte novità nel momento attuale.

 

 

Foto di copertina da Flickr.