ITALIA

La società della cura si mobilita in tutta Italia

In tante città ci saranno azioni dirette e presidi per chiedere una diversa gestione dei finanziamenti europei per la ripresa post-pandemica. “Invece del profitto, occorre mettere al centro i valori ambientalisti e femministi”

Non c’è uscita dalla crisi pandemica se non attraverso percorsi dal basso, che pongano al centro del proprio agire il concetto di “cura”. È quanto ribadiscono le mobilitazioni che saranno in corso oggi in tante città italiane, da Aosta a Napoli, da Campobasso a Venezia, per presentare il “Recovery PlanET”: un piano di ripresa alternativo da quello ufficiale elaborato dal Governo, che – come si legge nel comunicato di convocazione della protesta – vuole essere centrato «sull’uguaglianza di genere» e sui «diritti delle persone e dell’ambiente».

Fino a questo momento, infatti, sembrano essere ben altre le priorità di gestione dei finanziamenti erogati dall’Unione Europea per far fronte alla ristrutturazione post-pandemica: è giusto di una settimana fa la notizia che il settore degli armamenti e quello dell’energia fossile saranno probabilmente fra i principali destinatari dei fondi nel nostro paese.

 

Una dinamica che è stata stigmatizzata dalla Rete Italiana Pace e Disarmo come “inaccettabile” e che accantona senza alcun riguardo le proposte della società civile.

 

Una dinamica che, allo stesso modo, caratterizza tanti altri campi di intervento politico sia da parte del Governo Draghi che da parte della precedente esecutivo guidato da Conte: «È in arrivo un bastimento carico di miliardi», racconta sempre il comunicato de La Società della Cura, piattaforma di associazioni, collettivi e singoli che organizza la mobilitazione di oggi. «Si chiama Next Generation Ue, è interamente guidato da Crescita – Concorrenza – Competizione. L’esatto contrario di ciò che la pandemia ci ha insegnato: Nessuno si salva da solo, siamo persone interdipendenti fra noi e con l’ambiente che ci circonda».

Chi scende in piazza oggi vuole appunto criticare la prospettiva monodimensionale con cui si sta affrontando il tema della ripresa post-pandemica. Se allo scoppio dell’emergenza Covid-19 ci si ripeteva che “nulla sarebbe stato più come prima”, le mosse dei governi sembrano invece “schiacciarsi” sugli aspetti più meramente economici della questione, andando a orientare le proprie azioni attorno a logiche predatorie dettate dalla ricerca del profitto.

 

Foto da Wikicommons

 

Ma – sostengono attivisti e attiviste della piattaforma nel “Recovery Planet”, lungo e articolato documento frutto di mesi di discussione e che contiene numerose proposte per un “cambio di paradigma” nella nostra società – occorre appunto «constatare l’insostenibilità di un sistema basato sull’economia del profitto» e «costruire un altro modello di convivenza: la società della cura, che sia cura di sé, delle altre e degli altri, dell’ambiente, del vivente, della casa comune e delle generazioni che verranno».

Si tratta di un modello di convivenza la cui necessità si è sentita fin da subito: il percorso de La Società della Cura è iniziato il giugno scorso, poco dopo l’allentamento delle restrizioni dovute alla “prima ondata” pandemica nel nostro paese.

 

Alcune persone si erano riunite a Villa Pamphilj a Roma in una sorta di “contro-summit” alternativo agli Stati Generali dell’Economia che erano stati indetti in quel momento e che, a detta di chi li contestava, non tenevano conto di tante soggetti validi e desiderosi di fare la propria parte nella ripresa.

 

Così raccontava alla rivista “Left” Monica Di Sisto, ideatrice di quella giornata e responsabile della campagna del Recovery Planet: «Quando ho visto il governo Conte invitare alcune realtà sociali e ambientaliste a discutere lasciandone altre fuori, a protestare, è scattato, e non solo in me, un riflesso democratico: un senso di mancanza tra la suggestiva cornice di Villa Pamphilj e la realtà del Paese sprofondata dal Covid nell’ennesima crisi e al buio di risposte».

Da lì è continuato un processo di confronto costante, ragionamento collettivo e mobilitazione permanente: oltre al documento collettivo citato in precedenza, in cui sono contenute proposte che spaziano dall’agricoltura alla formazione, dal lavoro alle migrazioni, attivisti e attiviste della piattaforma hanno dato vita numerose altre campagne, come quella del “Dono di Natale” che chiedeva un diverso impiego di risorse finanziarie, e ad altri momenti di protesta, come quella del novembre scorso in cui si chiedevano quattro semplici richieste di “conversione”.

Domani si svolgerà dunque un’altra tappa di questo percorso di transizione verso una società e una ripresa più eque, che possano far proprie le parole d’ordine dei movimenti ecologisti e delle lotte femministe contro alle logiche del profitto.

Nella capitale, ci sarà un vero e proprio “tour” che andrà a toccare dei punti e contesti “controversi” nel tessuto cittadino: dalle 9,30 alle 18.30 presidi, azioni dirette e performance promosse da associazioni e movimenti che passeranno da Ospedale Forlanini, Rialto-Sant’Ambrogio, Teatro Valle, piazza Montecitorio, Villa Fiorelli, piazza Vittorio, ex S. Maria della Pietà.

Qui il link dell’evento: https://societadellacura.blogspot.com/2021/04/verso-il-10-aprile-mobilitazione.html

 

 

Foto di copertina da Flickr