DIRITTI

Hotspot Leaks: il video e il dossier completo

Il rapporto “Hotspot Leaks: dossier sulla frontiera di Taranto” è il risultato di un lavoro d’inchiesta collettivo. Realizzato dagli attivisti e le attiviste di Stamp e Campagna Welcome Taranto con il sostegno di Un ponte per.

Il cosiddetto “approccio hotspot”, ufficializzato nel 2015, costituisce un perno del sistema di controllo e differenziazione del regime d’accesso allo spazio europeo, attraverso pratiche discriminatorie incentrate su etichette burocratiche quali “migrante economico” e “richiedente asilo”. La successiva espulsione o l’abbandono in un piano di accoglienza nazionale inadeguato producono non solo clandestinità e vulnerabilità, ma anche storture dal punto di vista giuridico, oltreché una sistematica violazione dei diritti fondamentali.

Il progetto Stamp ha organizzato una staffetta di attivisti che dal 1° al 16 aprile 2017 è stata presente sul territorio tarantino, allestendo un presidio fisso davanti alla Stazione Centrale. Scopo del progetto è stato non solo fornire ai migranti degli strumenti utili per il proseguimento del viaggio oltre il confine, per sopravvivere nel Paese di transito e per comunicare con le loro famiglie, ma anche comprendere come si stesse trasformando il governo delle migrazioni, di cui l’hotspot rappresenta una delle principali espressioni.

Il dossier presenta un’analisi del meccanismo di confinamento prodotto dall’approccio hotspot, nonché del funzionamento reale della struttura, indagato attraverso i racconti di quanti l’hanno attraversata e ne hanno esperito le condizioni critiche e alcune interviste agli enti gestori dell’hotspot tarantino. Vengono portate alla luce le condizioni di vita quotidiana delle persone trattenute al suo interno, ben oltre le 72 ore previste dai regolamenti, e l’inefficienza dei basilari servizi interni: assistenza sanitaria, assistenza ai minori, orientamento legale, chiarezza delle procedure e condizioni abitative.

Quanto riportato nel dossier mette in evidenza come questo meccanismo sia il punto focale di un sistema detentivo che produce vulnerabilità ed espone le persone allo sfruttamento lavorativo. Le testimonianze raccolte mostrano come la “zona grigia giuridica” rappresentata dall’hotspot crea uno spazio di manovra nel quale il singolo funzionario di polizia ha un potere enorme sulle vite delle persone.

Ma queste sono solo alcune delle paradossali criticità di questo meccanismo. Quello che salta all’occhio dai racconti e dai dati ottenuti durante il lavoro d’inchiesta è il preoccupante numero di persone identificate nell’Ufficio Immigrazione della Questura dell’hotspot arrivate con gli autobus dalle città di frontiera, come Ventimiglia e Como. Questo trend dimostra un ulteriore scopo della struttura: alleggerire la pressione sulle frontiere con il resto d’Europa della componente migrante per impedire i cosiddetti movimenti secondari. Così, molte delle persone che abbiamo incontrato si sono trovate a dover a ricominciare da zero il loro percorso, senza soldi, senza contatti e fuori da ogni contesto sociale e urbano.

Il nostro obiettivo non è quello di chiedere che vengano apportate migliorie o riforme alla struttura, ma sottolineare che sistemi del genere non possono in alcun modo essere tollerati.

Cogliamo l’occasione per dire che riteniamo necessario e inevitabile proseguire e concludere questo percorso di analisi e ricerca sul campo nell’altro punto critico del circolo migratorio italiano: Ventimiglia. La nostra risposta è continuare a supportare le persone che decidono di superare i confini e per tali ragioni crediamo sia necessario creare delle reti tra realtà solidali che lavorano su e contro le frontiere a Ventimiglia così come a Taranto. In questo senso, la staffetta di STAMP può essere un esempio di pratiche solidali dal basso: non turismo della militanza e nemmeno stampella delle mancanze istituzionali, ma strumento funzionale a sostenere la libertà di movimento di tutte le persone.

 

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