TERRITORI

La Genova antifascista scende in piazza: per non dimenticare il passato, per difendere il presente

Oggi a Genova, alle 19 da Piazza Alimonda, corteo antifascista. Nell’anniversario della mobilitazione contro il congresso dell’MSI, per ribadire che di antifascismo c’è ancora bisogno. Nessuno spazio a CasaPound e ai politici vicini alla Lega Nord.

Il 30 giugno 1960 Genova, città Medaglia d’oro della Resistenza, si sollevò per cacciare i fascisti del Movimento Sociale Italiano. Il governo democristiano di Tambroni si reggeva al tempo solo grazie ai «voti neri». I missini pensavano che questo bastasse a legittimarli, a dar loro spazio per un congresso. Ma gli scontri scoppiati in piazza De Ferrari fecero andare le cose in modo diverso…

57 anni dopo, Genova torna in piazza per ribadire che c’è ancora bisogno di antifascismo. Perché oggi quella cultura politica che ha oppresso l’Italia per un ventennio ha assunto nuove forme e facce. Come quella del razzismo, diffuso e istituzionale, verso i migranti. Come quella delle leggi liberticide contro chi è nato in un altro Paese o contro chi non abbassa la testa e continua a lottare. Come quella di chi legittima e difende i cosiddetti «fascisti del terzo millennio».

Quella di oggi è una manifestazione che un ampio spettro di forze cittadine – dagli spazi sociali ai singoli cittadini, da collettivi di lavoratori ad alcune organizzazioni sindacali e Rifondazione – sta costruendo da mesi. E che assume un valore ancora maggiore dopo due fatti recenti. Da un parte, l’elezione a sindaco di Marco Bucci, candidato indipendente della destra che su diverse questioni è molto vicino alla Lega Nord (che ha strappato 9 consiglieri comunali). Un risultato particolarmente significativo in una città con una lunga storia di sinistra, che testimonia in maniera eclatante il disastro sociale prodotto ovunque dal PD di Renzi. Dall’altro, le recenti dichiarazioni di CasaPound sulla prossima apertura di una sede in piazza Alimonda, a pochi metri da dove le forze dell’ordine uccisero Carlo Giuliani. Ancora non è chiaro se si tratti di una sparata provocatoria o di una volontà reale. Attivisti genovesi raccontano di come l’organizzazione neofascista sia, per adesso, «quasi inesistente» nella città ligure. Le sue azioni principali sarebbero state alcune aggressioni a dei ragazzini dei licei e delle pseudo distribuzioni di cibo utilizzate soprattutto come operazioni di marketing. L’attenzione intorno alla vicenda resta comunque alta.

Proprio queste due circostanze potrebbero far crescere, e di molto, la mobilitazione odierna. «Ho sentito tante persone dire che scenderanno in piazza proprio perché la destra ha vinto le elezioni. Per dare una risposta come Genova sa fare», racconta un ragazzo che ha partecipato all’organizzazione del corteo. Nei giorni scorsi, la stampa cittadina ha provato ad alzare l’allarme. Gianni Plinio, un politico locale di Fratelli d’Italia con una lunga storia nell’estrema destra, ha persino chiesto di vietare la mobilitazione antifascista. Secondo alcuni giornali, i manifestanti vorrebbero partire da piazza Alimonda in risposta alle dichiarazioni di CasaPound. «Il corteo è organizzato da due mesi. Ma anche fosse? Sono loro a provocare. Comunque, partiremo da piazza Alimonda e arriveremo in piazza De Ferrari, dove ci sarà un concerto». Genova Antifascista, la rete promotrice del corteo, ha dichiarato pubblicamente l’intenzione di partire e arrivare a destinazione, sottolineando che l’obiettivo è la partecipazione di massa al corteo. Allo stesso tempo, ha affermato con chiarezza che il corteo non accetterà provocazioni.

Oggi come ieri, i fascisti sono avvisati.