ROMA

Lo sciopero per il clima riempie le strade della capitale. «Agire ora»

Oltre 200mila ragazze e ragazzi in piazza a Roma. Ma più dei numeri contano creatività, innovazione e carica di questo nuovo movimento ecologista che sta scuotendo il pianeta

Una marea colorata e incredibilmente giovane ha inondato oggi le strade di Roma. Il terzo sciopero globale per il clima ha sfilato da stazione Termini a piazza Venezia. Il percorso è quello solito dei cortei della capitale, battuto innumerevoli volte negli ultimi anni. Questa volta, però, per molti dei manifestanti è inedito. «È la prima volta che partecipo – racconta Martina, 14 anni del liceo Tacito – Non ero riuscita a essere presente ai due scioperi precedenti, ma questo non l’avrei perso per nulla al mondo. È il nostro compito, dei ragazzi e delle ragazze della mia età, fermare questo disastro».

A 11 anni dall’Onda studentesca si rivedono nella stessa piazza studenti di scuole elementari, medie, superiori e università. Di quel movimento si risentono anche alcuni cori: «Se ci bloccano il futuro noi blocchiamo la città» e «Tutti insieme famo paura». Ma il quadro è completamente nuovo e per certi versi ribaltato. Dalla Sapienza sono partiti in 200, una goccia nel mare di studenti delle scuole. Rispetto ai due scioperi precedenti, del 15 marzo e 24 maggio, gli spezzoni sono più ordinati. C’è quello del coordinamento Smash, le scuole di Roma Sud, da Garbatella a Laurentina. C’è lo striscione del Tacito, del Virgilio e del Montale.

Ci sono interi spezzoni di scuole medie ed elementari. «Sono venuto in piazza con mio figlio che ha 12 anni – racconta Roberta – Perché questa battaglia riguarda entrambi». «In pochi mesi è cambiato tutto – dice Antonio, professore di lettere – Prima eravamo noi a fare educazione ambientale, adesso sono i nostri giovani studenti a chiedercelo. Oggi qui c’è quasi tutta la scuola».

La creatività di questo movimento si misura sulle scritte dei tantissimi cartelli che i ragazzi hanno creato nelle assemblee di istituto e stamattina presto, prima di raggiungere il concentramento. Due le caratteristiche comuni: l’ironia e i doppi sensi a sfondo sessuale. «Voglio un caldo appuntamento, non un caldo pianeta», «Il pianeta brucia più di me», «Fate l’amore non il Co2». E poi: «Ci avete rotto i polmoni», «PORco2», «Molti cannoni, zero emissioni». Tantissimi, ed è una novità qui in Italia, sono in inglese: «Like the oceans we rise», «Don’t break my Earth».

Nella piazza i vecchi militanti si aggirano spaesati. Qualcuno prova a distribuire i soliti giornali su comuni e lotte comuniste ma i ragazzi contestano lo spreco di carta. Altri si sono nascosti dietro striscioni con qualche parola e poi #ForFuture ma non hanno resistito a scrivere il nome della propria mozione sui volantini che distribuiscono intorno. Molti fanno foto e video. Tanti non sono proprio venuti.

C’è un grande striscione che dice: «Distruggi il sistema, non il clima». Lo reggono gli studenti del Socrate. Sono soprattutto ragazze. Dietro c’è Roberta, ha 15 anni. «Penso che bisogna partire dalle piccole cose, ridurre l’uso di plastica, usare meno la macchina, ma so anche che questo non basta – dice – Servono delle politiche efficaci che cambino tutto. Bisogna ridurre le emissioni, smettere di produrre materiali inquinanti. Il problema è che al potere ci sono personaggi come Trump». Greta? «Un simbolo importante, ma in tutto il mondo siamo tantissimi» dice Marco, con la bandiera antifascista sul petto.

Mentre parlano, dietro di loro sfila una ragazza altissima e con la carnagione scura. Ha un cartello a due facce: «Destroy the patriarchy not the planet» da un lato, «We are skipping our lesson to teach you one: respect your mother». Ecologismo e femminismo si intrecciano nelle mani di questa giovane donna. Il futuro sta passando da qui.