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Tecnopolitica – Parte I

Uno studio su rete e movimenti nel caso concreto del 15M spagnolo.

Per più di sei mesi il gruppo di ricerca DatAnalysis15M ha scandagliato i dati del movimento della acampadas del 15 maggio spagnolo di due anni fa, utilizzando strumenti sia qualitativi che quantitativi. Lo scopo è descrivere un processo che non è soltanto tecnologico “ma anche sociale” e che viene riassunto nel concetto di “tecnopolitica”. La “tecnopolitica”, si legge nel testo, è “l’utilizzo tattico e strategico degli strumenti tecnologici per l’organizzazione, la comunicazione e l’azione collettiva”. È un concetto si differenzia da quello che è stato chiamato “cyber-attivismo” perché non si limita alla sfera digitale ma si rivolge ad alcune pratiche collettive che possono scatenarsi su Internet ma che non restano limitate a quella sfera. La tecnopolitica del 15M, proseguono gli autori, “si è palesata come un’occupazione dello spazio pubblico (inteso nell’accezione fisica, digitale e mediatica) in grado di orientare azioni diffuse anziché rimanere soltanto online”. Proviamo ad isolare alcuni degli elementi fondamentali del dossier: forniscono indicazioni utili e suggestioni pratiche per orientarsi nello scenario della ripresa autunnale.

Massa critica

L’insorgenza del 15M ha avuto bisogno di un lungo processo di lavoro di costruzione e sedimentazione di consapevolezza su Internet. La mobilitazione, dunque, ha corrisposto “all’accumulazione e alla combinazione di differenti condizioni storiche, politiche e soggettive”, come l’incubazione di quella che gli autori del testo definiscono una massa critica formatasi attorno ai temi della libertà in Rete e alla diffusione di massa delle pratiche tecnopolitiche ad essa associate. Ciò si è intrecciato alla crisi economica e alla sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni, rafforzata dalla denuncia di scandali e casi di corruzione. Nel testo si afferma esplicitamente che in paesi come Portogallo, Italia e Grecia che hanno condizioni culturali ed economiche simili a quelle della Spagna, non ci sono stati movimenti analoghi anche per l’assenza di quella “massa critica” e di quella consapevolezza diffusa sull’impiego delle tecnologie in politica di cui si parlava poco prima. A ciò bisogna aggiungere che la “mobilitazione tecnologicamente strutturata” che ha definito il 15M ha avuto due fonti primarie: la “risonanza” prodotta dalle cosiddette “primavere arabe” in Tunisia ed Egitto e la costruzione di una campagna “virale, inclusiva ed empowering” favorita dalla consapevolezza diffusa circa i nuovi media e le loro opportunità. Nel periodo compreso tra aprile e maggio del 2011, il traffico web spagnolo è cresciuto del 17 per cento. I numeri parlano chiaro. Si è verificato un aumento esponenziale: degli account Twitter; del volume dei tweet e dell’attività su Facebook; delle notizie postate sul sito di informazione social spagnolo Meneame.net; degli utenti registrati su N-1, social newtork “libero e autogestito” (da tremila a 40 mila in un mese). Coerentemente, e a differenza dell’esaltazione della Rete tipica dei populismi digitali di casa nostra, l’analisi non manca di insistere a più riprese sul fatto che la Rete non è una sfera autonoma ed autosufficiente. Al contrario, sono state fondamentali le relazioni tra la sfera “reale” e quella “virtuale”, tra Internet e la Strada, tra comunicazione e mobilitazione. Così, si sottolinea il fatto che il 94 per cento dei partecipanti alla manifestazione del 15 maggio avevano anche un profilo in un social network. Si stima che al movimento abbiano aderito e partecipato in qualche modo dai 6 agli 8 milioni e mezzo di persone: il 96 per cento tramite Facebook, il 66 partecipando alle assemblee o alle acampadas, il 45 per cento via Twitter, il 34 per cento presenziando ad assemblee locali.

[Data di creazione di profili Twitter che hanno usato gli hashtag #15M, #democraciarealya, #nolesvotes e #tomalacalle nel maggio 2011. Dati forniti da Mari Luz Congosto. Tecnopolítica: la potencia de las multitudes conectadas, fig. 6, p. 66]

Evento aumentato

Il 15M viene descritto come “un esempio di auto-organizzazione nella società della rete”, in grado di “connettere innovazione politica ed innovazione tecnologica e incorporare l’appropriazione politica e sociale degli strumenti tecnologici”. “In questo senso, il 15M è un evento fisico e postmediatico”, che “si dispiega in sequenza dalla Rete alla strada e alla piazza, in loop di feedback tra l’azione collettiva nella città e le reti social nel cyberspazio”. Ciò ha consentito di rompere la cappa di silenzio che i “mass media” tradizionali avevano imposto sulle proteste, ha rappresentato la “rottura del monopolio dell’agenda-setting”, nel momento in cui i media nazionali sono stati costretti a dare conto dell’evento che avevano ignorato. Così, lo sgombero, all’alba del 17 maggio, dell’acampada di Puerta del Sol è stato diffuso in diretta, in streaming e sui social network. “Lo sgombero, assieme alla rioccupazione della piazza qualche ora dopo, ha costituito un evento aumentato, il segnale diffuso del nascente sistema reticolare del 15M, con l’aiuto di Internet, è stato amplificato quando è entrato nel circuito dei mass media, a livello nazionale ed internazionale. Ciò ha portato centinaia di persone a Puerta del Sol”. Il concetto di “evento aumentato” è ricavato dall’unione dei concetti di “realtà aumentata” e di “evento”. In questo caso, questo evento aumentato ha generato il sistema reticolare del 15M, rappresentato da una costellazione di forme organizzative sul piano fisico e digitale, “che cercano di dare significato e di estendere la loro potenza attraverso una narrazione collettiva transmediale“.

[Sistema multistrato: piazze, Facebook, Twitter, Menéame, massmedia. Tecnopolítica, fig. 25, p. 110]

Mobilitazione emotiva

La ricerca fa riferimento alle teorie sui movimenti nella società in rete di Manuel Castells quando afferma che l’ingrediente decisivo per l’emersione delle insorgenze spagnole, al di là delle condizioni strutturali e della spinta soggettiva, è costituito dalla “mobilitazione emotiva”. Ancora una volta, non si tratta di emozioni fine a sé stesse, costruite ad arte: i tweet che chiamavano la gente in piazza il 15 maggio del 2011 avevano una forte carica emotiva, ma ciò che ha fatto esplodere il movimento è stata “la capacità di interagire con i sentimenti diffusi nelle strade e nelle piazze”. Ciò aggiunge un tassello ulteriore, che ci consente di comprendere meglio cosa intendono gli autori per “tecnopolitica”: “La tecnopolitica ha favorito, grazie al suo potere performativo e alla sua attitudine inclusiva, la capacità di connettersi al mondo, di credere nel nostro potere di prendercene cura e trasformarlo”. L’analisi condotta su un milione di messaggi twittati tra aprile e giugno del 2011, attraverso l’associazione di determinate parole e hashtag con specifiche emozioni ha rivelato che: i tweet relativi al 15M hanno più del doppio della “carica emotiva” rispetto a quelli “normali”, visto che in media il 13 per cento di essi (con picchi di quasi il 20) contiene parole connotate in senso emotivo, a differenza del 5,4 per cento del “tasso emotivo” dei tweet spagnoli dello stesso periodo; analizzando retweet e hashtag, si comprende come il massimo della diffusione virale delle emozioni si sia verificato a metà maggio, e dunque all’apice delle mobilitazioni di piazza; in generale, la “carica emotiva” raggiunge il picco più alto nelle prime settimane di maggio. Secondo gli autori, l’energia del movimento s’è mossa su due gambe che ne costituiscono il “binomio emotivo”: l’empowerment e l’indignazione. Dunque, la rivendicazione di potere e la rabbia vanno di pari passo, scorrono su binari paralleli.

[Concentrazione emotiva dei tweet. Elaborazione di Óscar Marín. Tecnopolítica, fig. 9, p. 75]

Sistema-rete

Il 15M non è un movimento sociale: è un “sistema-rete“. Questa definizione viene utilizzata per distinguerlo dalle forme di coordinamento tra i soggetti organizzati, per includere sia le strutture collettive organizzate che quelle informali, per comprendere sia gli individui che le associazioni, sia le persone accampate che quelle impegnate a sostenerne la comunicazione e l’organizzazione in rete. Alcuni hanno definito il 15M come un “clima”, come “la temperatura sociale in cui si percepiscono accumulazioni di energia o di malessere”. E ancora: “Il clima sociale si carica di affetto, di sinapsi sociali che reagiscono e si muovono insieme, producendo uno stato d’animo collettivo che si può concretizzare o no in una moltitudine connessa, in una attivazione del sistema-rete”. Viene considerato un “nodo” di questo sistema-rete chiunque abbia retwittato un tweet “infettato” dal vocabolario proprio del 15M, in particolare se questo conteneva uno degli hashtag utilizzati nel corso delle mobilitazioni.
Per questo, il sistema-rete è per natura aperto e caratterizzato da confini mobili, definiti dalla relazione tra i nodi. È un organismo “vivo e mutante”. È una struttura “inclusiva, egualitaria e meritocratica” (parola, quest’ultima, nel lessico italiano controversa che in questo caso viene utilizzata per dire che i nodi della rete si riconoscono per il lavoro che fanno di volta in volta), nella quale – come dimostra l’analisi “topologica delle reti” condotta analizzando centinaia di migliaia di tweet e retweet nelle diverse fasi del 15M – contano più gli account collettivi che quelli individuali (ed ecco un’altra differenza sostanziale dalla versione feticistica, gerarchica e centralizzata che della Rete ha fornito il grillismo). “Anche lo strato fisico delle acampadas utilizza un sistema di segni per discutere nelle assemblee e nelle commissioni che è influenzato (a diversi livelli) dalla nuvola di interazioni sociali che si dà nella struttura multistrato e multilivello della rete”. Si tratta di “un embrione di potere costituente” che va analizzato all’interno della relazione tra sistema-rete distribuito e potere costituito. Lo studio dei comportamenti collettivi auto-organizzati ed intelligenti che si coordinano senza bisogno di un’autorità centrale conduce alla nozione di sciame. Come le formiche interagiscono attraverso stimolazioni chimiche per coordinare l’azione collettiva o come gli stormi di uccelli si muovono tutti insieme come se fossero un corpo unico, così il sistema-rete ha reagito a eventi come lo sgombero della piazza del 27 maggio 2011. Il sistema-rete si adatta all’evento aumentato, attraverso l’interazione tra “alte cariche emotive” e “processi di comunicazione autonoma”. L’immagine di un manifestante pestato dalla polizia provoca una reazione. Il susseguirsi di immagini di questo tipo genera un effetto-sciame in grado di contendere la narrazione di un evento ai mass-media e agli attori istituzionali.

[Nell’immagine di copertina: rete di diffusione nella fase di esplosione del 15M. Elaborazione di Pablo Aragón. Tecnopolítica, fig. 21, p. 98]


Tecnopolítica: la potencia de las multitudes conectadas. El sistema red 15M, un nuevo paradigma de la política distribuida, uno studio di @Datanalysis15M, coordinamento del gruppo di ricerca a cura di Javier Toret, Internet Multidisciplinary Institute, 18-06-2013.

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