DIRITTI

Gugliotta, condannati nove agenti


Condannati a 4 anni i nove agenti della celere responsabile del pestaggio di Stefano Gugliotta a Roma nel maggio del 2010. Ma la battaglia è appena iniziata. Il comunicato dell’Associazione contro gli abusi in divisa.

Alla fine li hanno condannati. Condannati a quattro anni di reclusione gli agenti del reparto celere della polizia che picchiarono Stefano Gugliotta. I giudici della X sezione penale, presieduta da Vincenzo Terranova, hanno riconosciuto la penale responsabilità dei nove poliziotti che la sera del 5 maggio 2010, in occasione di una finale di Coppa Italia, pestarono Gugliotta dopo che uno di loro lo aveva fermato.

Una sentenza importante sotto molti punti di vista; innanzitutto perchè raramente si sente odore di giustizia nei processi che vedono sul banco degli imputati gli agenti dei reparti celere che anche in questo processo hanno provato in tutti i modi a demolire la verità, prima attaccando la credibilità di Stefano (raccontando di fantomantici precedenti penali) e successivamente a mischiare le carte con la solita scusa che con il casco e il manganello non ci può essere una identificazione certa. Fino all’ultimo giorno si è sentito questo vergognoso ritornello.

Altro elemento fondamentale è il video dell’aggressione senza il quale chissà cosa sarebbe successo, chissà quanto tempo Stefano sarebbe rimasto in carcere e se mai qualche giudice avesse creduto alla sua versione invece che a quella dei nove agenti.

Ma sicuramente l’aspetto più importante, che deve servire da esempio, è stata la capacità di Stefano e della sua famiglia di chiedere subito verità e giustizia senza farsi intimorire e ricostruendo grazie a testimoni coraggiosi la verità su quella sera.

Stefano è stato pestato senza motivo, aggredito in maniera vergognosa. Un abuso e basta, perpretato da uomini i

n divisa.

L’associazione Acad è stata in tribunale anche oggi, come in tutte le udienze, per aspettare la sentenza insieme a Stefano, alla sua famiglia e ai suoi amici. Questa presenza costante riteniamo sia stata fondamentale anche in questa vicenda; perchè la prima cosa che crediamo utile è accendere i riflettori e rompere la solitudine facendo in modo che nessuno si senta solo e indifeso di fronte a questi abusi. Ma anche far vedere ai giudici, ai pubblici ministeri e agli avvocati che c’è un pezzo di società organizzata che osserva, documenta, unisce, denuncia in maniera pubblica tutto quello che accade fuori e dentro le prigioni, fuori e dentro i commisariati, fuori e dentro le aule. Questa è l’ambizione di Acad, crescere sempre di più come strumento collettivo per trovare verità e giustizia lì dove non ce n’è, lì dove non vogliono che ci sia.

Ieri i Pm milanesi hanno chiesto 7 anni di reclusione per gli agenti coinvolti nella morte di Michele Ferrulli e oggi da Roma arriva questa importante sentenza

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Che qualcosa si stia muovendo?