ITALIA

Tap, la resa dei 5 Stelle: «Ormai chiara l’incompetenza di questo partito»

Dopo l’incontro tra il premier Conte, il sindaco di Melendugno Potì e vari esponenti 5S, la ripresa dei lavori è sempre più vicina. Intanto piovono le accuse dei No Tap, che si preparano a continuare la battaglia

I nodi vengono al pettine. Nella serata di ieri, a Roma, il premier Giuseppe Conte ha incontrato il sindaco di Melendugno Marco Potì, alla presenza della Ministra del Sud Barbara Lezzi, di quello dell’ambiente Sergio Costa e dei parlamentari pugliesi del Movimento 5 Stelle. I risultati del meeting hanno immediatamente alzato un polverone. Nonostante il governo abbia rimandato la decisione definitiva sulla ripresa dei lavori del gasdotto Tap di 24-36 ore, finestra di tempo in cui il Ministro Costa dovrebbe realizzare ulteriori verifiche intorno all’opera, è ormai chiaro a tutti che le promesse elettorali del partito di Di Maio non verranno trasformate in decisioni concrete.

«Ho l’impressione che non si sono fatti tutti quegli approfondimenti necessari né si è dedicato il tempo giusto a cercare qualche motivo valido per bloccare veramente Tap – ha scritto su facebook il sindaco Potì – Non è sufficiente cercare di calcolare i costi di abbandono, con una visione molto ragionieristica e attenta alle conseguenze economiche (tutte da dimostrare e calcolare per bene e non nel modo presentatoci), invece che con una visione più politica, con la P maiuscola».

Ho chiesto al presidente Conte di garantire su Tap un clima politico nuovo, diverso da quello avuto dai governi…

Pubblicato da Marco Poti' su Lunedì 15 ottobre 2018

Intanto, dal cuore del movimento No Tap arrivano le richieste di dimissioni immediate dei rappresentanti 5 Stelle: «devono dimettersi in blocco», dicono alcuni attivisti.

Quando erano all’opposizione, i grillini si erano schierati in maniera netta contro la Trans Adriatic Pipeline, sia a livello locale, con rappresentanti pugliesi e militanti di base impegnati nella battaglia, sia a livello nazionale. Da ricordare la performance di aprile 2017 di Alessandro Di Battista, che arringò la folla di San Foca, il paese dove dovrebbe approdare il Tap, promettendo il blocco dei lavori quando il M5S sarebbe andato al governo.

Le ambiguità del partito, comunque, erano emerse quasi subito. L’incontro Trump-Conte in cui, pare, il premier italiano avrebbe rassicurato il suo omologo statunitense proprio sul gasdotto. Le dichiarazione contraddittorie della Ministra del Sud Lezzi e del Ministro del Lavoro Di Maio. Le ripetute bordate di Salvini sulla continuazione dei lavori. Tutti elementi che avevano fatto intuire ai No Tap come sarebbe andata a finire già tempo fa. Infatti, a luglio scorso era stata contestata la Ministra Lezzi durante un incontro all’università del Salento e ad agosto il portavoce 5S al Senato, Lello Ciampolillo, era stato cacciato dal tradizionale corteo estivo.

Per capire meglio i risultati dell’incontro di ieri e gli umori tra i No Tap, abbiamo telefonato a Gianluca Maggiore, storico esponente del movimento.

Cosa è uscito fuori dell’incontro tra il premier Conte e il sindaco Potì?

È venuta al pettine l’incompetenza di questo pseudo-partito che è andato al governo. Si è capito che tutto il lavoro portato avanti per anni e anni – lavoro documentale, sulle criticità dell’opera, di studio e approfondimento delle procedure – non è stato minimamente preso in considerazione. I portavoce locali del Movimento 5 Stelle avevano semplicemente il compito di portare in Parlamento questo lavoro che noi abbiamo realizzato dal basso. Ma non hanno fatto niente.

È emersa nuovamente la questione delle penali, di cui il movimento No Tap contesta da tempo l’esistenza.

Noi abbiamo un documento in cui il Ministero dello Sviluppo Economico risponde a una domanda specifica sulle penali. L’ipotesi delle penali è stata ventilata durante l’incontro Mattarella-Moavero in Azerbaijan dalla stessa Socar, cioè dalla stessa Tap. Siamo veramente al ridicolo. Le penali sono state calcolate da Tap. Dopo l’incontro, il sindaco Marco Potì mi ha raccontato che in queste presunte penali miliardarie sono stati inclusi i costi degli appalti che Tap ha firmato con altre società private. Cioè, senza nessun contratto alla mano, senza nessun host government agreement (HGA), questi vogliono indietro i soldi per aver firmato appalti vincolanti con società private. Può essere lo Stato a coprire gli appalti di una società privata?

Adesso, come va avanti il movimento No Tap?

Come è andato avanti dal 2011 fino a oggi. Non abbiamo mai avuto nessun governo dalla nostra parte. Non c’è molta differenza con il 2011, tra il governo di Renzi e quello giallo-verde.