ROMA

A San Lorenzo l’arte urbana costruisce lo spazio pubblico

Un intervento di street art realizza un progetto per il quale la comunità del territorio si è battuta da mesi: la costruzione di uno spazio pubblico completamente libero dalle logiche del mercato, che assicuri la qualità dell’abitare a tutti e tutte

È l’opera Fantasia in piazza di Leonardo Crudi – promossa dal II Municipio del Comune di Roma e curata dalla rete di associazioni Libera Repubblica di San Lorenzo – la vincitrice dell’Avviso Pubblico Lazio Street Art, bandito dalla Regione Lazio con l’obiettivo di sostenere progetti di arte urbana.

L’opera prevista sulla pavimentazione in basaltine di piazza dell’Immacolata disegnerà elementi geometrici, giochi cromatici e percorsi ludici che richiamino l’attenzione dei passanti e dei bambini invitandoli a interagire e abitare lo spazio. È un primo passo per riappropriarsi dello spazio pubblico e renderlo disponibile anche per le scuole del quartiere.

L’artista ha iniziato in questi giorni a realizzare l’opera sulla superficie orizzontale della piazza, stendendo i colori sotto gli sguardi curiosi dei cittadini che hanno promosso l’iniziativa, restituendo così una funzione interattiva all’arte che diviene strumento di promozione del protagonismo degli abitanti.

 

Un intervento che ha poco in comune con la street art divenuta negli ultimi anni protagonista dell’immagine di molti quartieri romani.

 

In tredici municipi si sono messi a disposizioni muri da colorare. A Tor Marancia nel 2015 con il progetto Big City Life, in due mesi sono state realizzate 22 opere monumentali, su 11 palazzine del comprensorio di via Tor Marancia 63. Sono case popolari realizzate in sostituzione della borgata fascista degli anni ’30. È successo anche al Trullo, a Primavalle, al Quadraro, a Tor Bella Monaca, a Ostiense.

Le amministrazioni utilizzano la street art per rifare l’immagine di quartieri, mentre nulla fanno per risolvere i problemi che li assediano. Contemporaneamente si persegue Geco, che ha riempito la città con i suoi graffiti. Da Termini ad Ostiense, passando per San Giovanni, Monteverde, il Grande Raccordo Anulare e la Tangenziale sono decine i palazzi, i muri e le strutture urbane che hanno visto il writer apporre il suo tag a lettere cubitali.

 

A San Lorenzo i muri sono sempre stati la voce dei suoi abitanti e frequentatori. Da qualche mese è entrata in azione l’associazione Retake e, in accordo con l’amministrazione, si occupa di cancellare quello che reputa disdicevole per il “decoro” del quartiere.

 

Così è sparita la scritta in ricordo di Valerio Verbano, il giovane di Autonomia Operaia assassinato nel 1980. “Ciao Antò” era stata realizzata sulle mura dai compagni di Antonio morto mentre stava facendo una consegna, cancellata anche questa, come “Eredità del Fascismo” da un muro di un palazzo bombardato del quartiere che ironicamente sottolineava quanto lasciato dal Regime: solo macerie e distruzione.

Il 25 novembre 2012 in via dei Sardi, in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, un gruppo di donne ha realizzato un murale. Sono state dipinte 107 sagome bianche per ricordare le 107 donne vittime di femminicidio dall’ inizio del 2012 fino a quel giorno. È stato varie volte vandalizzato, ma sempre restaurato ed è ancora lì.

 

Mentre la furia di Retake impazzava per le strade del quartiere, i muri di San Lorenzo si riempivano di murales su commissione.

 

A ottobre la Presidente del Municipio ha inaugurato l’opera vincitrice della sesta edizione del MYllennium Award, la sezione artistica del premio ideato e promosso dal Gruppo Barletta Spa.

L’opera si aggiunge alle 4 già realizzate sui muri del quartiere San Lorenzo grazie alle due precedenti edizioni. Su due grandi pareti cieche di un edificio tra via dei Piceni e via dei Reti è comparso un lavoro di Lucamaleonte curato dalla Fondazione Pastificio Cerere. Lo stesso artista ha dipinto un’opera su un muro di cinta in via Cesare De Lollis, di fronte a un edificio in costruzione.

 

 

Finisce così la storia dei vecchi graffiti che all’inizio degli anni ’70 dagli Stati Uniti si diffusero in tutto il mondo. Coprivano i muri dello spazio metropolitano con un’attività libera e non autorizzata attraverso la quale giovani sconosciuti, abitanti di aree emarginate, parlavano alla città, affermando il diritto a poter intervenire nello spazio pubblico e, attraverso scritte e immagini, comunicare con gli altri. Spazi abbandonati, apparentemente irraggiungibili, diventavano il mezzo per comparire sulla scena urbana.

 

Fino a quando i padroni della città si ribellano e si inizia a parlare di “degrado” e in nome del “decoro” si apre un acceso conflitto sul monopolio del paesaggio urbano.

 

Mentre ovunque, anche su palazzi del centro storico, si installano manifesti per la pubblicità di dimensioni gigantesche, viene cancellato ogni segno che non genera profitto. Le scritte sui muri diventano il nemico numero uno di tutte le amministrazioni e fioriscono associazioni di volontari anti-graffiti che con raschietto e spugna ripuliscono le superfici “imbrattate”.

Fino a quando di quelle immagini colorate si accorge il mercato dell’arte e capisce che quell’espressione underground può diventare vendibile. Da quel momento la street art diventa protagonista della trasformazione urbana. Si scrivono regolamenti che garantiscano il controllo, si indicano gli spazi da decorare, si pone fine al conflitto. Agire di soppiatto e irrompere a sorpresa sulla scena urbana viene sostituito da arte urbana sponsorizzata, un brand a servizio della gentrificazione, trasformando i writers in decoratori. Il mercato trasforma in arte quello che veniva considerato degrado, cancellando i segni di rivolta. Il vandalismo murale diventa spazio d’arte da mettere a bando e da sottoporre a selezione.

 

L’opera che si sta realizzando a piazza dell’Immacolata è nata dalla volontà dei cittadini del quartiere di capovolgere quest’uso della street art realizzando un intervento artistico che sia espressione del loro desiderio di riappropriarsi dello spazio pubblico.

 

«In questi mesi drammatici – scrivono – si è avuta la consapevolezza di come lo spazio pubblico che da anni rivendichiamo sia indispensabile alla vita dei cittadini. San Lorenzo durante il lockdown si è fermato come tutta la città. Hanno continuato ad animare le strade del quartiere solo i volontari per distribuire gli aiuti alle famiglie in difficoltà.

Adesso che lentamente gli abitanti sono tornati a uscire dalle loro case la mancanza di spazi pubblici, di giardini e parchi è apparsa in tutta la sua gravità». Per questo il quartiere ha deciso di affiancare il Municipio nella partecipazione al bando, per trasformare un’opera di street art in un’occasione per realizzare un grande campo di gioco, sport, attività sociali, suggerito dalle geometrie multicolori dell’artista. Posare a terra la street art per vivere la città dei colori e non accontentarsi di guardarli da lontano.

 

Tutte le immagini dalla pagina Facebook di Libera Repubblica San Lorenzo