MONDO

La Tunisia è africana e non c’è spazio per il razzismo

Le dichiarazioni del presidente Kais Saied contro i migranti subsahariani hanno scatenato un’ondata di violenze razziste. Quelle parole sono state pronunciate pochi giorni l’incontro nella capitale del paese nordafricano con i ministri italiani Antonio Tajani (Esteri) e Matteo Piantedosi (Interni). Ma la società tunisina non ci sta e scende in piazza a protestare

È arrivata forte dalla piazza la risposta dei tunisini e delle tunisine all’ondata di violenza xenofoba che sta sconvolgendo il paese negli ultimi mesi.

Al grido di “Tunis Tunis Ifriqiya ma fi plaza lil ‘unsuriyya” – la Tunisia è africana e non c’è spazio per il razzismo – una manifestazione molto partecipata ha sfilato dal Sindacato Nazionale dei Giornalisti Tunisini (SNJT) fino al teatro municipale sull’Avenue Habib Bourghiba, arteria del centro città e strada simbolo della rivoluzione tunisina del 2011. I cartelli dei manifestanti richiamano le battaglie oltreaceano contro il razzismo “Black lives matter” oppure “We’re all africans”.

La manifestazione è stata organizzata in seguito agli inquietanti avvenimenti delle ultime settimane. I migranti originari dei paesi subsahariani sono stati oggetto di aggressioni verbali, fisiche e sessuali per mano di gruppi razzisti o delle stesse forze dell’ordine e di una campagna generalizzata di arresti arbitrari – se ne contano più di 800 solo nel mese di febbraio. I migranti sono stati arrestati in massa sul luogo di lavoro, in casa, nello spazio pubblico e portati in carcere o in centri di detenzione illegali e sconosciuti. Tra i manifestanti, anche molti giornalist* e militanti per la difesa dei diritti umani, anch’essi vittime degli arresti e delle politiche autoritarie del governo. 

Agli arresti si accompagna una campagna di odio e incitamento alla violenza da parte di gruppi organizzati – primo fra tutti il Partito Nazionalista Tunisino – con la complicità del governo e la polizia.

Le case di cittadini africani sono state saccheggiate, un palazzo nella periferia di Tunisi in cui abitavano lavoratori provevienti dalla Costa d’Avorio è stato incendiato e una ragazza picchiata e violentata nell’androne di un palazzo del centro città. A soffiare su questo clima di odio, la dichiarazione del presendinte Kais Saied durante una riunione del Consiglio Nazionale di Sicurezza organizzato martedì 21 febbraio con lo scopo di «prendere misure urgenti contro l’afflusso di migranti irregolari dell’Africa Subsahariana in Tunisia». Per il presidente, l’immigrazione è «una minaccia all’identità arabo-musulmana del paese e rischia di modificare la composizione demografica della Tunisia». 

Tutto questo avviene pochi giorni dopo la visita a Tunisi del Ministro degli Esteri Antonio Tajani e del Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Al centro dell’incontro, i temi della “sicurezza, dello sviluppo e delle politiche migratorie”. Come riportato da Mediterranea: «Italia e Tunisia hanno firmato diversi accordi per la gestione congiunta dell migrazione, il controllo delle frontiere e l’espulsione dei cittadini irregolari». Andrebbe fatta chiarezza sul contenuto di questi accordi e sulla legittimazione che l’Italia sta dando al regime autoritario tunisino, così come è già stato chiesto in un’interrogazione parlamentare di Marco Grimaldi.

In copertina la manifestazione di sabato scorso a Tunisi in una foto di Alessio Mamo