DIRITTI

Carcere. Risolvere l’emergenza si, ma come?

Intervista con Mauro Palma a capo di una commissione sul sovraffollamento.

Leggi anche “Quando la pena diventa delitto”, intervento di Mauro Palma su DINAMOpress sulle condizioni di vita nelle carceri italiane.

In che contesto è maturato questo tuo nuovo in carico? Quali aspettative?

Sul tema carcere c’è un’urgenza evidenziata oramai a tutti i livelli istituzionali. Non c’è carica istituzionale che negli ultimi anni non si sia espressa con chiarezza sui drammi del sistema penitenziario: la dignità umana va tutelata al di là dei crimini commessi, e oramai anche le istituzioni cominciano a vergognarsi di come si vive nelle galere italiane. Già due anni fa Napolitano parlò del bisogno d’intervenire con la massima tempestività, purtroppo tra gli accorati appelli e l’iniziativa legislativa e la volontà politica c’è scarsa corrispondenza.

Devo registrare però che con la scorsa legislatura, con il ministro Severino, abbiamo avuto un’inversione di tendenza culturale rispetto agli anni dell’emergenza securitaria e dei provvedimenti liberticidi del centrodestra di Berlusconi, Fini e Bossi. A questa inversione di tendenza sta cominciando a manifestarsi ora con alcuni timidi provvedimenti di riforma.

E’ in questo contesto che è arrivata la sentenza della Corte europea di giustizia lo scorso maggio che ha condannato l’Italia in base all’articolo 3 della Convenzione europea per i diritti umani, quello che parla di tortura ma anche di ‘trattamenti e pene inumane e degradanti’. Ovvero la quotidianità di quello che si vive nelle nostre carceri. La sentenza accorda all’Italia un anno di tempo per intervenire sul sistema penitenziario: per questo è nata lo commissione che presiedo, grazie a questa sentenza il governo si è mosso e si ricomincia a parlare di amnistia.

Come valuti il così detto “svuota carceri” della Cancellieri? E il disegno di legge sulle misure alternative?

Il provvedimento del governo si può leggere come un bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Se fosse il primo di una serie di provvedimenti sarebbe positivo, altrimenti non è neanche un palliativo della situazione: le cifre, ottimistiche, parlano dell’uscita, o del non ingresso in carcere, di seimila persone. Il provvedimento interviene sostanzialmente sulla così detta ex Cirielli che inaspriva il trattamento dei recidivi, bene che ci sia rimesso mano ma non basta.

Sulle misure alternative bene, è un segnale anche culturalmente importante e d’inversione di tendenza, ma anche in questo caso insufficiente se non si interviene sui reati che producono carcerazione primo fra tutti la Bossi Fini sulle droghe.

Il dibattito alla Camera sulle misure detentive alternative al carcere, conclusosi ieri, ha visto il muro di M5S e della Lega ma anche del moVimento di Grillo. Sorpreso?

Ad osservarlo dall’esterno dentro M5S c’è un po’ di tutto. C’è una parte più aperta e di sinistra, una parte che fa riferimento a quella sinistra travagliana e giustizialista, rigida, che chiede sempre pene più severe, che urla all’indulto mascherato senza essere capace di guardare la realtà sia dei provvedimenti sia delle carceri. Questi sentimenti finiscono per avvicinarsi a quella parte dei 5 stelle che non so come definire se non di ‘destra populista’. Nei prossimi mesi dovremmo capire come si schiereranno su interventi importanti, spero che prevalga la coscienza e il buon senso.

Mi sembra che uno dei motivi della carcerizzazione di strati sempre più larghi della popolazione, ci sia anche una rinnovata rigidità di magistrati e pm nell’applicare e nel richiedere le pene. Ad esempio per migranti o altre categorie più ‘deboli’ domiciliari o pene alternative, magari in attesa di giudizio, non sono quasi mai applicate…

Qui ci sono ordini di problemi diversi. Da una parte anni di delirio securitario e di emergenza continua hanno prodotto un irrigidimento nella pratica penale. Questo purtroppo anche a causa delle ‘denunce’ e delle ‘urla’ di molti media. Dall’altra bisogna stanare gli enti locali e affinché garantiscano strutture adeguate, ad esempio per chi non ha la residenza o una famiglia alle spalle, per non entrare nel sistema carcerario in attesa di giudizio o per ragioni cautelari.

Ci sono in questo parlamento i numeri per l’amnistia, provvedimento sollecitato anche dalla stessa Cancellieri?

Non lo so, ma dobbiamo verificarlo nel dibattito politico e del paese, dobbiamo trovarli questi numeri, vincere resistenze e paure, che purtroppo potrebbero albergare anche in casa del Partito democratico. Sicuramente l’ultimatum arrivato dall’Europa aiuterà.