ROMA

Centocelle, nel parco trovata una piccola “Terra dei fuochi”

Nel parco per il quale i cittadini si battono da anni è stata portata alla luce una discarica con rifiuti pericolosi, che si aggiunge a quella segnalata fin dal 2017 e per la quale finora non si è fatto nulla. Il comitato Pac libero si è mobilitato perché sia avviata una verifica approfondita della gravità e la vastità del problema e finalmente l’area sia bonificata

Il 24 aprile del 1909, alla presenza di Vittorio Emanuele III, l’aereo di Wilbur Wright si alzò di qualche metro sulla distesa del pianoro di Centocelle, utilizzando la pista realizzata in pochi giorni. A bordo un cameramen filmò dall’alto le rovine visibili della villa romana appartenuta a Elena, madre di Costantino, e gli alloggiamenti (centum cellae) per i cavalieri dell’imperatore, realizzando la prima ripresa aerea della storia. Oggi quelle rovine non sono più visibili, anche se da anni esiste un progetto per riportarle alla luce e realizzare un grande parco archeologico.

 

Alla luce, grazie all’attività di cittadini che armati di pale hanno scavato nel terreno, sono venuti in questi giorni altri resti che non si sarebbero dovuti trovare lì.

 

È quanto lasciato dopo la distruzione del campo rom Casilino 900 nel 2010 voluta dall’amministrazione del Sindaco Alemanno. I materiali accumulati negli anni, utilizzati per costruire i rifugi degli abitanti, non furono portati via come si sarebbe dovuto fare, ma interrati e coperti con teli di plastica. Lo testimonia un video girato all’epoca da un autodemolitore presente nella zona e reso noto dall’Agenzia DIRE. Questo ritrovamento si aggiunge a quanto già segnalato negli anni dall’associazione PAC libero, che riunisce comitati e cittadini dei quartieri limitrofi.

Che la parte del terreno sul lato di via di Centocelle, dove c’era Casilino 700, un accampamento che ospitava 400 rom sgomberato nel 2000, fosse sede di discarica gli abitanti lo sapevano da tempo. Nel 2017 dopo l’incendio che si era sviluppato nel canalone che attraversa l’area, conosciuto come canalone Mussolini, era venuta fuori la presenza di un’enorme quantità di rifiuti di ogni tipo.

 

Per procedere con la bonifica era necessario però prima di tutto individuare la tipologia degli scarti accumulati, ma da allora non si è fatto nulla, nonostante le analisi fatte sul terreno da Arpa Lazio abbiano segnalato la presenza di inquinanti nelle falde acquifere, come metalli pesanti, molto al di sopra dei limiti fissati per legge.

 

Di fronte a questa situazione i cittadini dei quartieri limitrofi hanno costituito il coordinamento PAC libero, che da anni si batte per la bonifica dell’area e la realizzazione del parco archeologico.

 

 

La discarica individuata in questi giorni è localizzata nel vallone alle spalle degli autodemolitori lungo viale Palmiro Togliatti che rappresentano un’attività a rischio e non potrebbero stare nei centri abitati, ma dagli anni ’90 si promette invano di spostarli. Intanto la fruibilità del parco, che dovrebbe occupare l’intera area di 123 ettari, è ancora oggi ridotta ad appena 33 ettari accessibile da un solo ingresso, mentre i lavori appaltati per il secondo stralcio di 18 ettari sono fermi dal 2015.

«È bastato rimuovere il primo stato di terra per trovare scarti dell’edilizia, pannelli di legno e amianto, plastica, catrame e ferro. Tutti rifiuti che richiamano a quanto nascosto nella terra dei fuochi – racconta Cristiana Trizzino del Pac libero – e questo rischia di rallentare ulteriormente il completamento del parco, ma ci siamo rivolti agli enti competenti per una verifica approfondita della gravità e la vastità del problema».

 

Il Pac ha inviato al Dipartimento Tutela Ambientale di Roma Capitale, ad Arpa Lazio, al Servizio Gestione Rifiuti della Città Metropolitana di Roma Capitale e alla Direzione Regionale Ciclo dei Rifiuti, una richiesta per verificare la presenza di rifiuti interrati e la possibile contaminazione del sito con l’eventuale superamento delle concentrazioni di soglia di contaminazione nelle matrici ambientali come previsto dal Codice dell’ambiente.

 

«Ci auguriamo che chi di dovere proceda in tempi rapidi ad un sopralluogo e a una verifica, sperando di non dover assistere al solito rimpallo di competenze che in questi anni è stato uno dei protagonisti assoluti delle vicende del PAC. Se quanto sospettiamo sarà confermato ci auguriamo inoltre che siano avviate le procedure previste dalla legge per l’individuazione dei responsabili (a cui vanno addebitati i costi di bonifica) e la successiva attività di caratterizzazione e bonifica prevista per legge. Vorremo non assistere –conclude il comunicato del Pac Libero – allo stesso teatrino di buone intenzioni e di nulla di fatto come è stato per l`ordinanza della Sindaca del 2017 per il canalone ex Casilino 700».

 

Tutte le immagini dalla pagina Facebook di PAC Libero