ROMA

Piano Casa, continuano gli sgomberi. Monterotondo resiste

Nonostante a luglio sia stato approvato il Piano Strategico dell’Abitare dall’assemblea Capitolina per rispondere ai bisogni abitativi della città e tutelare le fasce più deboli degli abitanti, proseguono sgomberi e sfratti. A Monterotondo gli assegnatari resistono e si oppongono alla messa all’asta delle case dove vivono da cinquant’anni. I Movimenti per il diritto all’abitare e il sindacato Asia Usb convocano un’assemblea per mercoledì 11 a via del Casale De Merode per organizzare la settimana di mobilitazione nazionale indetta dal 16 al 21 ottobre

Vivono da 50 anni in quelle case di via Salaria 142 a Monterotondo, comune dell’area metropolitana di Roma Capitale a circa 25 chilometri dal centro di Roma. Sono case regolarmente assegnate a metà degli anni ’70 dall’amministrazione a quegli abitanti spostati da dove abitavano per far spazio alla realizzazione di una infrastruttura. Novanta famiglie hanno dovuto abituarsi ad abitare lontano dal quartiere dove vivevano. Hanno pagato regolarmente il loro affitto convinti di essere inquilini del Comune di Roma. Non era così. Per anni la società Pegaso, proprietaria degli immobili, ha incassato dal Comune gli affitti concordati, senza neanche garantire una regolare manutenzione agli alloggi. Poi nel 2019 la società ha dichiarato il fallimento e il curatore ha deciso di procedere con l’asta degli appartamenti per pagare i creditori, incurante della presenza degli abitanti L’asta è stata fissata per martedì 10 ottobre.

Sul portale immobiliare.it compaiono gli annunci.

BNP Paribas Real Estate annuncia l’asta immobiliare «in zona Monterotondo Scalo, in un contesto urbanizzato, con servizi e infrastrutture direttamente raggiungibili e una buona presenza di verde per la vicinanza a vaste aree agricole, proponiamo unità immobiliare a destinazione residenziale situata in complesso residenziale di n.10 palazzine con aree esterne a cortile recintate in uso comune e completo di posti auto». Per l’appartamento di 106 mq il prezzo stabilito per l’offerta minima è di 63.154,69 euro a fronte di un valore stimato di 84mila euro.

Lo studio legale Proietti, nello stesso complesso immobiliare, propone l’acquisto all’asta di un appartamento di 133 mq con offerta minima prevista di 69.778,13 euro.

L’avvocato Proietti presenta se stesso con queste parole: «offre consulenza specializzata nel diritto immobiliare e fiscale. Focus dello studio è il settore delle procedure esecutive e delle aste giudiziarie mobiliari ed immobiliari. Lo Studio è stato concepito come “studio boutique”, dove tale definizione vuole esprimere un modus operandi fondato sulla base di un rapporto personale e fiduciario con il cliente al quale vengono offerte specifiche soluzioni di investimento e di pianificazione fiscale pensate ad hoc». E continua sostenendo che l’acquisto di immobili attraverso le aste fallimentari sia per chi vuole comprare un immobile da abitare sia per quanti intendano crearsi rendite  per il proprio futuro o dedicarsi all’attività di compravendita immobiliare, si è rivelato il mezzo migliore per ottenere consistenti risparmi.

Viene da chiedersi come mai se l’acquisto è così vantaggioso non è l’amministrazione comunale ad approfittarne, comprando le case dove risiedono gli inquilini e ponendo fine al costo degli affitti passivi. Proprio quello che hanno chiesto i rappresentanti di Asia e una delegazione degli abitanti al Presidente della Commissione Casa di Roma Capitale. Sembra però che il Comune non intenda aderire alla manifestazione di interesse pubblico.



Sono giorni di ansia per chi teme l’arrivo degli acquirenti per le loro case. Sanno che rimarranno senza un tetto o saranno costretti ad accettare un altro alloggio messo a disposizione dal Comune di Roma, sempre che risultino assegnatari e siano in regola con il pagamento del canone. Dopo decenni dovranno abbandonare Monterotondo per trasferirsi chissà dove. Come oggetti che ingombrano vengono spostati qua e là, calpestando la loro dignità e i loro diritti.

Gli abitanti, molti dei quali anziani e non in grado di acquistare il loro alloggio, non sono disposti a essere di nuovo buttati fuori dalle loro case. Per questo venerdì scorso quando era prevista la visita dei potenziali acquirenti un presidio convocato dal sindacato Asia USB e dal Movimento per il diritto all’abitare ne ha impedito l’accesso, nonostante una forte presenza di polizia in assetto antisommossa.

Monterotondo è solo uno dei tanti casi che testimoniano come non esistano politiche abitative messe in campo per arginare il disastro che riguarda l’abitare nel nostro paese. Il Ministero dell’Interno ha appena resi noti i dati degli sfratti per l’anno 2022. I numeri spaventano.

Su 100mila richieste di esecuzione ne sono state eseguite quasi un terzo. Solo a Roma 2.784, 9 famiglie al giorno sono state buttate in mezzo alla strada! Le richieste di esecuzione, per necessità della proprietà, per finita locazione o (e sono il 90%) per morosità dell’inquilino sono raddoppiate rispetto all’anno precedente, così come la percentuale di quelli eseguiti. Molto ha contribuito la decisione del Governo di non rifinanziare il contributo all’affitto e quello per la morosità incolpevole, i due strumenti più utilizzati dai Comuni per sostenere le famiglie impossibilitate a pagare il canone.

Intanto gli alloggi messi a disposizione sul mercato degli affitti sono sempre meno e con i prezzi in aumento del 3%, con punte del 5% a Milano. Su questi temi la rete di realtà sociali e sindacali che si battono per il diritto all’abitare hanno indetto una settimana di mobilitazione dal 16 al 21 ottobre.

Scrivono nel loro appello «Il 19 ottobre, in ricorrenza del decennale della grande manifestazione nazionale per il diritto alla casa a Roma che aveva visto la partecipazione di oltre 70.000 persone, ci saranno iniziative e cortei in tutte le città in cui è presente il movimento di lotta e a Roma la manifestazione dall’Università La Sapienza al Ministero delle Infrastrutture, in solidarietà con gli studenti che hanno ripreso l’iniziativa delle tendopoli, e per rivendicare un piano nazionale di edilizia pubblica, senza consumo di suolo, che utilizzi il patrimonio sfitto».

Mercoledì 11 ottobre è stata convocata un’assemblea presso l’occupazione di via del Casale de Merode per organizzare le iniziative previste durante la settimana e soprattutto per chiedere ancora una volta  con forza che il Piano Strategico per l’Abitare del Comune di Roma esca dai cassetti e venga attuato quanto prima dentro la città, perché la crisi abitativa non può più aspettare.

Immagine di copertina di Patrizia Montesanti