ROMA

Piazza dei Navigatori di lungo corso!

Una convenzione non rispettata si trasforma in un’altra convenzione molto conveniente per gli inadempienti. L’Amministrazione di Roma non riesce a cambiare passo

Si chiama piazza dei Navigatori, ma la piazza come luogo fisico, simbolico, spazio di socialità, non c’è.  È sostituita da una rotonda spartitraffico, con l’erba incolta che circonda la scultura in bronzo dell’artista Luigi Gheno, alta più di cinque metri.

Proprio lì, sulla piazza che non c’è, si affacciano un edificio di vetro e acciaio alto dieci piani e una piastra commerciale. Si sono potuti costruire in virtù di una convenzione urbanistica stipulata nel 2004, sindaco Veltroni, per l’attuazione dell’Accordo di Programma approvato l’anno prima. I privati si impegnavano a realizzare le opere di urbanizzazione previste in cambio della concessione a realizzare 184.000 metri cubi. Gli impegni presi erano garantiti da polizze fidejussorie dagli importi milionari.

I cittadini hanno visto nascere quasi subito gli edifici assentiti. Hanno invece atteso invano per anni di vedere la realizzazione del previsto interramento della Colombo e di una vera piazza verde sovrastante per poter riunificare i due tratti urbani tagliati dalla strada. Neanche l’asilo nido, il campo sportivo per bambini, i negozi di vicinato promessi sono apparsi all’orizzonte.

Le polizze fidejussorie scadute e mai rinnovate non rappresentavano più una garanzia.

Una lunga battaglia è stata portata avanti dagli abitanti del quartiere e dal Municipio per ottenere il rispetto della convenzione, chiedendo la risoluzione del contratto in danno dei privati inadempienti, con l’acquisizione dei beni da parte dell’Amministrazione.

Era proprio per ottenere le opere pubbliche giudicate indispensabili alla riqualificazione del quartiere che si erano cedute le aree e i diritti edificatori, cambiandone la destinazione di piano. I costruttori erano stati esentati persino dall’obbligo di pagare i contributi previsti per il rilascio dei permessi di costruire.

Un regalo enorme. Evidentemente ritenuto insufficiente da chi si sente padrone della città e la considera come un suo strumento per accumulare rendita.

Un nuovo patto oggi è stato stipulato fra l’Amministrazione Raggi e gli imprenditori inadempienti. Con la delibera di Giunta 4497/2018 l’Amministrazione conferma la cessione delle aree e dei diritti edificatori a privati e introduce ulteriori modifiche di destinazione d’uso. Consente la realizzazione di altri 66.760 metri cubi, concentrati in un edificio di 13 piani, da realizzarsi accanto a quello esistente. Conferma la rinuncia a esigere i contributi obbligatori per l’ottenimento del permesso di costruire e si concede ai privati di realizzare direttamente le opere pubbliche previste, che sarebbero ora salite a un controvalore di 30 milioni di euro. Dall’elenco però sono sparite alcune opere pubbliche prima previste. Sono naturalmente le più onerose: la realizzazione del sottopasso, l’impianto di illuminazione delle aree pubbliche e persino l’asilo nido. Sparisce anche ogni riferimento alle fidejussioni mai rinnovate che avrebbero dovuto garantire l’Amministrazione.

Il caso di piazza dei Navigatori non è certo un’eccezione. Roma è la capitale delle convenzioni non rispettate. Basta guardare la situazione dei Punti verdi qualità, le aree pubbliche affidate in convenzione a privati, affinché realizzassero impianti sportivi. In molte di queste sono stati realizzati abusivamente supermercati e ristoranti, altre sono abbandonate.

Cosa farà l’amministrazione? Concederà cubatura anche in questo caso, per avere finalmente gli impianti pubblici previsti dagli accordi disattesi?

Per non parlare dei 112 Piani di zona realizzati, dove l’80% degli oneri di urbanizzazione (scuole, chiese, aree verdi, centri sportivi) che era previsto dalla convenzione fossero a carico dei costruttori non sono mai stati realizzati. Case pagate o affittate a prezzi illegalmente maggiorati hanno allacci fognari di fortuna, strade per raggiungerle mai completate, illuminazione pubblica inesistente.

Non ci sono le risorse per intervenire.

Ecco il mantra che si trasforma in leva per sollevare rendita, come è sempre avvenuto, lasciando i cittadini inermi di fronte all’ingiustizia.

Si sperava non avvenisse più!

 

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