ROMA

Alexis: la resistenza è il primo passo per tornare all’attacco

La presa di parola di Decide Roma su emergenza sgomberi e prospettive di lotta
La scienza delle barricate è come quella della libertà: ognuno è maestro
Roma, Alexis resiste: “Fare le barricate serve ancora a qualcosa”

Ieri ha rischiato di essere l’ennesima giornata segnata da uno sgombero a Roma: eppure le cose sono andate diversamente. L’obiettivo, stavolta, sarebbe dovuto essere Alexis, uno spazio abitativo per decine di giovani studenti e precari, ma anche una realtà sociale e culturale profondamente radicata e riconosciuta nel quartiere Ostiense. Una realtà, al pari di tutte le altre autogestite e autorganizzate a Roma, piena di capacità di innovazione e di proposta: la stessa che aveva portato con forza e determinazione all’elaborazione di un serio progetto di autorecupero e a proporlo in una partecipata assemblea che ha coinvolto il Municipio, l’Assessorato all’Urbanistica del Comune di Roma e la Regione Lazio. Né questo indiscusso valore sociale, né questa attitudine propositiva, però, sembra siano stati in grado di bloccare quel progetto scellerato che vorrebbe radere al suolo la Roma migliore, la Roma solidale. È stato necessario resistere allo sgombero, con le barricate e con la partecipazione solidale di centinaia di persone, prontamente accorse sul posto. La forza della solidarietà e della determinazione – oggi – sembra aver portato ad una soluzione, quantomeno transitoria, per le decine di giovani precari che vivono ad Alexis, temporaneamente trasferiti in un ex deposito ATAC a San Paolo in attesa che si avvii concretamente il processo dell’autorecupero, garantito da un protocollo firmato stamattina stessa con le istituzioni coinvolte.

La vittoria di oggi – è bene ripeterlo – non sarebbe stata possibile senza la capacità di resistere materialmente a questi colpi di mano che continuamente cercano di chiudere i pochi spazi di autonomia, di libertà e di partecipazione di questa città. Al pari di Alexis, l’emergenza sgomberi infatti prosegue per le centinaia di spazi sociali sotto attacco da più di un anno, senza che l’amministrazione si degni di condividere un piano minimo di partecipazione, di ascolto e di consultazione di tutti quei soggetti – come Decide Roma – che in questi mesi hanno elaborato dal basso proposte per un uso alternativo del patrimonio pubblico. Chi governa questa città continua a non essere minimamente in grado di guardare oltre la stretta e ottusa logica della legalità: evidentemente, nella bufera perpetua che continua a coinvolgere la nuova classe politica capitolina, si preferisce non fare per non sbagliare, subendo il ricatto continuo delle burocrazie (funzionari, magistrati, forze dell’ordine) e l’iniziativa aziendale di municipalizzate come Atac e Acea, proprietaria ed ex proprietaria dello stabile in via Ostiense. Ma, in questo modo, non si fa che perpetuare all’infinito un commissariamento di fatto, nel segno delle politiche neoliberali e con buona pace della retorica della partecipazione.

Ma chi in questa città – come Decide Roma – ha davvero a cuore la partecipazione, come unica forma di controllo dal basso e, dunque, di cambiamento reale delle politiche, non ha alcuna intenzione di arrendersi ad un futuro fatto di sgomberi, di sfratti, di privatizzazioni, di austerità. Come oggi abbiamo resistito ad Alexis, così resisteremo nella difesa di tutto ciò che a Roma consideriamo comune.

Ci vediamo oggi 11 gennaio per un’ASSEMBLEA PUBBLICA ad Acrobax – via della Vasca Navale 6, Roma.

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