ROMA

Viale del Caravaggio, sgombero rimandato a data da destinarsi

Lo sgombero dell’occupazione situata nel quartiere romano di Tor Marancia, per ora, non ci sarà. Ma Comune e Regione sono ancora chiamati a offrire alloggi dignitosi per gli occupanti e le persone che vivono la precarietà abitativa superando le logiche di emergenza prevalse fino ad ora

È il primo segnale. La determinazione degli occupanti che hanno dichiarato nel corso della conferenza stampa del 27 agosto «rivendichiamo l’uso proporzionale della forza contro l’aggressione che si sta preparando» e la nuova aria che si respira, con l’uscita dal governo del ministro Salvini, hanno fatto sì che lo sgombero di via del Caravaggio, previsto entro metà settembre, sia stato rinviato a data da destinarsi.

Lo ha deciso il Comitato provinciale per l’Ordine e la Sicurezza che si è riunito giovedì 29 agosto, presso la Prefettura di Roma. Al termine della riunione la Prefettura e il Campidoglio hanno comunicato che prima di sgomberare gli occupanti verrà predisposto un piano da Regione Lazio e Roma Capitale per assicurare soluzioni assistenziali alle persone fragili.

L’assessore regionale Valeriani, presente al tavolo, ha ricordato che la Regione Lazio ha già stanziato un milione di euro per l’emergenza abitativa, ma è evidente che per affrontare il tema della casa a Roma servono risorse ingenti e deve farsene carico il governo, con un piano di interventi straordinari.

Intanto, però, si aspetta da anni che sia reso operativo il piano regionale sull’emergenza casa (delibera n.18/2014) utilizzando i circa 190 milioni di euro ex Gescal per il recupero o la ristrutturazione di immobili pubblici inutilizzati che giacciono nelle casse della Regione.

La questione della casa a Roma continua a essere presentata come emergenziale, mentre i movimenti per il diritto all’abitare hanno sempre sostenuto che si tratta di un problema strutturale da risolvere con un grande progetto di realizzazione di edilizia pubblica attraverso il recupero del patrimonio edilizio inutilizzato e lasciato in abbandono.

Nella lista degli immobili da sgomberare, oltre a via del Caravaggio e via Antonio Tempesta per i quali era già fissata la data, ci sono 25 stabili. A Roma gli immobili occupati sono 82 dove vivono 11mila persone. A parte gli sgomberi ogni giorno a Roma vengono sfrattate 15 famiglie. È chiaro che le soluzioni non possono essere quelle fin qui prospettate: centri per l’accoglienza di alcune categorie definite “fragili” e selezionate con criteri del tutto discrezionali, oppure un sostegno all’affitto di 500 euro per alloggi da reperire sul libero mercato. Così come è impensabile continuare a offrire dormitori, ricoveri temporanei, residence o Caat che rappresentano solo una spesa enorme per le casse dell’amministrazione e una condizione umiliante per chi è senza casa.

La necessità di riconoscere un alloggio dignitoso a tutti non può essere sostituita da una logica di emergenza, il diritto universale alla casa non può diventare una misura di assistenza.

Negli ex uffici di via del Caravaggio vivono 120 famiglie con 70 bambini. «Non ce ne andremo di qui senza una vera alternativa, dignitosa» dichiarano gli occupanti.

Al momento però non ci sono soluzioni alternative per queste famiglie.