DIRITTI

Migranti, sono partiti i test “d’italianità”


Creato dal «pacchetto sicurezza» di Berlusconi il «permesso a punti» obbliga i cittadini stranieri ad apprendere la lingua e l’educazione civica pena l’espulsione dall’Italia. Un libro a più voci (di immi­nente uscita) che abbiamo curato, Il dovere di inte­grarsi, prova a met­tere a tema il prov­ve­di­mento legi­sla­tivo ed i suoi effetti su sog­getti e società.

Il 10 marzo sono ini­ziati i «test di ita­lia­nità» per i primi stra­nieri non comu­ni­tari che hanno sot­to­scritto l’Accordo di inte­gra­zione, il cosid­detto «per­messo a punti». Intro­dotto nel Testo Unico Immi­gra­zione (all’art. 4 bis) nel 2009, dal «pac­chetto sicu­rezza» dell’ultimo governo Ber­lu­sconi, que­sto isti­tuto obbliga i cit­ta­dini stra­nieri che fanno richie­sta di un per­messo di sog­giorno non infe­riore a 12 mesi ad impe­gnarsi, nei due anni suc­ces­sivi al loro ingresso in Ita­lia (più uno, per i “ripe­tenti”), ad appren­dere la lin­gua ita­liana, ad acqui­sire nozioni sul fun­zio­na­mento delle isti­tu­zioni e sull’organizzazione della vita civile e a man­dare i figli alla scuola dell’obbligo, pena l’espulsione dal ter­ri­to­rio nazio­nale.

10 marzo sono ini­ziati i «test di ita­lia­nità» per i primi stra­nieri non comu­ni­tari che hanno sot­to­scritto l’Accordo di inte­gra­zione, il cosid­detto «per­messo a punti». Intro­dotto nel Testo Unico Immi­gra­zione (all’art. 4 bis) nel 2009, dal «pac­chetto sicu­rezza» dell’ultimo governo Ber­lu­sconi, que­sto isti­tuto obbliga i cit­ta­dini stra­nieri che fanno richie­sta di un per­messo di sog­giorno non infe­riore a 12 mesi ad impe­gnarsi, nei due anni suc­ces­sivi al loro ingresso in Ita­lia (più uno, per i “ripe­tenti”), ad appren­dere la lin­gua ita­liana, ad acqui­sire nozioni sul fun­zio­na­mento delle isti­tu­zioni e sull’organizzazione della vita civile e a man­dare i figli alla scuola dell’obbligo, pena l’espulsione dal ter­ri­to­rio nazio­na

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Que­sto aut aut vale per tutti, salvo alcune cate­go­rie spe­ci­fi­che di migranti. Ad oggi sono poco meno di 150mila le per­sone trac­ciate nell’Anagrafe dei sot­to­scrit­tori, in mag­gio­ranza gio­vani donne, giunte in Ita­lia prin­ci­pal­mente per motivi di fami­glia, di lavoro e di stu­dio. Dovranno dimo­strare di avere rispet­tato gli obbli­ghi pre­vi­sti dall’accordo, attra­verso la veri­fica della docu­men­ta­zione richie­sta per l’acquisizione dei cre­diti (in tutto, 30). In man­canza della quale dovranno sot­to­porsi ai test di lin­gua ita­liana e di edu­ca­zione civica som­mi­ni­strati presso i locali delle già obe­rate e buro­cra­tiz­zate ammi­ni­stra­zioni dello Stato.

Per capi­ta­liz­zare i cre­diti, e soprat­tutto per non veder­seli decur­tare, biso­gna impe­gnarsi, meri­tare, stare al pro­prio posto. Esi­stono, infatti, negli alle­gati b) e c) del Decreto 179/2011 (che lo rende un isti­tuto reale ed ope­ra­tivo), tabelle di sin­tesi degli “atti buoni” (cre­diti rico­no­sci­bili) e di quelli «cat­tivi» (cre­diti decur­ta­bili). Non solo l’apprendimento della lin­gua ita­liana, la cono­scenza del sistema Ita­lia e l’adempimento del diritto-dovere di istru­zione e for­ma­zione per i pro­pri figli (art. 2), con­si­de­rati «atti neces­sari», pena la per­dita della «patente».

I cit­ta­dini stra­nieri pos­sono vedersi accre­di­tare o decur­tare punti a seconda se avviino un’attività impren­di­to­riale, eleg­gano il medico di base, pre­stino il tempo libero per atti­vità asso­cia­tive e di volon­ta­riato, con­tri­bui­scano al get­tito fiscale, accen­dano un mutuo: un vero e pro­prio pro­cesso di cit­ta­di­niz­za­zione con­ta­bile, «a par­tita dop­pia». Ritorna nell’accordo (all’art. 2, comma 5) per­sino la dimen­ti­cata Carta dei Valori (frutto decom­po­sto del già mini­stero Amato, governo di centro-sinistra), che da fle­bile atto di testi­mo­nianza in vita dell’identità ita­lica, così come con­ce­pito nel 2007, diviene oggi misura d’integrazione, cui si deve ade­rire. In un guaz­za­bu­glio di prin­cipi costi­tu­zio­nali, dichia­ra­zioni di buon senso e “con­di­visi” assetti valo­riali pro­pri della nostra comunità.

L’intero sistema si regge su un approc­cio cono­sciuto dai gio­vani ita­liani che fre­quen­tano l’università. Il man­tra del merito e della valu­ta­zione, attra­verso il sistema dei cre­diti, dei punti, delle cer­ti­fi­ca­zioni (così come quello degli indici di inte­gra­zione), risponde ad un’ossessione quan­to­fre­nica che governa la sele­zione dei ricer­ca­tori o la valu­ta­zione degli ate­nei e, in que­sto caso, più dram­ma­ti­ca­mente, le tra­iet­to­rie di vita dei migranti. Una tec­nica di governo arit­me­tico somma e sot­trae; la vita con­trol­lata e digi­ta­liz­zata diventa misura, pun­teg­gio. La stessa cit­ta­di­nanza diviene un con­tratto in cui gio­cano in modo uni­la­te­rale la lealtà verso lo Stato e la dimo­stra­zione di fedeltà e di con­se­guente meritevolezza.

L’orientamento secu­ri­ta­rio euro­peo viene inter­pre­tato con un’esasperazione iden­ti­ta­ria tutta ita­liana: lavo­ra­tori, ospiti tem­po­ra­nei, tra­spa­renti ed afoni in casa d’altri, peren­ne­mente assog­get­tati al ren­dere conto della pro­pria vita. Si aprono nuovi mer­cati dei cre­diti, ma soprat­tutto viene indi­vi­dua­liz­zata la respon­sa­bi­lità dell’integrazione. Sul migrante rica­drà, inte­ra­mente, il merito della sua col­lo­ca­zione: attra­verso l’impegno per­so­nale, l’operosità, il rispetto delle leggi, l’adesione ai valori e la fedeltà verso la comu­nità ospite meri­terà il pre­mio finale del «trat­ta­mento a punti», per un posi­zio­na­mento sociale già dato e, soprat­tutto, subal­terno.

Que­sta ambi­guità tra eman­ci­pa­zione indi­vi­duale e assi­mi­la­zio­ni­smo neo-coloniale ritorna in più punti del testo di legge e rimanda al modello di società che si sta per­se­guendo. L’accordo di inte­gra­zione (e prima ancora, il test di lin­gua ita­liana per i lungo sog­gior­nanti, anch’esso intro­dotto nel Testo Unico dal “pac­chetto sicu­rezza” del 2009) è un dispo­si­tivo nor­ma­tivo estre­ma­mente insi­dioso, poi­ché crea ulte­riori osta­coli ai per­corsi sin­go­lari della mobi­lità umana. Di più, allude ad un pro­cesso di incor­po­ra­zione lineare, uni­voco e dove­roso, che nega l’estrema arti­co­la­zione dei desi­deri dei migranti. L’analisi di que­sto dispo­si­tivo, e la sua deco­stru­zione, dovrebbe diven­tare uno dei punti di azione della com­po­si­zione “metic­cia” dei movi­menti che in que­sti anni si stanno bat­tendo con­tro le poli­ti­che neoliberiste.

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