approfondimenti
MONDO
USA al bivio #14: la guerra dell’educazione
L’offensiva dei conservatori nei confronti del mondo dell’educazione e dell’università ha inciso profondamente sui rapporti di forza di quell’istituzione: a partire dal modello Hillsdale, un college conservatore del Michigan, che sta provando a cambiare la scuola dell’obbligo
Quando il 5 maggio 2023 la Commissione parlamentare sull’Educazione a maggioranza repubblicana del Congresso americano ha voluto interrogare i presidenti di alcune delle più importanti università della nazione (Harvard, University of Pennsylvania e MIT) riguardo alle presunte condotte antisemite durante il movimento degli encampment dello scorso anno, era chiaro a tutti che si trattasse di un’operazione di speculazione politica altamente pretestuosa. L’obiettivo non era certo quello di difendere le comunità ebraiche dei campus (solitamente già molto attive e rappresentate politicamente), ma di sfruttare le possibilità di una nuova ondata di delegittimazione del sistema universitario americano resa possibile dalla confusione mediatica creata dal post-7 Ottobre. Liz Magill, Presidente di UPenn, Sally Kornbluth del MIT e Claudine Gay di Harvard vennero messe sotto torchio per ore dalle domande della congresswoman repubblicana Elise Stefanik, che riuscì con un misto di astuzia e provocazione (ma soprattutto per via della consapevolezza della natura fortemente mediatizzata dell’interrogazione) a fare sembrare le tre presidenti smarrite dietro a disquisizioni legali difficilmente comprensibili ai più. Il risultato fu un’ondata di indignazione di gran parte della stampa anche liberal e le successive dimissioni di Gay e Magill: ma soprattutto un enorme spot negativo per un sistema universitario già in deficit di credibilità.
Il refrain è infatti sempre lo stesso da anni. Il GOP e in generale il movimento conservatore statunitense vedono le università, anche quelle d’élite o che tradizionalmente hanno formato la classe dirigente USA, come un covo della sinistra dove le parole d’ordine dell’America liberal vengono impartite agli studenti senza alcun bilanciamento o contraddittorio. Negli ultimi anni un esercito di media personalities, podcaster, agitatori culturali e giornalisti più o meno spregiudicati hanno investito tempo, denaro ma soprattutto potere nella delegittimazione del sistema universitario. Tra questi il più noto, e più agguerrito, è senz’altro Christopher Rufo, quarantenne in grande ascesa nella scena politica conservatrice americana, ex-fellow di alcuni dei più celebri think thank reazionari, come il Claremont Institute o l’Heritage Foundation, e oggi onnipresente sulla scena mediatica statunitense dato che passa da un’ospitata all’altra, da Tucker Carlson a Fox News al podcast di Joe Rogan fino a luoghi collaterali alla sinistra (o ex-collaterali) come Compact magazine o il podcast Red Scare. Nel suo libro America’s Cultural Revolution: How the Radical Left Conquered Everything spiega come l’egemonia culturale della sinistra a suo dire sia ormai onnipresente nel governo americano e derivi dai movimenti contro-culturali degli anni Sessanta e Settanta, che da Angela Davis al Black Panther Party a Herbert Marcuse a Paolo Freire ha prodotto una dominazione marxista su tutte le istituzioni americane. Secondo lui è solo con l’adozione di misure di restrizione legislativa all’insegnamento nelle università di Critical Race Theory, Critical Theory, Gender e LGBTQIA studies che è possibile rompere questa egemonia. E in effetti, quello che molti red states hanno fatto negli ultimi anni è stato di intervenire con leggi dello stato promulgate specificatamente per manipolare l’offerta formativa delle università pubbliche. Rufo è stato uno di quello che ha visto nell’esitazione di Claudine Gay di fronte alla commissione parlamentare sull’educazione una grande opportunità per dare inizio a un ulteriore giro di vite nel mondo accademico americano.
Ma la posizione di Rufo non è in realtà completamente inedita, ha anzi una lunga storia. Secondo la storica Lauren Lassabe Shepherd, autrice di Resistance from the Right: Conservatives and the Campus Wars in Modern America è già dagli anni Cinquanta che il movimento conservatore ha preso di mira i campus universitari vedendoli come un nodo fondamentale in una lotta egemonica che la sinistra fino a poco tempo fa stava vincendo. William F. Buckley Jr., considerato il padre del moderno movimento conservatore, nel suo libro God and Man at Yale del 1951 sosteneva che le istituzioni d’élite americane avevano perso la loro strada e si erano allontanate dalla lezione cristiana per insegnare ai giovani a essere liberali, aperti ma soprattutto socialisti. Il vero spauracchio era ovviamente l’istruzione di massa e il fatto che i college statunitensi per tutti gli anni Cinquanta e Sessanta si erano aperti a una nuova classe media in grande ascesa per via del boom economico. Oggi che quell’istruzione di massa è entrata in crisi per via di una mobilità sociale ormai bloccata, per un indebitamento studentesco di proporzioni monstre e per una generale neoliberalizzazione dell’organizzazione della ricerca e dell’insegnamento universitario, il vento delle cultural wars – trainato dal successo che l’ideologia di destra sta riscuotendo nei media digitali e nella nuova alt-right del mondo high-tech – sta finendo per spostare i rapporti di forza anche in un mondo che sembrava inscalfibile come quello delle università. Ormai non è più un tabù che consigli di amministrazioni azzerati e ricostituiti dai governatori GOP ribaltino completamente l’offerta formativa di un’università come è successo al New College in Florida e la facciano diventare una parodia iper-ideologizzata dei peggiori luoghi comuni reazionari. Forse è questo che dovrebbe spaventare di più la sinistra dem. Nel campo dell’educazione l’offensiva trumpiana ha continuato ad avanzare anche durante tutti i quattro anni dell’amministrazione Biden: segno inequivocabile di un cambiamento strutturale e non episodico dei rapporti di forza nella società per quanto riguarda scuola e università.
Trump, Rufo, il Govenatore della Florida Ron DeSantis e tutto l’establishment repubblicano hanno in effetti un modello tutt’altro che banale, quello dell’Hillsdale College: un nome che ha ormai acquisito l’aura di un mito nella retorica GOP sull’educazione e che è praticamente impossibile che non venga nominato in qualunque discorso su questo argomento.
Il modello Hillsdale
Hillsdale è un piccolo Liberal Arts College del sud del Michigan, in una zona lontana dai grandi centri urbani e apparentemente esclusa dalla mappa delle più celebri università statunitensi. In effetti fino al 2000 sarebbe stato difficile sentire nominare al di fuori del dibattito accademico quest’università, che a tutt’oggi conta poco più di 1.500 studenti e soli 157 docenti a tempo pieno. Tuttavia, basterebbe guardare il financial endowment di Hillsdale – cioè quel tesoretto di fondi, sovvenzioni, donazioni, asset liquidi e immobili che costituisce il metro privilegiato per misurare la ricchezza e la capacità di investimento di un’università negli Stati Uniti – che nel 2021 ha raggiunto la cifra esorbitante di 900 milioni di dollari per capire che l’importanza di questa università va molto al di là della formazione dei propri studenti.
La pagina YouTube di Hillsdale conta oggi 500mila iscritti e ha pubblicato più di mille video che vanno da corsi on-line sull’Etica di Aristotele o sulla Costituzione americana fino a conferenze sui più vari temi d’attualità politica. Tra gli ospiti si notano personaggi dal curriculum ambiguo come Robert F. Kennedy Jr., uno dei più noti no-vax negazionisti del Covid-19, o il giornalista investigativo Jordan Schachtel che sul sito web conservatore “The Dossier” ha scritto articoli come There Was no Pandemic o It Really Was Just the Flu, Bro, o ancora John Solomon, ex-giornalista di Fox News e noto cospirazionista che è diventato famoso per aver millantato di illeciti compiuti in Ucraina da Hunter Biden, figlio dell’attuale presidente Joe, e che ha spinto Trump a fare pressioni sul presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj affinché avviasse pubblicamente un’indagine su Biden (una vicenda che è poi finita per portare al primo impeachment di Donald Trump). Ma dal palco dell’Hillsdale College hanno tenuto conferenze anche i più importanti esponenti del Partito repubblicano degli ultimi anni, come Mike Pence, Mitch McConnell, Donald Rumsfeld, Ron DeSantis, William Barr, Betsy DeVos o figure molto note del mondo culturale conservatore come Jordan Peterson. Scorrendo i titoli delle conferenze si riconosce la maggior parte dei temi che hanno contraddistinto la destra conservatrice americana post-Tea Party, dalla critica alle misure di contenimento del Covid, all’ossessione per l’insegnamento di Critical Race Theory e Identity Politics nelle scuole, dallo scetticismo nei confronti delle élite politiche e culturali ai più tradizionali temi anti-comunisti: Big Pharma and the Chinese Communist Party, Hollywood and the New Aristocracy, The Diversity Delusion: How Race and Gender Pandering Corrupt the University and Undermine Our Culture, Why the Ruling ‘Elite’ is Anti-American?, The Failure of Globalism, How the Free Market Serves the Common Good, How COVID Lockdowns Killed Small Businesses, ecc.
Hillsdale, pur essendo formalmente un Liberal Arts College, già da un paio di decenni ha focalizzato gran parte delle proprie risorse economiche e ideologiche sul mondo della scuola, soprattutto elementare, media e superiore (il cosiddetto sistema K-12). L’idea di fondo è che non è sufficiente promuovere la propria visione del mondo e i propri valori in modo generico nel campo della cultura, ma bisogna trovare una forma istituzionale che renda questi contenuti utilizzabili e divulgabili in modo efficace e comprensibile nella società in modo virale. Non basta fondare riviste, organizzare conferenze, aprire canali YouTube e promuovere corsi online sui temi cari all’agenda politica conservatrice e religiosa: bisogna aprire e fondare delle scuole (private ma soprattutto charter, in modo che queste possano sottrare risorse al sistema pubblico statale). Bisogna soprattutto formare e creare dei modelli educativi che possano essere esportabili e riproducibili in tutte le latitudini e in qualunque luogo.
È qui che è nato quello che è probabilmente uno dei progetti più ambiziosi di Hillsdale, cioè il “1776 Curriculum”. Il 1776 Curriculum non è nato formalmente in seno all’Hillsdale College. Nacque semmai a Washington tramite un ordine esecutivo (una sorta di decreto-legge) firmato dall’allora presidente in carica Donald Trump, che due giorni prima delle elezioni del 2020 decise di riunire una commissione di esperti che avrebbe avuto la responsabilità di elaborare i principi di un’autentica “educazione patriottica” che riscoprisse la grandezza della nazione americana. L’obiettivo della commissione – così come venne presentato da Donald Trump in un discorso ai limiti del delirio tenutosi al National Archives Museum di Washington il 17 settembre 2020 – era quello di mettere in discussione tutte quelle interpretazioni che volevano mettere al centro della ricerca storica sulle origini degli Stati Uniti la questione della schiavitù. La parola mediaticamente più efficace data in pasto ai giornalisti durante quella conferenza stampa fu ovviamente “Critical Race Theory”: la parola-spauracchio all’interno della quale la destra conservatrice americana vorrebbe mettere tutte quelle diverse riflessioni sulla razza che non farebbero altro che dividere la nazione e promuovere un’agenda anti-americana. Trump arrivò addirittura a sostenere che l’insegnamento della Critical Race Theory nelle scuole elementari e superiori equivaleva a una forma di abuso sui minori.
Il 18 gennaio 2021, due giorni prima del termine della presidenza Trump (e nemmeno due settimane dopo l’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio) la commissione, presieduta direttamente da Larry P. Arnn, Presidente di Hillsdale, pubblicò uno stringato report di nemmeno cinquanta pagine, consapevoli probabilmente che il loro lavoro sarebbe stato cancellato dalla futura presidenza Biden che stava per insidiarsi di lì a pochi giorni. Nonostante il progetto della Commissione 1776 sia stato criticato aspramente dalla maggioranza degli storici accademici di professione, venne poi ripreso all’interno dell’Hillsdale College (dando anche un’idea di quanto finanziamenti pubblici e interessi privati fossero autenticamente indistinguibili durante la presidenza Trump) per un progetto dedicato alle scuole dove l’idea di un’“educazione patriottica” veniva portata al di là di una petizione di principio e diventava esplicitamente un modello educativo attraverso cui fondare delle scuole dell’obbligo. A partire dal luglio 2021 (ma il progetto viene costantemente aggiornato) il sito dell’Hillsdale College ha reso disponibile da scaricare gratuitamente un dossier che si propone di raccogliere lesson plan e materiale didattico per l’insegnamento della storia americana e dell’educazione civica per gli studenti della scuola dell’obbligo. Si tratta di un file pdf di più di 3.200 pagine dove oltre a un’introduzione teorica e alla discussione di problemi di ordine generale, viene messa a disposizione dell’insegnante un insieme enorme di brani antologici, verifiche, esercizi da completare a casa dagli studenti da utilizzare prontamente in classe. L’idea del progetto K-12 di Hillsdale non è insomma quella di formare le élite intellettuali che riescano a conquistare i “piani alti” del dibattito intellettuale e della ricerca accademica (sono pochissimi gli intellettuali effettivamente riconosciuti e con delle credenziali accademiche rispettabili che gravitano attorno alla galassia Hillsdale), ma semmai di formare docenti locali e professori di scuole superiori che possano sentirsi in qualche modo riconosciuti nel fare parte di un progetto educativo e intellettuale tanto coeso e tanto “identitario”.
Per usare una metafora militare, si potrebbe dire che il modello Hillsdale persegue l’ideale di un’egemonia culturale che va alla conquista dei quadri intermedi e dei sottoufficiali, non tanto dei generali. Nel caso di una prossima vittoria di Trump alle elezioni presidenziali il progetto di allargamento del modello Hillsdale al mondo K-12 oltre che a quello universitario rischia di non avere più alcun ostacolo e di mutare in modo talmente profondo il mondo dell’educazione da diventare irreversibile: un altro tra i molti motivi che rendono l’eventualità di una seconda amministrazione Trump particolarmente minacciosa.
In copertina una foto dell’Hillsdale College da Wikimedia Commons
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