ROMA

Salvini mette all’indice le occupazioni, il 22 giugno protesta generale a Roma

Al Nuovo Cinema Palazzo la risposta dei movimenti: «L’unica sicurezza è la solidarietà»

«Qui nel 2011 non c’era niente, guardate ora», dice al microfono un’attivista del Nuovo Cinema Palazzo, occupazione nel quartiere romano di San Lorenzo che ha sventato la nascita di un casinò. Intorno a lei, oltre agli strumenti utilizzati per proiezioni, spettacoli e reading, ci sono più di 250 persone. Sedie e spalti disposti a ovale sono pieni. Qualcuno resta in piedi. Più che un’assemblea sembra un congresso dell’autogestione romana.

A centri sociali e case occupate accorse da tutta la città si sommano associazioni come Attac e Alter Ego, la missione Mediterranea, la Rete dello sport popolare, comitati di quartiere, attiviste di Non Una Di Meno. L’occasione dell’incontro corale, oltre le differenze che spesso dividono anche questo mondo, è una circolare della prefettura di Roma trapelata nelle scorse settimane. Reca una lista di 22 esperienze socio-culturali e abitative da cancellare dalla mappa della città.

Tra loro ci sono palazzi occupati che offrono un tetto a quasi 2.300 persone, storici centri sociali come Acrobax e Strike, creati sull’onda lunga di Genova 2001, e altri nati più recentemente, come lo stesso Nuovo Cinema Palazzo e la Biblioteca Abusiva Metropolitana. C’è anche la casa delle donne Lucha Y Siesta, che ospita donne vittime di violenza. La motivazione ufficiale sono le somme che il ministero dell’Interno dovrebbe risarcire ai proprietari di immobili non sgomberati. Secondo gli attivisti, però, il nodo è politico. Del resto, per il ministro Salvini i centri sociali sono un’ossessione.

La nostra «è una scelta che disturba. Dalla guerriglia amministrativa nei confronti di associazioni, teatri, comitati e spazi occupati, si è passati ad una guerra a tutto campo alla solidarietà», è scritto nell’appello di convocazione dell’incontro. E infatti più che raccontare le innumerevoli attività che si svolgono in questo pezzo di città, ci si concentra di più a tessere le fila delle forme di resistenza che da simili luoghi traggono linfa. Dalla battaglia per la vita nel Mediterraneo alla scorta antifascista a Mimmo Lucano, dalla risposta solidale a Casal Bruciato ai movimenti femministi e alle vertenze contro la speculazione.

«Non dobbiamo difendere degli spazi fisici, ma attaccare per un’idea di città e di paese alternative a quelle di Lega e 5 Stelle», dicono al microfono. L’appuntamento è per un grande corteo cittadino il prossimo 22 giugno.

Articolo pubblicato su il manifesto