ITALIA

«In piazza per sostenere la protesta in Colombia»: Gloria Mendiola verso il 17 luglio a Roma

Questo sabato 17 luglio è convocata a Roma a piazza dell’Esquilino la manifestazione indetta dalla rete Tejidos Resilientes, l’organizzazione che riunisce soggetti e realtà in sostegno dello sciopero nazionale colombiano. Abbiamo intervistato Gloria Mendiola , una delle organizzatrici della mobilitazione

Da ormai più di due mesi la Colombia sta vivendo una ondata di proteste senza precedenti e anche all’estero le comunità colombiane si stanno mobilitando, come già avvenuto a Roma e in tutta Italia lo scorso 10 maggio. Questo fine settimana è stata indetto il primo evento nazionale. La data di convocazione non è casuale: proprio in questi giorni ricorre l’anniversario della morte di Mario Paciolla, cooperante italiano inquadrato nella missione ONU in Colombia ritrovato morto nella sua stanza a San Vicente del Caguan. Tra le rivendicazioni della manifestazione c’è anche la richiesta di verità e giustizia per questo fatto su cui pendono ancora molti lati oscuri.

Abbiamo raggiunto Gloria Mendiola, una delle organizzatrici dell’evento, per chiederle di spiegare la nascita della rete, gli obiettivi della manfiestazione e le sfide della mobilitazione in Italia a sostegno delle rivendicazioni popolari in Colombia.

Come è nata la rete “Tejidos Resilientes” e quali sono i soggetti che la compongono?

Di fronte alla gravità della situazione in Colombia durante lo Sciopero Nazionale, moltǝcolombianǝ in Italia non hanno esitato a protestare in segno di solidarietà con il loro paese, come hanno fatto centinaia di colombianǝ in 36 città del mondo in cui si trova la diaspora –anche coloro che non si sono mai occupatǝ di questioni politiche sono scesi in piazza.

In queste circostanze ho avuto l’opportunità di convocare una prima riunione il 2 giugno con collettivi e persone che vivono nelle diverse regioni d’Italia, e successivamente un’assemblea generale virtuale che ha riunito la comunità colombiana, con l’idea di unirci in un’unica voce per avere un maggiore impatto sul territorio e poter dialogare in maniera organizzata con altre realtà. Ed è così che è nata la decisione di dare forma a questo sforzo collettivo e in maniera congiunturale è nata una Rete Umanitaria per la Colombia: “Tessuti resilienti”.

Crediamo anche che sia necessario lavorare alla base della formazione della coscienza comunitaria della diaspora, intorno alle questioni sociali e politiche che riguardano il paese. Pensiamo che insegnando la Pace sia possibile promuovere una trasformazione sociale. Una maggiore consapevolezza della Verità e della memoria storica del nostro paese si tradurrà in una maggiore capacità di trasformazione sociale e di scelta politica.

Vogliamo anche aprire ponti verso la Colombia e comunicare al popolo colombiano che non sono solǝ, che centinaia di colombianǝ stiamo manifestando con loro, che siamo consapevoli del fatto che il popolo colombiano ha bisogno in questo momento di Solidarietà Internazionale e dell’appoggio di tutta la comunità colombiana residente all’estero.

Finora hanno aderito persone e organizzazioni della Società Civile Italiana, colombianǝ, associazioni e collettivi delle città di Roma, Milano, Torino, Bologna, Desenzano del Garda, Brescia, Sicilia, Trieste, Udine, Firenze e la voce si sta diffondendo fuori dall’Italia, anche in Colombia e in Europa. Va sottolineato che è la prima volta che viene fatto uno sforzo collettivo di questa portata in relazione alla situazione del paese.

Foto di Ilaria Turini

Quali sono le rivendicazioni portate avanti da “Tejidos resilientes”? Quale invito viene fatto alla partecipazione?

Abbiamo presentato all’opinione pubblica un primo appello alla mobilitazione e le nostre prime rivendicazioni sono legate a ciò che abbiamo in comune con il resto del mondo: la necessità di dire “mai più violazioni dei diritti umani in Colombia”, sia quelle che si sono verificate nel corso di questo Sciopero Nazionale che quelle avvenute durante più di 50 anni di guerra e conflitto armato.

Crediamo fermamente che i diritti civili, politici e sociali dellǝ cittadinǝ e i diritti fondamentali come il diritto alla vita, all’integrità personale, alla libertà di espressione e di movimento, il diritto alla protesta pacifica, alla verità e alla giustizia siano diritti umani inalienabili che devono essere rispettati e protetti in uno Stato democratico.
Siamo in dovere di preservare il valore della vita e di accompagnare tutti i giovani, gli studenti, le famiglie, gli adulti, i lavoratori, le comunità indigene, le comunità afrodiscendenti, i contadini che oggi lottano per una vita e un futuro dignitoso.

Vogliamo esigere un’informazione onesta e offrire solidarietà concreta affinché venga rispettata la Costituzione colombiana ma anche gli accordi di pace del 2016, che prevedevano, tra l’altro, una riforma agraria, la partecipazione politica garantita, la sostituzione delle coltivazioni illecite e il risarcimento delle vittime del conflitto e garanzie di non ripetizione.

Foto di Ilaria Turini

Come si organizza la rete per sostenere il Paro nacional in Colombia e per dare visibilità alle ragioni delle proteste che ci sono ormai da due mesi?

La nostra attività è inizialmente focalizzata a facilitare il flusso di informazioni su ciò che sta realmente accadendo in Colombia, attraverso la promozione di una serie di azioni di sensibilizzazione in cui i vari collettivi hanno tenuto incontri pubblici e manifestazioni nei loro territori, affrontando uno per uno i vari temi che definiscono la situazione del paese. Ma anche la creazione di reti e contatti a livello locale e nazionale, la promozione di un dialogo con le istituzioni italiane e le organizzazioni della società civile che sostengono la nostra causa, l’organizzazione di una manifestazione nazionale, con la partecipazione di vari collettivi di altre città.
È la prima volta che avviene una cosa del genere in Italia.

Quali sono le azioni efficaci che possono essere portate avanti dall’estero?

Riteniamo che dall’estero, lǝcittadinǝ, le istituzioni e i governi dovrebbero promuovere ed esigere dal governo colombiano, tra le altre cose: il rispetto del valore assoluto della vita, il ristabilimento di una vera democrazia, la non impunità e la corretta informazione. Devono promuovere con fermezza l’applicazione dei trattati di pace del 2016, la fine della persecuzione dei cittadini dentro e fuori il paese, lo smantellamento delle azioni militari e gli abusi della forza pubblica contro la popolazione civile, la fine dei massacri e degli assassinii selettivi. È molto importante esigere l’applicazione delle raccomandazioni della Commissione Interamericana dei Diritti Umani e di tutte le organizzazioni che si sono espresse nel mondo in questo senso, non solo ora ma sempre, nonché richiedere che si manifesti una reale volontà di riprendere il cammino verso una pace duratura.

Immagine di copertina e nell’articolo: Ilaria Turini per DINAMOpress, manifestazione per la Colombia a Roma il 10 maggio 2021