ITALIA

Pensieri dalla quarantena

Il virus crea nuove fragilità e può farne scoprire di nascoste. In fin dei conti l’emergenza che produce mostra una norma che regola il mondo contemporaneo: devi essere forte, sano e produttivo

Giorno di quarantena numero sei, dodici giorni dall’ultimo contatto con una mia amica risultata positiva. Oggi non voglio parlare di come sto fisicamente, ma se proprio lo volete sapere, stamattina stavo ‘na chiavica, con mal di testa e dolori alla schiena. Poi dopo pranzo ho preso un caffè e mi sono collegata online per seguire la prima lezione telematica via Facebook… e mi è passato tutto! Chissà, forse la tensione emotiva mi stritola tutte le ossa ed è molta di più di quanto possa percepire la mia coscienza.

In questi giorni sto riflettendo molto sull’epidemia. Leggo alcuni articoli di giornale che parlano di come essa sia democratica, del fatto che colpisca sia ricchi che poveri, della sua coscienza di classe. Ma siamo davvero convinti di questo? Il virus come sappiamo, invece, ha effetti più disastrosi su pazienti già vulnerabili: anziani, malati di cancro, persone con malattie genetiche legate all’apparato respiratorio, per non parlare poi di tutti quei corpi bloccati tra due frontiere, nella terra di nessuno, senza casa e senza servizi sanitari.

E dato che questo virus ha effetti quasi letali per le persone più vulnerabili, forse tanto democratico non è. Definirlo così sembra una conseguenza dell’attuale regime capitalista: il soggetto neoliberale è produttivo, sano e bello.

Ma quanti corpi rimangono esclusi da questa norma?

Recentemente il padre di una mia amica, che chiamerò Fango, è risultato positivo al Corona virus. Il padre di Fango è portatore di una malattia genetica molto simile alla fibrosi cistica, che però non si era manifestata fino a ora. Il padre di Fango è in terapia intensiva. E c’è di più, dato che molto spesso nemmeno noi siamo del tutto coscienti dei segreti che si annidano nei nostri corpi – e nemmeno lo erano i genitori di Fango quando hanno deciso di procreare – sia Fango che i suoi fratelli hanno ereditato questa malattia, asintomatica, perché anche la madre è una portatrice asintomatica. La settimana scorsa Fango, i suoi fratelli e la loro madre hanno fatto il tampone, tre su quattro sono positivi: Fango, sua madre e suo fratello maggiore.

L’altro giorno l’Asl, di punto in bianco, decide di chiamare Fango e suo fratello per dirgli di andare urgentemente all’ospedale per fare una tac per prevenzione rispetto al Covid-19. Dopo essere arrivati all’ospedale con un’ambulanza, ricevono una ramanzina dal personale di servizio che, con aria seccata, dice loro di ritornare a casa il prima possibile, non essendo loro soggetti sintomatici e, dunque, casi non urgenti. Scommetto che Fango a quel punto, molto incazzata, avrà pensato che voleva solo tornare a casa e buttarsi nel letto a vedere un bel film sorseggiando una camomilla – a Fango piacciono tanto i film, nel suo cervello racchiude le informazioni di quasi tutte le pagine di recensioni cinematografiche esistenti, una vera ricchezza per le persone che come me ci condividono sorrisi, lacrime e canti profondi.

Ma Fango a casa sua non ci sarebbe arrivata così presto. L’ambulanza che aveva accompagnato lei e suo fratello era già tornata indietro per la sanificazione e l’ospedale non poteva mettergliene un’altra a disposizione. E quindi che succede? Quindi il personale li invita gentilmente ad aspettare fuori dal pronto soccorso dell’ospedale. Due positivi, di sera, a prendere il freddo, fuori dal pronto soccorso! Fango e suo fratello al freddo e al gelo ci rimangono per più di tre ore, perché l’ambulanza, che a quel punto doveva essere privata, sarebbe costata 400 euro e la madre in quarantena non si poteva muovere da casa. Una situazione paradossale, mentre tutti parlano di contagio.

La situazione si è smossa solo quando l’avvocato amico della famiglia di Fango ha chiamato il Sindaco del paese minacciandolo di raccontare tutto ai giornali e così il Sindaco ha “spontaneamente” deciso di mettere a disposizione un’ambulanza, mentre la mamma di Fango già al volante, scortata dal fratello, riceveva la notizia del cambio repentino di decisione del Sindaco e faceva dietrofront.

Fango l’ho sentita oggi. Sembrava stesse meglio. Ieri è stato davvero un inferno, anche per me, che ne seguivo gli aggiornamenti dalla mia quarantena. Fango ha il padre in terapia intensiva e le viene comunicato che probabilmente è molto più vulnerabile di quanto creda a un virus che già sa di avere. Invece che prenderla e posarla con cura su un letto di nuvola, le istituzioni la sbattono avanti e dietro come una bottiglia di champagne.

La gestione di quest’emergenza in fin dei conti non agisce fuori dalla norma che regola il mondo contemporaneo: più sei vulnerabile e meno ti aiutano. Anzi, se sei vulnerabile è colpa tua che “non gestisci bene” il problema.