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Destre radicali e populiste ai tempi della postdemocrazia

Estrema Destra, il nuovo lavoro di Guido Caldiron. Per Dinamopress un estratto del libro: “Qualcosa non va nel paese di Angela Merkel. L’estrema destra in Germania”.

Sulle orme di Stieg Larsson (il giallista svedese famoso per la trilogia Millennium ma che fu prima di tutto autore di appassionate inchieste sull’estrema destra, il razzismo e l’islamofobia), Guido Caldiron nel suo ultimo libro (appena uscito per Newton Compton) disegna in oltre 400 pagine una cartografia delle destre europee e americane, ne scrive la genealogia e le strategie, le parole d’ordine e le prospettive future.

Attraverso il suo lavoro di giornalista e i suoi libri, Guido ci ha insegnato a parlare di destra ed estrema destra al plurale più di dieci anni fa (Destra Plurale, ManifestoLibri), accostando fenomeni diversi ma con radici comuni e comunicanti tra loro, una “famiglia” che tiene assieme movimenti populisti, che arrivano anche al governo in diversi paesi europei, con l’estremismo dei gruppuscoli skinhead, ill neofascismo storico e il Tea Party americano, l’oltranzismo religioso.

In questo humus trovano terreno fertile anche le espressioni più marginali, numericamente e politicamente, ma che sono in grado di passare all’azione: sono i lupi solitari come Breivik imbevuti di teorie complottiste e di culto per la violenza e le armi, l’Aryan Brotherhood americana, ritenuta responsabile di diversi omicidi solo negli ultimi mesi, lo squadrismo dei tanti partitini neofascisti, i network internazionali di skinhead.

Un lavoro, quello di Caldiron, per dare a tutti strumenti di comprensione di fenomeni complessi e sfaccettati, con la consapevolezza che rispetto a soli pochi anni fa lo scenario è radicalmente cambiato: l’irrompere della crisi e l’avvitamento apparentemente irreversibile della democrazia per come l’abbiamo conosciuta aprono nuovi scenari e spazi per le destre.

Non a caso il libro si apre con l’immagine del successo di Alba Dorata in Grecia, partito neonazista, apertamente xenofobo e negazionista che in pochi mesi, grazie alla cura della Troika per i guai ellenici, è passato da pochi decimali a un vero e proprio boom. Le destre di fronte alla postdemocrazia liberale che sta imponendo la distruzione del welfare state e l’impoverimento di milioni di persone, sicure fino a pochi anni fa del proprio benessere, a fronte delle conseguenze dei processi di globalizzazione sono spesso capaci di dare risposte semplici a problemi complessi, di trovare il nemico contro cui combattere – sia esso il “mondialismo” o l’invasione degli immigranti – di promettere sicurezza e il ritorno a una piena sovranità.

Nel giugno 2014 si terrano le elezioni europee. Il rinnovo del parlamento di Bruxelles sarà un terreno importante di verifica dell’avanzata dei populismi e delle destre in molti paesi, così come terreno d’incontro e alleanze di organizzazioni neofasciste e neonaziste. Prima ancora, il prossimo settembre, si terranno le elezioni tedesche, spartiacque importante per il futuro dell’intero vecchio continente. Anche per questo, vi proponiamo un estratto del libro dedicato a ciò che accade in Germania.


Qualcosa non va nel paese di Angela Merkel. L’estrema destra in Germania*

di Guido Caldiron

Le band si chiamano n’Socialist Soundsystem, Division Germania, Confident of Victory, Disbeliever (“Miscredente”), Agnar, come una figura della mitologia nordica. Le canzoni parlano di «National und Sozial», di una patria da riconquistare, di un Paese che risorge dalle proprie ceneri come una fenice, di tedeschi che devono tornare a essere fieri di se stessi, ma anche di «troppa immigrazione», di «élite corrotte», della sconfitta nella seconda guerra mondiale e della repressione della polizia verso i concerti «nazionalisti». Le voci dei cantanti sono cupe, aggressive, rese ancora più profonde dagli effetti che le fanno sembrare la colonna sonora di un film dell’orrore. La musica è, prevalentemente, altrettanto dura, ritmata, metallica, accompagnata da cori e suoni che fanno pensare a un bombardamento o a un’azione di guerra. Ma ci sono anche brani in stile hip hop e qualche ballata accompagnata solo dalla chitarra.

Schulhof cd (“il cd del cortile di scuola”) è un disco venduto via internet dagli Junge Nationaldemocraten, l’organizzazione giovanile del Nationaldemokratische Partei Deutschland (npd, il partito nazionaldemocratico tedesco), la maggiore formazione della destra radicale tedesca, che da tempo si propone come punto di raccolta dell’intero circuito estremista del Paese, a cominciare dai giovani neonazisti. Realizzato nel 2004 per sostenere la campagna elettorale dell’npd nel Land della Sassonia, il disco fu all’epoca distribuito nel corso di comizi e manifestazioni. Allo stesso scopo è stato ristampato e utilizzato nel 2006, questa volta per le elezioni che si svolgevano a Berlino e nel Land del Meclemburgo Pomerania: sarà distribuito davanti alle scuole, lasciato sui parabrezza delle auto in sosta e usato nel “porta a porta” dei militanti del partito. Secondo un’inchiesta condotta dal maggiore settimanale tedesco, «Der Spiegel», dello Schulhof cd l’npd avrebbe stampato oltre 200.000 copie.

Nata negli anni Sessanta su iniziativa di alcuni ex nazisti, quella nazionaldemocratica è la più vecchia tra le formazioni dell’estrema destra tedesca. Dietro alle parole d’ordine «Arbeit, Familie, Vaterland» (“lavoro, famiglia e patria”), il motto del partito, si cela un nucleo di circa 5.000 attivisti legati al circuito dei negazionisti dell’Olocausto, spesso coinvolti in indagini su episodi di violenza e di razzismo; alla fine del 2011, ad esempio, sono emersi dei contatti tra alcuni esponenti dell’npd e i membri della cellula terroristica Nationalsozialistische Untergrund (“Clandestinità nazionalsocialista”), responsabile di numerosi omicidi lungo tutto il primo decennio degli anni duemila. Per questo, una prima volta nel 2001 (con esito negativo), e una seconda volta nel 2011 (l’iter è ancora in corso), le autorità tedesche si sono interrogate sulla possibilità di mettere al bando il partito, in base alle leggi che vietano i movimenti ispirati al nazismo e che fanno dell’odio razziale la loro caratteristica.

Nel frattempo, negli ultimi anni, l’npd si è trasformato nel “partito unico” dell’estrema destra tedesca. Le altre due formazioni che avevano segnalato – dopo la caduta del Muro di Berlino nel novembre del 1989 – il ritorno del radicalismo nero nella Germania riunificata, con qualche successo elettorale locale nel corso degli anni Novanta, sono o pressoché scomparse (come i Republikaner, nati nel 1983 da una costola dei Cristiano-sociali bavaresi, la dc del Sud del Paese), o hanno finito per confluire nello stesso npd (come ha fatto nel 2010 la Deutsche Volksunion o dvu, “unione del popolo tedesco”). Quest’ultimo partito era stato fondato negli anni Ottanta da Gerhard Frey (1933), un editore bavarese che aveva accumulato una fortuna pubblicando fin dagli anni Sessanta riviste e libri dedicati alla storia della seconda guerra mondiale e del Terzo Reich e sostenendo più meno apertamente anche le tesi dei negazionisti, non a caso definito dal politologo olandese Cas Mudde «una delle figure più influenti della scena dell’estrema destra tedesca dell’ultimo mezzo secolo».

Per oltre un decennio, l’npd è stata guidata da Udo Voigt (1952), un ex militare che era entrato nel partito alla fine degli anni Sessanta ed era stato il successore di Günter Deckert, condannato a metà degli anni Novanta per incitamento all’odio razziale e per aver negato l’Olocausto e partecipato a iniziative del circuito negazionista. Lo stesso Voigt – che ha lasciato la leadership del partito alla fine del 2011 a Holger Apfel (1970) – ha sollevato ampie polemiche negli ultimi anni parlando di Adolf Hitler come di un «grande statista» e affermando che ad Auschwitz «al massimo saranno morte 340.000 persone. E fa una bella differenza pagare per sei milioni di morti o per 340.000». Voigt ha anche più volte chiesto “la restituzione” alla Germania di regioni come la Slesia, la Pomerania o la Prussia orientale, e di città come Gdansk (Danzica), Kaliningrad o Wrocław, oggi comprese all’interno dei confini polacchi. Richieste simili a quelle che aveva fatto il Terzo Reich e che furono all’origine dello scoppio della seconda guerra mondiale, dopo che le truppe tedesche entrarono in Polonia nel settembre del 1939.

Tra gli esponenti di spicco del partito c’è stato a lungo anche Horst Mahler (1936), già tra i fondatori all’inizio degli anni Settanta del gruppo terroristico di estrema sinistra Rote Armee Fraktion (“frazione dell’Armata Rossa”), approdato trent’anni dopo alle fila dell’ultradestra. Mahler, per anni avvocato ufficiale dell’npd, è stato condannato tra il 2008 e il 2009 a lunghe pene detentive per incitamento all’odio razziale, per aver partecipato attivamente al circuito negazionista e per una serie di testi e dichiarazioni come «l’Olocausto è la più grande bugia della storia mondiale». Dovrebbe uscire dal carcere del 2020.

Dopo la riunificazione tra la Repubblica federale e la Repubblica democratica, l’npd ha guardato soprattutto verso i Länder orientali, dove la crisi sociale che ha accompagnato la caduta del Muro e l’esistenza di una diffusa sottocultura giovanile nazionalista rendevano più propizie le condizioni per un suo radicamento. «Circa un terzo dei giovani dell’Est del Paese è decisamente orientato verso i gruppi e i partiti dell’estrema destra», spiegava alla fine degli anni Novanta Berndt Wagner, un ex agente della polizia della rdt, divenuto ricercatore sociale. Sul piano elettorale, questo tentativo ha dato diversi frutti: nel 2004 il partito ha raccolto il 9% in Sassonia ed è entrato nel parlamento regionale, esito confermato nel 2009, sebbene con solo il 5,2% dei voti; nel 2006 ha fatto lo stesso nel Meclemburgo Pomerania con il 7,3%, e anche in questo caso manterrà alcuni eletti nel 2011 con il 6%. Infine, in occasione delle comunali di Berlino nel 2006, con il 3% dei voti l’npd è entrato in cinque municipi di quartiere, di cui quattro nella parte est della città.

Gli eletti nazionaldemocratici nei parlamenti regionali non hanno poi mancato di farsi notare per le loro provocazioni. Ad esempio, in Sassonia, si sono prima rifiutati di osservare un minuto di silenzio in omaggio alle vittime del nazismo proposto dagli altri gruppi parlamentari e quindi hanno indossato in aula abiti della marca Thor Steinar, una griffe che, come racconta lo «Spiegel», «è stata vietata nel 2004 per aver utilizzato un logo simile a quello degli ufficiali delle ss». In seguito, malgrado il logo sia stato cambiato, gli estremisti di destra hanno spesso utilizzato abiti di questa marca come segno di «identificazione», malgrado il divieto di indossarli sia rimasto sia nel parlamento federale di Berlino che in alcuni parlamenti regionali, oltre che negli stadi delle squadre di calcio del Borussia Dortmund, del Werder Bremen e dell’Herta Berlino.

Come si può capire anche da questi esempi, la strategia che sta più a cuore all’npd non sembra riguardare tanto il voto, quanto la possibilità di riunire sotto le sue insegne l’insieme del circuito dell’estrema destra, soprattutto giovanile. Già alla metà degli anni Novanta, buona parte dei gruppi neonazisti tedeschi erano stati sciolti dalle autorità, o messi “fuori gioco” per il loro coinvolgimento nella stagione di violenza razzista che aveva attraversato il Paese. I nazionaldemocratici avevano allora accolto nelle loro fila molti esponenti del circuito radicale, già appartenenti a sigle come la Deutsche Alternative (“alternativa tedesca”), la Freiheitliche Deutsche

Arbeiterpartei (“partito operaio della libertà”), il Nationalistische Front (“fronte nazionale”), ma avevano pescato anche negli ambienti del Nationalsozialistische Deutsche Arbeiterpartei Auslandsorganisation (nsdap/ao, gruppo neonazista che riprendeva addirittura il nome dell’organizzazione per l’estero del Partito nazista di Hitler), diretto dalla cittadina statunitense di Lincoln, nel Nebraska, da Gary Lauck, condannato nel 1995 in Germania proprio per il suo sostegno alla scena neonazi tedesca. In seguito, il partito aveva fatto della conquista delle cosiddette Kameradschaften (“fraternità di camerati”) – centinaia di gruppetti locali informali e privi di una vera struttura che compongono l’arcipelago neonazista tedesco – il proprio obiettivo prioritario. Un ambiente che il Bundesamt für Verfassungsschutz (bfv o “ufficio federale per la protezione della Costituzione”), che sovraintende alle indagini sull’estrema destra, stima oggi intorno ai 40.000 aderenti. E sempre ai giovani estremisti si rivolge il nuovo leader dell’npd, Holger Apfel, quando definisce la linea del suo partito nei termini di una «seriöse Radikalität» (“radicalità seria”), vale a dire il progetto di incanalare il neonazismo in un percorso politico nazionale, organizzato e che possa cercare di aggirare le severe norme vigenti nel Paese contro l’apologia del Terzo Reich e l’istigazione all’odio razziale.

Due i principali piani di azione adottati per mettere in atto tale strategia.

Da un lato, l’attenzione alle sottoculture giovanili. Se un tempo erano soprattutto gli skinheads neonazisti ad attirare l’attenzione dell’npd, oggi è l’insieme della scena giovanile a interessarlo, a cominciare dalla già citata musica “nazionalista”. I nazionaldemocratici sostengono attivamente questo circuito musicale, i cui appuntamenti sono segnalati via sms o attraverso i social network per sfuggire a divieti e controlli da parte delle forze dell’ordine. Si calcola che solo nel 2009 siano stati organizzati circa 120 concerti del genere in tutto il Paese – con un media di partecipanti intorno al centinaio di persone – di cui un terzo solo in Sassonia.

L’altra caratteristica della campagna di reclutamento dell’Npd risiede in manifestazioni che possano convogliare gli aderenti alle Kameradschaften, dando all’intero movimento neonazista un’immagine di forza e radicamento nel territorio. Si va dalle piccole marce o fiaccolate locali organizzate dai giovani del partito, al grande corteo che l’npd organizza ogni primo maggio da parecchi anni, sostituendo al tema del lavoro l’allarme per l’immigrazione, la decadenza della nazione tedesca, la denuncia della globalizzazione. Emblematico, da questo punto di vista, è l’appuntamento annuale in occasione dell’anniversario del bombardamento compiuto dagli Alleati su Dresda del 13 febbraio 1945. Nell’ultimo decennio, l’npd ha in larga misura trasformato la sfilata silenziosa, accompagnata solo da fiaccole e musica classica in omaggio ai morti del ’45, in una prova di forza dell’estrema destra neonazista. Dando precise consegne ai giovani estremisti – caldamente sollecitati a partecipare, ma invitati a non esibire “simboli vietati” – e inquadrando la marcia con in propri militanti, i nazionaldemocratici hanno fatto della manifestazione una sorta di vetrina delle loro capacità organizzative. Questo, mentre i contenuti “politici” dell’evento, nato come ricordo della tragedia della guerra, sono diventati la «rivendicazione dei territori perduti dalla patria» e la denuncia dell’«olocausto attraverso i bombardamenti» voluto, secondo i membri dell’npd – che tentano così di capovolgere la storia del secondo conflitto mondiale – dagli avversari della Germania nazista.

Ma se sul fronte dell’estrema destra l’Npd rappresenta la minaccia più consistente e organizzata della Repubblica federale tedesca, negli ultimi tempi è cresciuto anche un movimento “euroscettico” che si situa alla destra delle formazioni conservatrici tradizionali. Si tratta dell’Alternative für Deutschland (“alternativa per la Germania”), una formazione nata all’inizio del 2013, nel pieno delle polemiche sui costi che “il salvataggio” economico della Grecia e di altri Paesi del Sud dell’Europa potrebbe far pesare sui cittadini tedeschi. L’iniziativa si deve ad alcune figure del mondo economico e intellettuale già vicine alla Christlich Demokratische Union Deutschlands (cdu, “unione cristiano-democratica tedesca”), il partito della cancelliera Angela Merkel, tra cui l’ex leader della Confindustria tedesca Hans-Olaf Henkel, il pubblicitario Dagmar Metzger e l’economista Bernd Lucke. Contrari all’unione monetaria europea, ma critici anche su molte delle scelte politiche assunte dalla ue (ad esempio, in materia di immigrazione), gli animatori del movimento – che debutterà nelle elezioni politiche tedesche del settembre del 2013 – si dicono certi del successo delle loro proposte. «Rappresentiamo una larga maggioranza del popolo tedesco e siamo convinti di poter costituire un punto di riferimento stabile nel panorama partitico del Paese», ha spiegato Lucke in una delle prime iniziative pubbliche della nuova sigla, spiegando come sia «necessario procedere verso un’ordinata dissoluzione dell’Eurozona, prevedendo una fase di transizione di cinque anni e il ritorno alle monete nazionali». Come nota un analista, si tratta di una rottura senza precedenti per la tradizione politica tedesca: dal dopoguerra a oggi, da Konrad Adenauer a Willy Brandt, da Helmut Schmidt a Helmut Kohl, e già con toni diversi da Gerhard Schröder ad Angela Merkel, passando attraverso la cesura storica della riunificazione, la Germania ha sempre individuato nell’Europa la via maestra per consolidare la propria democrazia ed evitare i rischi di un ritorno del nazionalismo.

*Tratto da Estrema Destra di Guido Caldiron (Newton Compton, 2013). Si ringraziano l’autore e l’editore per la gentile concessione. Il libro è disponbile in versione cartacea ed ebook.

Guido Caldiron, giornalista, studia da molti anni le nuove destre e le sottoculture giovanili, temi a cui ha dedicato inchieste e analisi pubblicate da riviste e quotidiani. Ha collaborato con radio e TV italiane e del resto d’Europa. Tra le sue pubblicazioni, I fantasmi della République, L’impero invisibile, La destra sociale, Populismo globale e Banlieues.