ITALIA

Cara Desirée

Desirèe, l’abbraccio delle compagne di Limonia – Zona Rosa

Cara Desirée,

 

Perdonaci se non riusciamo a parlare e urlare forte lo sgomento del tuo femminicidio, perdona se le nostre bocche rimangono spalancate in un grido muto di rabbia e dolore.

Perdonaci, Desirée, perché non stiamo trovando le parole per raccontare quello che, in quanto tue sorelle, adesso stiamo provando.

Vorremmo farti sapere che sei importante, che sei amata, vorremmo farti arrivare il nostro abbraccio e che nel calore dei nostri corpi qualcosa di te possa restare. Ci porteremo addosso il tuo nome, la tua storia, la tua faccia e non permetteremo più che si parli di te senza dolcezza. Vorremmo, Desirée, regalarti una Canzone di Marinella, perché le persone si fermino a cantarti, dimentiche di giochi di forza e politicismi maschi.

Ci dispiace tanto non averti incontrata prima, non essere state per te quella rete di cura e di amore che non ti avrebbe lasciata da sola e che solo adesso, per uno scherzo cattivo, si ferma, schiaffeggiata, e ti parla. Chissà quante Desirée ci sono nel mondo. Chissà davanti a quante Desirée abbiamo girato la testa, cambiato canale. Ci dispiace, siamo affrante, dilaniate dalla rabbia e dal dolore e ti promettiamo, promettiamo a tutte voi, che non erigeremo mai più scudi di cinismo per non farci ferire dalla violenza femminicida che ogni giorno ci sfiora. La verità è che ogni maledettissima sera ci infiliamo nei nostri letti sospirando sollevate perché, nemmeno oggi, è toccato a noi.

Non sappiamo se si possa dire che sarebbe potuto succedere a chiunque di noi. non la tua stessa storia, perché non vogliamo cancellarti in una memoria indistinta. Ma chiunque di noi sa quanto doloroso sia essere lasciate sole e con che schifosa brutalità ti possano attaccare. Non vogliamo dire poteva succedere a chiunque di noi. Vorremmo poter dire e garantire che non succederà mai più a nessuna di noi.

Ci dispiace che il grido «non una di meno» non sia diventato ancora realtà, perché ognuna di noi ha paura. Abbiamo paura perché ancora oggi la tua storia, il tuo corpo sono stati invisibilizzati, perché le strade non sono ancora nostre. Vorremmo gridare che non succederà più a nessuna, ma vorremmo avere gli strumenti affinché questo grido fosse realtà. La notte è buia, quando sei una donna. Le strade sono sempre troppo vuote, per noi, ogni luogo sempre troppo pericoloso. I discorsi sui nostri corpi sono sempre mutevoli, strumentali e paternali.

Diamoci forza, per attraversare strade, spazi, per affermarci in ogni discorso. Per dare luce a ognuna di noi, perché nel buio abbiamo paura.

Non dimentichiamoci ancora una volta di noi stesse, in questi giorni abbiamo dimenticato te e la tua storia. Abbiamo dimenticato il tuo nome, anche noi, tue sorelle.

Ci sentiamo così impotenti, vorremmo avere mille soluzioni e la forza di stare ovunque a presidiare serene e decise le strade dove ogni giorno moriamo ammazzate… Però oggi non ci riusciamo, restiamo abbracciate, culliamo nei nostri corpi il ricordo di Desirée e ci riempiamo le bocche dei nomi di Tutte le altre rimaste invisibili. Oggi lasciamo al nostro dolore il diritto di accomodarsi sui nostri cuori e di restare lì, seduto, a tenerci immobili. Non abbiamo soluzioni da urlare, oggi, ci stringiamo e sussurriamo parole d’amore per tutte voi, con la promessa che questa è solo la boccata d’aria che ci serve per riemepirci i polmoni prima di tuffarci decise e lottare contro le onde di questo mare in tempesta. Approfitteremo dei venti burrascosi per farci spingere lontane, vi promettiamo, sorelle, che più in là ci sarà il sole e che voi, tutte voi, Non Una di Meno, verrete con noi.

Nel frattempo non lasceremo che vi arrivino le tristi e solitarie rose rosse, portate da uomini violenti che si ergono a cavalieri romantici, care amiche, per voi vogliamo solo campi di girasoli con le belle teste coordinate nella gioiosa ricerca del sole.

Chiamateci quando sarete arrivate e se la strada è buia e pericolosa, percorriamola insieme.