ITALIA

Darsi del noi. Dieci motivi per votare Sì al referendum sulla cittadinanza
Dieci buone ragioni per votare Sì al referendum sulla cittadinanza che dimezza il periodo di attesa per il conseguimento della domanda, ma consentirebbe pure di riaprire tutto il discorso sui criteri di concessione
Il referendum sulla cittadinanza propone di ridurre da 10 a 5 anni il periodo minimo di residenza necessario per presentare domanda per lə adultə che vivono stabilmente nel nostro paese.
È una modifica parziale, ma potenzialmente molto importante. Può migliorare la vita di moltissime persone e, allo stesso tempo, può riaprire una partita – quella della riforma complessiva della legge sulla cittadinanza – che sembrava definitivamente chiusa. Una vittoria nel referendum può avere effetti di ampia portata anche al di là del tema specifico oggetto del quesito.
Perché, dunque, votare convintamente Sì al referendum sulla cittadinanza?
- Perché rompe il ricatto identitario
L’attuale legge impone un percorso lungo, opaco, classista e arbitrario. Costringe chi vive in Italia e ha un background migratorio a dimostrare di “meritare l’inclusione”. L’affermazione del referendum modificherebbe significativamente uno dei pilastri dell’esclusione dalla cittadinanza: gli enormi tempi di attesa. - Perché migliora le condizioni materiali delle persone
L’accesso alla cittadinanza incide su diritti fondamentali: diritto di voto, stabilità giuridica, accesso al pubblico impiego, libertà di circolazione. Significa concretamente meno precarietà, più possibilità di scelta, maggiore libertà di parola e di azione. - Perché riapre un dibattito politico rimosso
La cittadinanza è stata, per tre decenni, un tabù per la politica istituzionale. Il referendum ha già prodotto un risultato: ha riportato il tema nello spazio pubblico, costringendo partiti e società a prendere posizione. La vittoria del Sì sarebbe un segnale politico di ampia portata per tutte le forze politiche e sociali: il Paese sarebbe costretto, finalmente, a fare i conti con il nodo della cittadinanza.
- Perché riconosce che le persone partecipano già
Chi vive in Italia senza cittadinanza non è unə potenziale “cittadinə del futuro”: è già parte fondamentale della società. Studia, lavora, cura, crea, lotta. Non è unə soggettə in attesa. Votare Sì significa riconoscere questa dimensione. - Perché parla finalmente dellə adultə
Negli ultimi anni, il dibattito si è concentrato quasi esclusivamente sullə minorennə esclusə dalla cittadinanza, spesso con toni paternalistici, conditi con la retorica del merito. Ma in Italia, accanto a loro, vivono milioni di adultə da decenni senza cittadinanza. Sono persone invisibilizzate nel discorso pubblico e ai margini dei progetti di riforma recenti. Il referendum parla – finalmente – anche della loro condizione giuridica ed esistenziale. - Perché adegua la legge alla realtà sociale
La normativa in vigore risale al 1992 e non riflette la composizione attuale della società italiana, che è strutturalmente plurale, molteplice, eterogenea, grazie allo spostamento delle persone attraverso i confini. Il Sì è un primo passo nel lungo percorso di allineamento tra il dato normativo e la realtà effettiva del paese. - Perché riapre la partita per una riforma strutturale
Questo referendum non è una riforma organica, ma può crearne le condizioni. Può riattivare il dibattito, rimettere la cittadinanza all’ordine del giorno parlamentare, restituire spazio e legittimità a una battaglia collettiva bloccata da troppo tempo. Una riforma organica, oggi, deve affrontare con coraggio la condizione di chi nasce, cresce e vive in Italia, superando il carattere concessorio, classista e radicalmente selettivo che segna l’accesso alla cittadinanza. - Perché sostiene una mobilitazione ampia ed eterogenea
Il referendum ha attivato un fronte largo e trasversale: associazioni, attivistə, comunità migranti, sindacati, reti studentesche, forze politiche, movimenti. Votare Sì significa rafforzare questa alleanza, che ha riportato al centro la questione dell’appartenenza democratica, e darle una prospettiva di medio periodo. - Perché è un atto di opposizione al governo e alla sua idea di cittadinanza
L’attuale governo ha fatto di tutto per ostacolare il referendum, delegittimare le mobilitazioni e promuovere un’idea radicalmente esclusiva e identitaria di appartenenza. Votare Sì è un atto politico: per una cittadinanza aperta, egualitaria e plurale a venire.
- Perché una vittoria può cambiare i rapporti di forza
Vincere avrebbe un valore politico profondo: darebbe ossigeno a chi lotta, rafforzerebbe l’autostima collettiva di movimenti, attivistə, organizzazioni. Potrebbe aprire spazio, dare fiato ed energia ad altre battaglie e ad altri temi. Aiuterebbe a superare la rassegnazione e la logica della mera testimonianza, restituendo il senso di un cambiamento non solo necessario ma anche possibile
Immagini di copertina di Henryy st da wikicommon
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