editoriale

Corri forte ragazzo, corri

La fuga dei 40 migranti della nave Diciotti ospitati nel centro di Rocca di Papa, ha suscitato commenti sprezzanti da parte degli esponenti del governo giallo-verde. Secondo il ministro degli Interni chi non accetta la condizione di semi-reclusione nei mega centri di accoglienza dispersi nelle campagne italiane è un finto rifugiato, probabilmente nella sua testa (e di qualche altro esponente del Pd) una persona da rimpatriare.

E invece, la fuga ci mostra un altro scenario. Chi viene in Italia e in Europa non lo fa per scroccare i “35 euro al giorno” dei contribuenti italiani nei presunti “hotel a 5 stelle”, anzi quando possono scappano, si sottraggono, corrono finché possono. D’altronde questi luoghi e questi soldi esistono solo negli studi televisivi italiani creati dalla propaganda mediatica delle destre nazionaliste. Altro che pacchia, la realtà del sistema di accoglienza italiano, eccetto qualche caso di eccellenza come Riace (che rischia di sparire a causa del blocco dei fondi del Ministero dell’Interno), è fatta da centri sovraffollati, senza servizi, lontani dai centri abitati, in edifici fatiscenti.

Ma la fuga dei 40 ci dice soprattutto che le migrazioni non si possono fermare. Nessuno può essere costretto a vivere dove non vuole. Il regolamento di Dublino, che Salvini e i suoi alleati di Visegrad non hanno alcuna intenzione di cambiare, obbliga tutti i richiedenti asilo a risiedere nel primo paese di approdo compreso chi è partito per raggiungere altre destinazioni. Dietro l’allontanamento non c’è nessun crimine o chissà quale congiura, ci sono solo persone che provano a raggiungere i familiari e gli amici in un altro stato europeo. D’altronde non si capiscono le ragioni per cui dovrebbero rimanere qui tra di noi, schivando pallottole nelle periferie o vivendo nei ghetti delle campagne italiane.

 

Che il vento vi soffi alle spalle.