ITALIA

Nasce a Bologna la “Scuola Politica Autonoma”

Mercoledì 9 ottobre a Bologna, assemblea di lancio della Scuola Politica Autonoma, un progetto di intersezione tra teoria e pratiche di movimento, tra autoformazione e attivismo.

Nel pieno del ciclo reazionario che stiamo vivendo ci siamo spesso domandat* se gli strumenti discorsivi dei movimenti fossero adeguati a far fronte alla torsione populista del pensiero dominante, e se le pratiche messe in campo a livello globale fossero adeguatamente efficaci alla sfida: è evidente a tutt* che le risposte finora individuate sono state perlomeno parziali.

Pensiamo quindi che un lavoro di ricerca attorno ad alcuni nodi politici si renda quanto mai necessario.
Nell’era della postdemocrazia, in cui la finanza mostra il suo lato più predatorio e le istituzioni economiche si trasformano in organi di controllo politico di intere aree geografiche, le risposte alla fame di democrazia ci sembra si stiano articolando in due opzioni di segno opposto.
Da un lato, il tentativo dei sovranismi di rispondere a tale domanda in senso autoritario, con un ritorno ai confini e alla difesa, in senso corporativo, dei privilegi di razza, genere e classe.
Dall’altro la potenza espressa dai movimenti globali come Ni Una Menos e dagli Scioperi per il Clima, ma anche le esperienze dei Gilet Jaunes e dei giovani di Hong Kong, che invece ci consegnano una capacità trasformativa e di mobilitazione attorno a temi decisivi nella ridefinizione di un progetto di società.

Attorno alla pratica dello sciopero sociale, femminista e climatico, è possibile sviluppare lotte intersezionali in grado di trasformare processi, agire contropotere e costruire nuova società. Decisivo è interrogarsi collettivamente su come creare istituzioni autonome durature e alternative al progetto sovranista e populista, alle opzioni neoliberali e al comando della rendita e della finanza.

I movimenti transfemministi e i movimenti per il clima ci scuotono: trasformano e ci trasformano. Maree scomposte, composite, potenti, intersezionali, radicali. Movimentazioni da alimentare e che ci consegnano elementi inediti su cui ragionare in profondità.

Oltre a queste, lo scontro frontale tra la determinazione dei/delle migranti per la libertà di movimento e la retorica della difesa dei confini, tra la criminalizzazione della solidarietà e la sua politicizzazione con le conseguenti azioni diffuse e mobilitazioni molecolari, ha egemonizzato il discorso politico definendo anche in questo caso una tensione irriducibile tra due diverse ipotesi di società.
È attorno quindi al duplice movimento che ci vede opporci contemporaneamente a chi detiene le leve del comando di capitale e chi le “sfida” in senso reazionario che va articolato un progetto di Scuola Politica: è proprio questo ampio campo di tensione multipolare che rende necessario oggi avviare una nuova fase di ricerca di strumenti utili ai movimenti trasformativi.
Inaugurare dunque una Scuola Politica per rispondere alla necessità di segnare una netta discontinuità rispetto all’offerta formativa accademica, che sia alla ricerca di un metodo e non di risposte, che indaghi il presente e le sue trasformazioni, che sia motore di iniziativa e condivisione di saperi critici.

Scegliamo di rendere sin da subito pubblici i nostri appuntamenti, per aprire feconde processualità assembleari e laboratoriali. Esercizio comune dovrà essere l’intreccio di molteplici soggettività, la messa in discussione di ognun* di noi nella relazione con l’altr*, la federazione di differenze.

Una Scuola che interroghi la relazione tra politica e movimenti, che ci consegni ulteriori spunti e strumenti utili, che coniughi autoformazione e attivismo.
Davanti a ipotesi ben distinte che si contendono gli spazi – di discorso e fisici della nostra città – i fenomeni di espropriazione trainati dalla Gig economy e dalla turistificazione cercano di ridefinirne la geografia e i contorni.
Le pratiche mutualistiche, già in campo, rappresentano non solo dei punti di rottura ma degli spazi ricompositivi del precariato metropolitano che ridisegnano le mappe della città e dei suoi rapporti sociali, dando vita a ipotesi neo-municipali da esplorare e praticare. Il diritto alla città diviene terreno di soggettivazione del lavoro vivo e campo di sperimentazione di nuove alleanze e nuove rivendicazioni.

All’interno di queste nuove istituzioni si muovono una pluralità di soggetti, istanze e pratiche, come succede anche negli spazi liberati di Làbas in Vicolo Bolognetti, lì dove vogliamo dare vita ad una Scuola Politica Autonoma.

Autonoma nei percorsi e nel metodo, che assuma fino in fondo la prospettiva femminista, che metta in discussione i ruoli e i linguaggi, le modalità operative e decisionali: una Scuola Politica aperta e in continuo movimento.

Per questo motivo invitiamo tutt* mercoledì 9 ottobre alle ore 20.00 presso la sala multimediale della Biblioteca Ruffilli c/o Vicolo Bolognetti 2, per l’apertura di questo percorso.

 

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