EUROPA

Germania, le deportazioni e il ruolo dei piloti

Dalla “locomotiva d’Europa” vengono espulse ogni anno migliaia di persone. Una violazione enorme e continua dei diritti umani. Intanto alcuni piloti si sono di effettuare le deportazioni, per motivi di sicurezza sugli aerei

Dal 1 gennaio al 30 settembre del 2017, 16.700 persone sono state espulse dalla Germania per via aerea. La maggior parte in Albania, Serbia, Kosovo e Italia. Secondo l’interrogazione parlamentare del partito “Die Linke”, 222 piloti si sono rifiutati di effettuare deportazioni, mentre 87 persone sono rimaste a terra per questioni di salute e 311 sono riuscite a resistere alla deportazione. La decisione dei piloti o delle compagnie aeree di non prestarsi alla deportazione non si è basata, ufficialmente, su motivazioni umanitarie, ma nella maggior parte dei casi è stata giustificata con il timore di rischi per la sicurezza a bordo.

Il caso richiamato alla mente il precedente di un piccolo gruppo, formato da pilota, co-pilota e steward, che negli anni ‘80 intentarono una causa di fronte al tribunale del lavoro di Francoforte per ottenere il diritto di rifiutare un trasporto forzato di migranti espulsi, in quanto il pilota è responsabile per la sicurezza e l’ordine del volo. può negare di partire. Lufthansa decise allora di effettuare le deportazioni solo con l’accompagnamento di uno staff addetto alla sicurezza. Di conseguenza, per risparmiare, il governo tedesco si è rivolto ad altre compagnie aeree per le espulsioni, con una perdita stimata tra 7 e 8 milioni di marchi tedeschi ogni anno. Nel 1986 Lufthansa ha deciso di effettuare le deportazioni senza personale addetto alla sicurezza in tutti i casi in cui le persone da espellere erano consenzienti.

Da gennaio a settembre del 2017, 7.705 persone sono state accompagnate dalla polizia nazionale o dalla polizia del paese di origine con una spesa di 3.916.000 euro, cui vanno aggiunti altri 6.806 consenzienti non accompagnati.

Dal momento che i piloti non possono rifiutare le deportazioni per motivi umanitari, i rifiuti dei piloti formalmente non riguardano la legittimità o meno di mandare le persone in un paese come l’Afghanistan (oltre 128 casi solo nel 2017): l’ultimo charter è partito il 6 dicembre con 27 persone a bordo, presunti terroristi o crim9nali comuni (in realtà spesso semplicemente persone b9b in grado di presentare i documenti che certifichino la loro nazionalità). Su ogni volo charter le compagnie aeree guadagnano tra 100 e 130mila euro.

È importante sottolineare che l’associazione die piloti tedesca «Cockpit» generalmente difende i capitani aerei che rifiutano il trasporto quando ritengono che la sicurezza a bordo sia in pericolo.

Al di là della situazione giuridica delle singole persone, le deportazioni costituiscono una terribile violazione dei diritti umani. Le espulsioni verso paesi che presentano gravi situazioni di pericolo e la negazione della libertà di movimento e di scelta delle persone vanno fermate immediatamente. La politica delle deportazioni crea paura e sofferenza tra persone che già vivono situazioni individuali molto complesse. La sicurezza del paese ospitante non ne ricava particolari vantaggi ma si distrugge la vita delle persone e si creano enormi traumi solo con lo scopo di mantenere l’immagine intatta di un sistema di frontiere funzionante. Partire è naturale quanto restare e le migrazioni non possono essere fermato da una politica violenta di deportazioni, volta a ottenere consensi di pancia e a mantenere sotto botta gli immigrati, più che a combattere infiltrazioni terroristiche. Quali che siano i motivi giuridici addotti, la resistenza dei piloti tedeschi è un gesto di alto valore politico.