TERRITORI

Genova ancora Genova

Renzi “sblocca l’Italia” per i privati e gli speculatori, intanto Genova affoga

Mentre l’acqua tracima ancora una volta, il governo Renzi con lo Sblocca Italia consegna alla finanza privata le risorse, i luoghi e l’abitare di tutti noi. Presidio dei movimenti mercoledì 15 ottobre a piazza Montecitorio.

Genova. E’ un disastro. Ancora. Le immagini dei palazzi attanagliati dalla massa dell’acqua, vomitata da quei torrenti, nuovamente incapaci di contenere l’acqua che avrebbero dovuto imbrigliare, sono sovrapponibili a quelle del 2011. Ancora figurine. Con una nuova “didascalia” . Sono “bombe d’acqua”. Dunque non prevedibili. Non sappiamo che scende dal cielo. Sappiamo però quello che non è stato fatto in terra. Sappiamo il perché. Sappiamo quello che si vuole far diventare il nostro territorio.

Tra pochi giorni il Parlamento dovrà tramutare in legge il famigerato decreto “Salva Italia”. Le immagini che ci giungono da Genova ci fanno vedere che quello che sta accadendo, che sta accadendo di nuovo, di nuovo accadrà. Sempre più spesso. Ovunque. Genova non è solo un luogo . E’ un brano del nostro territorio. Con il “Salva Italia” di Matteo Renzi non sarà più un luogo. Renzi infatti intende cambiare il panorama di riferimento del nostro paese.

Il territorio delle nostre città ha sempre avuto un proprietario pubblico o, sempre più spesso, privato. La legislazione che abbiamo fin qui conosciuto, pur con tutte le continue eccezioni e gli strappi alle regole, ha tentato di mediare il rapporto tra interesse pubblico e privato basato sul riconoscimento del diritto all’abitare in un territorio da tutelare nelle sue forme ambientali e storiche. Ora con il “salva Italia” s’intende sancire che non è più così. I due interessi, privato e pubblico, devono coincidere. Entrambi indirizzati a costruire rendita per mezzo dello sfruttamento dei suoli.

Le immagini di Genova anticipano, drammaticamente, questo. E’successo a Genova. Succede a Genova. Succederà. La legge di Renzi intende sancire definitivamente che d’ora in avanti amministrazioni pubbliche e proprietari privati potranno considerare il territorio un bene da sfruttare. A loro vantaggio. Senza alcun rispetto per la natura e per chi il territorio abita. Per farlo hanno creato la nuova narrazione della “semplificazione” e dello “snellimento procedurale”. Si appoggiano su nuove parole.

Quando chi dovrebbe semplicemente provvedere alla manutenzione, tecnici e responsabili politici, parlano di “bombe d’acqua”, di eventi imprevedibili, non solo cercano di allontanare da se le loro responsabilità, fanno di più. Ci chiariscono il fine del dispositivo legislativo renziano. Parlano della natura come di un nemico. Di un mostro. Di un fenomeno che non si può conoscere. Di un qualcosa pronto ad opporsi, proponendo disastri, allo sviluppo. Dicono che la natura, perché di questo si parla, è altro dalla città. Da tenere fuori, da cancellare, da controllare.

A Genova è successo proprio questo. Qui la natura è presente sotto la forma del reticolo idrografico, di fiume, torrente, fosso. Si è pensato a “domarla” con regole che invece di puntare al riequilibrio e al deflusso ordinato delle acque (fondamentali per la vita della città stessa) ha reso possibile il costruire persino in aderenza a quelle sponde.

Case e condomini, asfalto, piloni … al posto di elementi di riqualificazione vegetazionale naturale che potrebbero favorire, con il ripristino di aree agricole, l’invenzione di possibili inediti sviluppi rurali all’interno della città. Una scelta al contrario. Precisa, reiterata nel tempo ed implacabile. Rendere impermeabile ogni metro del territorio. Nella maggior parte dei quartieri è, ora, impossibile attuare un processo di una nuova permeabilizzazione diffusa.

Genova ci parla del’esistenza di una questione territoriale. Non la si vuole riconoscere. A questo punta il “Salva Italia”. Sarebbe insufficiente battersi contro questa legge chiedendo di ripristinare le regole dell’urbanistica. Lo dobbiamo fare certo. Dobbiamo convincerci che affrontare la questione territoriale significa parlare di democrazia. Dobbiamo batterci per promuovere un restauro territoriale che sia mirato non al “rimettere le cose a posto”, ad avere “le carte in regola” quanto a immaginare un nuovo/ vecchio posto per nuove cose.

La costruzione dell’opposizione al “tana libera tutti” decretato da Renzi per i signori della rendita, passa attraverso la capacità da parte delle comunità locali, le sole in grado di promuovere forme di economia democratica basate sull’autorganizzazione, di ripensare ai propri territori come un bene in affidamento. Dove ripensare le singole scelte di settore (energia, agricoltura, edilizia, alimentazione…). Dove dimostrare le responsabilità di chi vuole perpetuare all’infinito le emergenze. Dove, con un’ attenta attività di cura, promuovere un percorso di trasformazione virtuosa dei luoghi feriti.

Per ricreare una cultura del luogo, una sapienza del costruire, una capacità di insediarsi nei luoghi oggi interrotta. Il “Salva Italia” va nella direzione opposta. Genova affoga e intanto le radio sono inondate da uno spot renziano sull’Italia più sicura.