MONDO

Terra libera: acampada degli indigeni dell’Amazzonia a Brasilia

Una acampada indigena davanti al palazzo del governo a Brasilia: in migliaia si sono mobilitati lo scorso fine settimana, mentre il paese veniva fermato dallo sciopero generale contro le politiche di Temer.
Il Brasile si è fermato: Em Greve!

La piazza, dicono gli indios, è stata trasformata in un’aldeia, un villaggio tradizionale. Si è trattato di un evento molto grande, considerata la difficoltà di raggiungere una capitale costruita lontana dal resto del paese per evitare la convergenza di proteste come questa. L’accampamento Terra livre ha riunito almeno 500 leaderanze (delegazioni di capi), con svariate migliaia di persone accampate – molte di più hanno poi sfilato in un grande corteo. Sono così rappresentate e unificate tutte le lotte e rivendicazioni contro la deforestazione e per la difesa dei popoli originari del Brasile.

Lo slogan e hashtag fondamentale della manifestazione è “demarcação ya!” (demarcazione ora!): gli indios richiedono a gran voce il riconoscimento della demarcazione territoriale già stabilita dalla costituzione del 1988. Non solo quella demarcazione costituzionale non è mai stata rispettata, ma negli ultimi anni, nella parte finale del governo di Dilma Roussef e naturalmente dopo la salita al potere di Temer, le invasioni dei territori indigeni esistenti e le violenze perpetrate dal grande capitale si sono moltiplicate.

Galleria fotografica da Terra livre

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Gli indios si esprimono già da tempo denunciando le politiche dell’agro business, che in Brasile come in diversi altri paesi dell’America Latina, significa produzione intensiva di ortaggi transgenici esportati in tutto il mondo (tra cui la soia, fondamentale per il mercato asiatico e per la produzione del cosiddetto bio-diesel), e la diffusione di allevamenti intensivi (il Brasile è il secondo paese al mondo per quantità di bovini). Questo tipo di coltivazioni e soprattutto gli allevamenti si espandono a mezzo di deforestazione, e ne rappresentano una delle cause principali, assieme all’estrazione di petrolio e di metalli pesanti (tra cui l’oro). È da poco uscito un rapporto che indica il 2015/2016 come anno record della storia per quanto riguarda la deforestazione.

Gli indios sono i guardiani della foresta, e molti studi archeo-etno-botanici hanno ampiamente dimostrato non solo il loro basso impatto nei confronti della foresta, ma al contrario la capacità di collaborare con l’eco-sistema che li circonda in termini positivi, riuscendo anche a stimolare la crescita della bioversità. Questi popoli sono i detentori di forme culturali e saperi millenari, che rischiano di essere spazzate via per sempre dall’avidità senza scrupoli del grande capitale brasiliano e internazionale. Tutto ciò avviene con il colpevole silenzio degli organi di propaganda ufficiali, i media, buoni a parlare della catastrofe climatica imminente come di qualcosa che dipende dallo stile di vita dei singoli, anziché da un sistema economico e politico che, dopo 500 anni di colonialismo, continua imperterrito a saccheggiare quanto può. Gli indios brasiliani e di tutta l’Amazzonia hanno bisogno di un sostegno diffuso e internazionale.

Video musicale “Demarcação ya!”

Video delle proteste:

Video della mobilitazione e del corteo:

Questo è quello che succede in un paese dove i conflitti sociali incontrano, particolarmente in questa fase, una sistematica e violenta repressione, spesso taciuta dai media in Europa. È di una settimana fa la notizia di una misteriosa strage di 9 campesinos nello stato del Mato Grosso, che si inserisce nel contesto delle lotte per la terra in questa area.

Mentre negli ultimi giorni, una tribù di indios nello stato del maranhao è stata vittima di un attacco da parte di un gruppo armato di machete, evidentemente assoldato dai proprietari terrieri della zona. Tutte le minoranze etniche sono sotto attacco violento, come vediamo in quest’altra storia di violenza politico-sociale perpetrata ai danni di un villaggio di cultura Quilombolas, comunità indipendent fondata da schiavi di origine africana in fuga dalle piantagioni.

Nello stesso week-end, lo scorso venerdì 27 Aprile, si è tenuto un grande sciopero generale contro la riforma delle pensioni e le politiche di austerità del governo Temer. In moltissimi sono scesi in piazza in tutto il paese, e la repressione poliziesca non si è fatta attendere. A San Paolo uno studente è grave all’ospedale, dopo essere stato colpito in pieno volto da un manganello durante una carica della polizia militare. Gli scioperanti sono tornati in piazza questo Lunedì per il 1o Maggio, contro la repressione e per l’estensione della lotta.

A Rio de Janeiro forte repressione della polizia militare a Rio e risposta “black bloc”

Qui un video che denuncia le violenze della polizia a Rio de Janeiro