DIRITTI

Un Pride resistente attraversa Roma

500.000 persone invadono la capitale rivendicando il proprio diritto alla “favolosità”. Una prima importante risposta all’ondata omofoba e fascista del governo Conte e dell’integralista Fontana

Che il Pride da diversi anni viva di luci ed ombre nelle modalità attraverso cui porta in piazza le rivendicazioni della soggettività lgbtqia+ è cosa nota. Quest’anno però, l’idea che Sabato 9 Giugno Roma avrebbe visto un Pride potente e partecipato era nell’aria e così è stato.

Il timore per un’ondata oscurantista, omofoba e bigotta nel nostro paese è forte e la reazione c’è stata. Di sicuro l’arrivo del nuovo ministro della famiglia Fontana, conosciuto per le sue ignobili e allarmanti posizioni su una serie di tematiche quali diritti lgbtqia+, genitorialità, diritti riproduttivi e libertà civili, ha stimolato molt* a scendere nelle strade e a portare in piazza la propria combattiva favolosità.

Decine e decine di migliaia di persone si sono, infatti, riversate per le vie di Roma, nel caldo di un sabato estivo, formando un serpentone lunghissimo e colorato, deciso a dimostrare al “governo del cambiamento” che sul tema delle libertà civili, dei diritti dei corpi non normati, dei desideri e della sessualità non c’è disponibilità a fare un passo indietro. È paradossale pensare che siamo uno dei paesi europei con la legislazione più limitante e restrittiva in campo di libertà civili (basta pensare a quanto “timida” e ancora parziale sia la legge Cirinnà, approvata due anni fa), eppure ci aspettano anni in cui il rischio di “tornare indietro” è forte.

Certo, il Pride resta un evento pieno di contraddizioni, in cui la radicalità dei contenuti ha spesso ceduto il passo all’avanzata delle realtà del circuito clubbing, finanche carri promossi da American Express. O alla sfilata di volti noti del PD che troppo timidamente, e con un’idea a dir poco discutibile, trattano di queste tematiche in ambiti main stream. Molti negli anni sono stati i tentativi (più o meno riusciti) di ripoliticizzare la data del Pride, provando a farla uscire dalla logica del grande orgoglioso evento che sfila una volta l’anno.

A differenza di molti altri Pride però, quest’anno si è respirata un’aria diversa, che ha provato anche ad andare oltre la rivendicazione dell’orgoglio identitario, e a tratti si respirava un’aria di resistenza che andava ben oltre. L’intreccio con l’antifascismo non è stata solo una scelta degli organizzatori, che hanno aperto il corteo con il carro “Brigata Arcobaleno, la Liberazione Continua!”, coinvolgendo i partigiani ultranovantenni Modesto e Tina Costa. La tematica antifascista si è respirata in tanti modi durante il corteo che ha più volte cantato Bella Ciao, che ha ribadito in diverse forme il ripudio di un intreccio ben noto fatto di fascismo, razzismo, omo e transfobia. Questa Pride ci fa intravedere come già esistono spazi per la costruzione di un processo di resistenza contro il ciclo reazionario che il nostro paese sta vivendo, e che verrà ulteriormente aggravato dal nuovo governo. Non c’è memoria, nei Pride recenti, di una caratterizzazione così sentita e marcata.

La sfida che ci aspetta sarà quindi quella di dare continuità a questa giornata e di connetterla ad altre lotte e rivendicazioni, attraverso alleanze e pratiche tutte da inventare ma che non partono da zero, perché due anni di movimento NonUnaDiMeno lasciano il segno. Connettere questa lotta con le altre che ci aspettano, dall’antirazzismo ai diritti sociali, parimenti minacciati dal governo appena instaurato. Il presente ci impone di radicalizzare le nostre favolosità ed essere all’altezza di questa sfida è quello che dobbiamo prepararci a fare.

Foto tratta da qui.