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Teknopolitica, un laboratorio di co-ricerca sulla Rete e i social network

È nato #Teknopolitica, un laboratorio di co-ricerca e analisi collettiva sui nuovi strumenti digitali e di comunicazione: per poter comprendere gli strumenti del controllo, inventare sabotaggi, costruire mezzi di contro-mappatura e utilizzare le potenzialità della #Rete per connettere le lotte globali.

Dati biografici, comunicazioni, link, notizie, mappature. Mai come ora abbiamo vissuto così immersi in un flusso incessante di informazioni. Un flusso costruito da noi stess@, con i nostri spostamenti, i nostri tweet, i nostri messaggi, e un flusso immediatamente espropriato dai colossi dell’industria dell’informazione, che come avvoltoi catturano questa mole di dati chiudendola nel recinto della proprietà intellettuale, per poter esercitare controllo e ricavare profitti.

E’ uno scenario distopico, nel quale ci sentiamo costantemente monitorat@, seguit@, deprivat@ di intimità, ma è un mondo dal quale non possiamo semplicemente fuggire, poiché ormai il virtuale è parte del reale e il reale è parte del virtuale. La strada e la Rete sono sempre più interconnesse tra loro, i grossi flussi economici viaggiano su fibre ottiche, le informazioni le produciamo e le consumiamo da piccoli schermi luminosi. Facendo parte di questa realtà non ci resta che immaginare pratiche di resistenza, di partecipazione re-attiva, di riappropriazione dell’informazione di cui siamo gli artefici. Stare dentro e contro, ancora una volta. Con ogni mezzo necessario. E’ per questo che abbiamo creato Teknopolitica, un laboratorio di co-ricerca e analisi collettiva sui nuovi strumenti digitali e di comunicazione: per poter comprendere gli strumenti del controllo, inventare sabotaggi, costruire mezzi di contro-mappatura e utilizzare le potenzialità della Rete per connettere le lotte globali.

Questo progetto, non a caso, prende forma a seguito di varie riflessioni sviluppatesi durante la partecipazione al percorso #NonUnaDiMeno, nato a partire dallo sciopero delle donne argentine #NiUnaMenos, e diffuso a macchia d’olio ormai in molti paesi. E’ un movimento globale, che ha portato (e porterà) in piazza migliaia di persone connesse per dichiarare la propria contrarietà alla violenza sulle donne e di genere, riaffermando l’intersezionalità delle lotte anti-sessiste, anti-razziste e anti-capitaliste, contro ogni sfruttamento. #NonUnaDiMeno ha anche riportato l’attenzione alla Rete e al suo uso, occupando ininterrottamente per giorni le liste di hashtag più seguiti (oltre a #NiUnaMas anche #WomensMarch, #26N, #SiamoMarea, #NosQueremosVivas…) ed evidenziando l’interconnessione tra le manifestazioni nei vari paesi.

[Tra gli utenti più seguiti coinvolti in #WomensMarch anche @katyperry, @aliciakeys e @HillaryClintonem]

Vogliamo quindi lanciare questo progetto per sviluppare insieme consigli, istruzioni pratiche, strategie di conflitto praticabili da militanti e mediattivist@ sulla Rete, sui social ma non solo.

Social network analysis e accessibilità dei dati

Esistono vari strumenti software, a vari livelli di complessità, per poter studiare il traffico sui social. La prima cosa da capire è che, da utenti/militanti quali siamo, ovviamente non abbiamo accesso totale alla mole di informazioni disponibile invece alle piattaforme stesse o alle aziende che a queste comprano i dati. Sia su twitter che su Facebook, eventualmente con l’utilizzo di software per facilitare il lavoro, possiamo accedere esclusivamente ai dati che possiamo scaricare “da utenti”. Questo significa che, mentre su Facebook possiamo eventualmente visualizzare la nostra rete di amici personali, non possiamo monitorare tutti i post pubblicati riguardo un tema, poiché molti di questi appartengono ad utenti che non sono nostri amici, dunque a noi non visibili. Twitter, invece, anche per il fatto di essere basato su metodi diversi di guadagno rispetto al suo concorrente, di default rende disponibili le informazioni dei tweet e degli utenti, anche se ponendo grosse limitazioni riguardo la frequenza di azioni in lettura e in scrittura. Per questo motivo, oltre che per il fatto che molte informazioni riguardo i movimenti globali passano su twitter, le nostre analisi si sono più focalizzate su twitter che su Facebook, tuttavia senza continuare a studiare le possibilità di azione su varie piattaforme.

Esistono vari modi per “scaricare” una rete di informazioni da twitter. Per chi volesse accontentarsi di strumenti semplici da utilizzare, seppur molto limitati, ci sono tools come Flocker, un “monitor real-time di twitter”, che indicando una parola/hashtag inizia a mostrare i tweet e gli user che fanno uso di quella parola da quel momento in avanti, rappresentandoli sottoforma di grafo. Il file è poi scaricabile come immagine o come GEXF, il formato standard per gestire i grafi, che come vedremo risulterà molto utile. Per ottenere alcuni dati da Facebook invece, è possibile usare l’applicazione Netvizz, che permette di scaricare vari grafi come reti di pagine (il link è il like tra pagine) o informazioni sui gruppi a cui siamo iscritti. Fino al 2015 Netvizz dava anche la possibilità di scaricare la propria rete di relazioni personali tra amici, opzione che poi è stata rimossa per problemi di privacy. Privacy che, ricordiamo, è sempre funzionale ad un profitto, perché di una proprietà si tratta, e facebook può sempre vendere le nostre informazioni a terzi, qualunque siano le impostazioni di privacy (verso altri utenti) che noi scegliamo per i nostri contenuti. Un software molto utile nelle nostre operazioni è però Gephi.

Gephi è un programma open source ideato per visualizzare grafi, e largamente utilizzato nell’analisi delle reti sociali, soprattutto dal lato della data visualization.

E’ gratuitamente scaricabile dal sito ufficiale, e per indicazioni sull’installazione e altri dettagli tecnici, consigliamo di visitare la pagina wiki di eigenLab a proposito. Per utilizzarlo, si deve accedere con le credenziali di un proprio account twitter (l’account utilizzato determinerà nello specifico i dati a cui abbiamo accesso). Aperto il programma, si presentano tre finestre: Overview per la gestione del grafo, Data Laboratory per modificare la tabella dei dati in possesso e Preview per la parte più grafica dove esportare il grafo come di immagine. E’ un programma in parte intuitivo e in parte complesso, e presto pubblicheremo guide e tutorial più specifici su come gestire semplici grafi. Inoltre un plugin di Gephi, “Twitter Streaming Importer”, consente di importare dati da twitter direttamente dal programma di Gephi, sempre con la clausola che possiamo scaricare i dati da quando lo utilizziamo in avanti nel tempo.

[La finestra principale di lavoro di Gephi]

Per ovviare a questo problema, ovvero se volessimo per esempio scaricare tutti i tweet con l’hashtag #WomensMarch pubblicati nel mese di gennaio, dovremmo affidarci a strumenti più complessi, o crearne noi programmandoli. A tale scopo esiste una libreria in Python, Tuipi, con la quale è stata scritta parte di Gephi stesso, e grazie la quale è possibile costruire programmi per elaborare dati di twitter in modo personalizzabile e vario. Per venire incontro a mediattivisti di diverse competenze, stiamo provando di creare noi stess@ alcuni software dal facile utilizzo, con i quali poter scaricare agilmente informazioni da twitter anche “indietro nel tempo” o ad esempio seguendo, anziché un hashtag, un utente. Per ulteriori sviluppi di questi progetti vi consigliamo di seguirci su twitter.

Ma quali applicazioni può avere un’analisi di questo tipo? Per cercare di capirlo ci siamo ispirati a vari lavori passati, primo tra tutti la ricerca del gruppo spagnolo DatAnalysis15M, che per più di sei mesi ha scandagliato i dati del movimento della acampadas del 15 maggio 2010, utilizzando strumenti sia qualitativi che quantitativi. E’ qui che si è fatto largo uso del concetto di “tecnopolitica”, come “utilizzo tattico e strategico degli strumenti tecnologici per l’organizzazione, la comunicazione e l’azione collettiva”

La tecnopolitica del 15M, proseguono gli autori, “si è palesata come un’occupazione dello spazio pubblico (inteso nell’accezione fisica, digitale e mediatica) in grado di orientare azioni diffuse anziché rimanere soltanto online”. Non solo quindi un “cyber-attivismo” nella Rete, ma mantenendo un contatto con la strada, con le piazze. L’interazione virtuale-reale è un fatto reale in sé, nel quale una miriade di soggettività connesse “cercano di dare significato e di estendere la loro potenza attraverso una narrazione collettiva transmediale”. Analisi simili sono state realizzate in occasione del movimento #NuitDebout.

Provando a studiare il movimento femminista di questi giorni – in misura nettamente inferiore al lavoro spagnolo, in senso quindi più dimostrativo – nella giornata del 21 gennaio abbiamo monitorato l’hashtag #WomensMarch, ottenendo in poche ore un grafo di più di 200mila nodi, tanto grosso da essere difficilmente gestibile dai nostri portatili. Con un po’ di lavoro (ma se ne potrebbe fare ancora molto) abbiamo costruito il reticolo di utenti coinvolti, evidenziando quelli con più follower, cercando di capire quanto la campagna virtuale abbia contagiato la Rete. Questo può servire per conoscere eventuali utenti da taggare in campagne successive, calibrando il contenuto del tweet in base all’utente in questione (quale idea di femminismo potrebbe mai avere Hilary Clinton, rispetto le istanze anti-capitaliste e anti-coloniali del movimento #NiUnaMenos?). Tra i fenomeni più discussi quando si parla di Rete sono le cosiddette “bolle sociali”, cioè nicchie di contatti all’interno un’informazione produce un’eco ma al di fuori delle quali questa informazione difficilmente arriva. Analizzare un hashtag durante una mobilitazione può servire anche a studiare questi meccanismi, scoprire chi sono i contatti “di intersezione” tra bolle, provare a “bucarle”.

[Cloud degli hashtag di lotta globale]

Un altra possibilità è monitorare più hashtag per costruire cloud di istanze di lotta in un dato lasso di tempo. L’immagine qui sopra è stata ottenuta monitorando varie parole in trending topic (in vari paesi) nella giornata del 7 febbraio, giornata che è stata impegnata da varie questioni, dall’opposizione alla candidatura di Sessions e Devos, alle proteste francesi per il pestaggio subìto da Theo, al continuo segnale inviato dalle piazze rumene con il loro #rezist. Come dicevamo poco fa, questi sono dati catturati in un lasso di tempo comunque breve rispetto a quanto si potrebbe fare con strumenti meglio strutturati, ottenendo così informazioni più precise sull’intersezionalità delle varie campagne. Un ultimo spunto è tracciare reti sociali di particolare interesse di analisi, come i lavori pubblicati recentemente on-line di mappatura del mondo complottista, i rapporti tra siti neofascisti, o la rete di relazioni personali a partire dalla pagina ufficiale di Donald Trump.

[Golf, edilizia e hotel di lusso: la rete sociale facebook di Donald Trump]

Dirottamenti, archivi, contromappature

Vi sono poi una serie di altre utilizzi della Rete che in questi anni si sono visti praticare nelle pratiche di lotta. Oltre a studiare gli algoritmi di trending topic di un hashtag (un ht “nuovo” è più facile che diventi trending durante una giornata di mobilitazione, ecc…), un’altra pratica interessante è il dirottamento di un hashtag, quando un ht ufficiale o istituzionale, spesso lanciato per fini commerciali e promozionali (e quindi “spinto” anche da grosse piattaforme), viene utilizzato per trasmettere messaggi di protesta o denuncia sociale.

Tra i vari casi di dirottamento ben funzionati, vale la pena ricordare la campagna #Guerrieri, sponsorizzata da Enel e sbaragliata dal sabotaggio collettivo di migliaia di utenti che hanno iniziato a riempire i tweet con messaggi di rivendicazione delle condizioni precarie dei lavoratori della mult multinazionale, tanto che Enel ha dovuto togliere dal proprio sito la finestra di monitoraggio dell’hashtag, o ancora quando nel luglio 2011, dopo che twitter aveva “censurato” l’hashtag #NoTav, i militanti decisero di dirottare #saldi per portare le istanze del movimento torinese accompagnando i tweet dalla stringa “nervi #saldi“”. Possiamo interpretarle come strategie di (contro-)comunicazione, occupazioni della piazza virtuale. Allo stesso modo, ribaltando il dispositivo di controllo della mappatura, si possono creare mappe di denuncia sociale e contro-informazione, come nel caso di #RenziScappa, che raccoglie le fughe dell’(ex-)premier dai contestatori, o ancora la mappa delle videotelecamere di sorveglianza Anopticon, o mappature della precarietà urbana come il progetto milanese di Scandaglio di Off-Topic, che raccoglie spazi sfitti della metropoli monitorando i processi di speculazione edilizia. Mappe di questo tipo è possibile crearne facilmente, grazie a software come uMap che fanno uso di Open Street Maps, e qualcosa a riguardo è in cantiere.

[Una mappa del gruppo di ricerca DatAnalysis15m con i tweet geolocalizzati]

Infine, la Rete può fornire la possibilità di archiviare documenti, leaks, informazioni utili per analizzare le dinamiche politiche ed urbane. Basti pensare a Wikileaks, o ad altri software di whistleblowing anonimo come l’italiano GlobaLeaks, nato nel 2010, dal quale poi è nato Aquileakes per far denunciare abusi e speculazioni nella ricostruzione post-terremoto dell’Aquila. A livello internazionale troviamo Syrian Archive, piattaforma realizzata da giornalisti e associazioni per raccogliere materiale e prove sulle violazioni dei diritti umani nel conflitto siriano, o il recente Data4Democracy, database di materiale condiviso sviluppatosi nei movimenti anti-Trump. Questi sono soltanto alcuni esempi, semplici spunti da cui partire per elaborare insieme nuove strategie, costruire strumenti di analisi e di pratica dentro e contro la Rete. Hackerando, exploitando le reti sociali reali e virtuali, sabotando le comunicazioni, re-inventando nuove identità digitali. Per discuterne insieme abbiamo aperto una pubblicazione Medium sulla quale pubblicheremo analisi e strumenti. Per aggiornamenti potete seguire il nostro profilo twitter.

Teknopolitica-Connecting Struggles

Tw: @teknopol

Medium: https://medium.com/teknopolitica

*Tratto da Teknopolitica