EUROPA

Note sullo spazio europeo dei movimenti

Contributo verso il meeting europeo di Blockupy a Berlino. Read the English version

Come si riconfigura oggi lo spazio continentale e quali prospettive di lotta si aprono per i movimenti?

Come cambia l’Unione Europea e lo spazio transnazionale dei movimenti dopo l’imposizione del memorandum alla Grecia, le nuove ondate di instabilità dei mercati finanziari, la crisi degli accordi di Schengen, la Francia in stato d’emergenza e la guerra sempre più vicina ai nostri confini.

Un’analisi approfondita dello spazio europeo ci è utile per comprendere quali possono essere le forme e le pratiche per rendere efficace e concreta l’iniziativa politica comune sullo spazio transnazionale, a partire dalla rete di Blockupy ed oltre. Fino a pochi mesi fa, molte delle accelerazioni che stiamo vivendo sembravano solo possibilità lontane, mentre oggi sono diventate realtà. Siamo di fronte a: una normalizzazione autoritaria del regime dell’austerità, la riconfigurazione dei confini come risposta ai movimenti dei rifugiati, una nuova ondata di razzismo organizzato dall’estrema destra, il sostegno della UE al governo autoritario di Erdogan, guerre che divampano in tutto il medioriente insieme al terrorismo fondamentalista.

Tuttavia, occorre interpretare questo scenario – certo drammatico – come misura dell’incapacità delle élite europee e nazionali, a nove anni dall’inizio della crisi dei debiti, di stabilizzare il quadro economico e finanziario e di governare le tensioni che lo animano. Tensioni che oggi mettono a confronto spinte fasciste con mobilitazioni che puntano ad una radicale democratizzazione dell’Europa, la permanenza di un potere agito nei confini nazionali con l’apertura allo spazio europeo come spazio minimo.

Proprio rispetto a questa tensione la coalizione transnazionale di Blockupy ha svolto negli anni della crisi un ruolo estremamente importante, raccogliendo in pieno la sfida di connettere e valorizzare le diverse forme di resistenza locali e nazionali, per creare punti di convergenza e mobilitazione unitarie sul piano europeo. Oggi, in una situazione completamente diversa dal 2012 o dal contesto che meno di un anno fa ci ha visti assediare in migliaia la BCE, occorre interrogarsi sul ruolo e sulle strategie che la rete di Blockupy e gli altri spazi di organizzazione transnazionale possano avere nel rilanciare le lotte dei movimenti europei.

Non possiamo che ripartire dai nostri limiti: dai limiti riscontrati nei processi di costruzione di un movimento europeo contro l’austerità; dai limiti emersi nell’incapacità di generalizzare il rifiuto che il referendum greco aveva espresso, e poi i limiti che ci ha posto la firma del memorandum da parte di Syriza; i limiti che abbiamo avuto di fronte alla crisi dei rifugiati, alla guerra e alla proclamazione dello stato di emergenza. Per rilanciare il conflitto occorre poi ripartire da ciò che siamo e dalle lotte che animiamo, parziali e specifiche, ma che occorre confederare sul piano transnazionale. Dobbiamo ripartire dalle nostre città dove costruire campagne politiche di lotta che sappiano federare esperienze di democrazia, di autogoverno, di riappropriazione, di organizzazione di nuovi dispositivi sindacali e mutualistici nella crisi.

In quanto giovani residenti in Italia, ci sentiamo i prossimi migranti d’Europa, sempre pronti a spostarci con la valigia in mano, per aprici vie di fuga dall’estrema precarietà e nuova povertà che ci attanaglia nella periferia del sud, ma con la consapevolezza di vivere una condizione comune a tanti altri. In mancanza di un welfare europeo, durante la crisi il diritto alla circolazione è diventato l’unico diritto dei poveri, pronti a spostarsi dove condizioni di vita e di lavoro sembravano un po’ migliori. Per questo il libero diritto alla circolazione, un welfare universale e comune e diritti sul lavoro devono essere rivendicazioni portate avanti di pari passo. Sotto questo punto di vista le differenze nazionali aiutano a sfruttarci meglio, non a salvaguardare il nostro livello di vita.

Crediamo che Blockupy rimanga uno spazio importante e che vada preservato e reiventato, a partire dalle differenti connessioni che dobbiamo essere capaci di costruire tra le lotte e con le altre e variegate reti europee – come lo sciopero sociale transnazionale, Alter Summit, reti no borders e per i diritti dei migranti – per rilanciare con forza uno spazio comune di intervento. Crediamo che oggi Blockupy non debba semplicemente premurarsi di costruire il giorno X, la convergenza su un target specifico, ma che sia il momento di tessere le fila per un processo capace di costruire coalizioni tematiche connettendo pratiche di lotta oltre i confini degli stati nazionali. Il 1 marzo può essere una prima data per sperimentare queste nuove connessioni: una data dislocata sul piano locale per rivendicare diritti, welfare, accoglienza e libertà di movimento della forza lavoro migrante.

Per questo proponiamo alcuni assi di lavoro, che da tempo fanno parte della nostra discussione comune, rispetto ai quali vorremmo interrogare le differenti esperienze e reti che in Blockupy trovano un punto d’incontro. Intorno a questa articolazione tematica potrebbe così essere possibile costruire campagne, iniziative e proposte condivise.

1. Una mobilitazione per la libertà di movimento, contro l’Europa dei confini, per una politica dell’accoglienza e per l’estensione dei diritti di cittadinanza a tutti. Il 1 marzo 2016 può essere il primo passo di questa mobilitazione, per connettere reti no borders, le associazioni per i diritti dei migranti, le esperienze di accoglienza dal basso e le reti di solidarietà e per l’accoglienza per una giornata che rivendica cittadinanza, welfare e diritti sul lavoro. Il 1 marzo può anche essere un primo passo per una battaglia politica e culturale contro il razzismo e l’espansione delle nuove destre xenofobe che segnano drammaticamente il panorama europeo.

2. Diritti sociali per tutti: l’Unione Europea si è costruita sul dumping sociale tra i lavoratori dei diversi stati, per questo è necessario rivendicare reddito e welfare universale a livello europeo. Non partiamo da zero, ma da una discussione avviata oltre un anno fa a Blockupy, dall’iniziativa della rete per uno sciopero sociale transnazionale, con la tensione ad estenderci oltre rafforzando gli spazi di relazione e mobilitazione comune con i sindacati conflittuali. La lotta contro l’austerità a livello transnazionale è anche la lotta per i diritti dei lavoratori.

3. Contro l’austerità e le politiche neoliberiste che si celano dietro il pareggio di bilancio e la disciplina fiscale fatte di tagli, privatizzazioni e liberalizzazioni. Aprire la discussione sul piano B per l’Europa, interrogarci sugli spazi possibili per delle rotture istituzionali. Campagne come il Quantitative Easing for the People possono essere la base per una ripartenza se estese socialmente.

Su questi tre assi crediamo che sia decisivo discutere per rafforzare un piano di lavoro comune dei movimenti e delle lotte. Solo a partire dall’iniziativa autonoma dei movimenti possiamo aprire spazi di interlocuzione con le tante iniziative politiche e istituzionali che oggi esistono in Europa, allo scopo di produrre rotture istituzionali capaci di creare nuove dinamiche di politicizzazione democratica e cambiare i rapporti di forza nello spazio europeo.

Alla barbarie razzista, al nazionalismo e all’impoverimento è necessario opporre un nuovo internazionalismo radicale e democratico delle lotte dentro, contro e oltre i confini europei.