ROMA

Quattro stelle: 400 persone senza luce né acqua. Silenzio dei Cinque stelle

Sabato 10 novembre un incendio ha danneggiato il Quattro Stelle, un’occupazione abitativa dove vivono 400 persone. Nelle parole degli occupanti, la rabbia per le richieste inascoltate dal Comune di Roma e il timore che l’incidente possa essere usato per sgomberare l’edificio

Non c’è puzza di bruciato, né si vedono muri anneriti. Varcando il cancello d’ingresso dell’ex hotel Eurostars, ribattezzato Quattro stelle dopo l’occupazione, si vede una montagna di bottiglie d’acqua e si sente un grosso generatore che produce elettricità. Quattro ragazze, all’interno di una casetta di legno, amministrano le donazioni di cibo e vestiti: le prendono, le sistemano e le distribuiscono tra le persone che ne hanno bisogno. Un grande striscione svetta in mezzo al cortile: «Legittima difesa con ogni mezzo necessario». Alla sua sinistra una scritta verticale: «Resist». A destra, molto più in là, la proposta di un’inedita alleanza: Cr7 + Neymar.

 

«Sabato scorso c’è stato un corto circuito – racconta Ernesto, uno degli occupanti – Abbiamo avuto paura e ci sono stati dei feriti lievi. Per fortuna, abbiamo reagito con grande prontezza, evitando danni maggiori. Alla fine è bruciato soltanto un corridoio su cui affacciano una decina di stanze. Il problema principale è che ci hanno staccato acqua e luce. Ti sembra possibile lasciare tutte queste persone senza acqua? È una vergogna». 

 

Al Quattro stelle di persone ne vivono oltre 400. Cittadini italiani, di nascita o di acquisizione, insieme a tanti migranti sudamericani e africani. Tra loro 140 bimbi. «Centoquarantuno – precisa una ragazza, sorridendo – più due in arrivo». Tutti i bambini sono integrati nelle scuole della periferia est di Roma. La maggior parte di loro frequenta la vicina scuola elementare Gioacchino Gesmundo, proprio al centro di Tor Sapienza. Qualcun altro, invece, ostinatamente sceglie di affrontare ogni giorno la traversata verso Casilino 23, pur di continuare a frequentare la Iqbal Masih, la scuola capolavoro di integrazione recentemente dedicata a Simonetta Salacone. «Si trovavano troppo bene per cambiare».

 

 

In questi giorni, molti piccoli compagni di classe, insieme ai loro genitori e alle insegnanti, sono passati dal palazzo occupato. Volevano portare un sostegno concreto e un abbraccio. «I bambini erano preoccupati di non vedere i loro amici a scuola – racconta una donna – Questo è un segnale importante. Perché anche intorno a questa casa sono stati agitati discorsi razzisti per dire che siamo un problema di ordine pubblico. Ma questo giochetto non sta funzionando, perché siamo un corpo collettivo, autorganizzato e perché siamo inseriti in questo quartiere. Molti di noi qui lavorano o portano i figli a scuola. Il nostro problema è soltanto uno: non riusciamo a pagare l’affitto di una casa, in questa città che ha prezzi assurdi».

Fuori dal cortile dell’hotel c’è la protezione civile con un camper e qualche bagno chimico. È l’unica presenza istituzionale. «Da sabato stiamo chiedendo che venga riallacciata l’acqua o almeno che il Comune faccia arrivare una cisterna – dice Irene, attivista dei Blocchi Precari Metropolitani – Ma ancora niente. Non si possono abbandonare così 400 persone. Da qui è passata soltanto l’assessora alla persona, scuola e comunità solidale Laura Baldassarre. Ha proposto le solite sistemazioni temporanee in centri d’accoglienza, per tutelare le cosiddette fragilità. Ma che significa? Qui ci sono solo persone che hanno bisogno di una casa popolare, non di altro assistenzialismo. Solo un nucleo familiare ha accettato la proposta dell’assessora, perché era in una situazione di grossa difficoltà. Adesso hanno paura di ritrovarsi per strada tra due mesi, quando l’accoglienza potrebbe terminare. Anche una coppia di anziani aveva accettato l’offerta del Comune. Hanno entrambi 80 anni. Quando hanno capito che sarebbero stati separati, hanno preferito dormire una notte in tenda e poi rientrare nell’occupazione».

 

 

Il Quattro stelle è una delle occupazioni a rischio sgombero. Probabilmente è tra quelle 27 indicate ieri da Matteo Salvini. Era anche nella lista redatta dal commissario Tronca. L’incidente di sabato scorso rischia di essere usato come escamotage per favorire l’evacuazione violenta del palazzo. Come negli altri casi, di soluzioni alternative adeguate – che qui significano soltanto casa popolare – neanche l’ombra.

 

Si stima che a Roma siano più di 6000 le persone che vivono in occupazione abitativa. A questa realtà, che non è un’emergenza ma una situazione strutturale, la Giunta Raggi è stata costantemente incapace di fornire una soluzione adeguata.

 

La strategia dell’assessora Baldassarre – quella di tutelare soltanto le cosiddette “fragilità” (anziani, malati, bambini) con i pochi mezzi messi a disposizione da un bilancio sempre più povero per questi capitoli di spesa – si rivela sistematicamente fallimentare di fronte a un disagio abitativo fatto di numeri così consistenti, e soprattutto composto da nuclei familiari solidi e spesso integrati nel tessuto sociale. A ciò si aggiunge la testardaggine ideologica dell’assessora al patrimonio e politiche abitative, Rosalba Castiglione, dedita soltanto a svuotare l’oceano dell’emergenza abitativa romana con il cucchiaino degli sgomberi dalle case popolari delle famiglie che ne avrebbero perso i requisiti.

Allo stesso tempo, l’amministrazione comunale rifiuta categoricamente di spendere i 200 milioni stanziati dalla Regione Lazio pur di non riconoscere i movimenti per il diritto all’abitare. Oggi Raggi si rende forse conto che l’esito delle sue scelte politiche spiana la strada alle ruspe di Salvini e al pugno di ferro della Prefettura, ma che quelle scelte determinano nel tessuto urbano soltanto disagio e insicurezza. Eppure, di una svolta politica non si vede neppure l’ombra.

Intanto, chi rischia lo sgombero dall’unico luogo che oggi può chiamare casa, è pronto a tutto. «Noi da qui non ce ne andiamo, abbiamo trasformato un palazzo abbandonato nella nostra casa. La difenderemo», dicono da dietro il cancello del Quattro stelle.

 

Per dare una mano: al momento, più che vestiti servono acqua in bottiglia (tanta acqua) e cibi a lunga conservazione. C’è bisogno anche di materassi e coperte. Per raggiungere il Quattro stelle dovete percorrere via Prenestina verso il raccordo. Superato Decathlon sulla destra, si incontra un bar con una grossa mucca di plastica davanti. Poco oltre, prima di una rotonda, c’è una stradina che si apre sulla destra. Prendetela, tirate dritto per qualche centinaia di metri e sarete arrivati.  

 

Foto di Daniele Napolitano