ITALIA

«Covid-19 è un’occasione per le mafie». Il report di Libera

Un’analisi condotta dall’associazione di contrasto alla criminalità organizzata evidenzia come l’attuale emergenza sanitaria rappresenti un terreno fertile per l’accrescimento delle attività mafiose e per le operazioni finanziarie illecite

L’emergenza sanitaria può favorire le mafie. Un’ipotesi allarmante che viene denunciata da un approfondito report di Libera, storica realtà di contrasto alla corruzione e alla criminalità organizzata. La pandemia di Covid-19, infatti, avrebbe reso ancor più vulnerabili di prima quei settori dove già erano presenti infiltrazioni mafiose, mentre la crisi diffusa provocata dal virus starebbe generando nuove occasioni di espansione e arricchimento da parte delle associazioni illegali. Come afferma in una recente intercettazione Salvatore Ermolo, ritenuto affiliato al clan camorristico dei Di Lauro: «‘Sto coronavirus è proprio un buon affare».

 

È difficile farsi un’idea precisa dell’entità del fenomeno: troppo pochi i dati a disposizione e, soprattutto, gli sviluppi sono ancora in corso.

 

Tuttavia, l’analisi riportata in Mafie e crisi (a cura di R.I.G.A. – Report e Inchieste di Giornalismo Antimafia) è abbastanza perentoria. Si legge nella prefazione di Lorenzo Frigerio: «L’improvvisa manifestazione del coronavirus sul panorama mondiale ha colto di sorpresa istituzioni, mercati e collettività ma non le organizzazioni mafiose che, superato il prevedibile sconcerto iniziale, hanno saputo rimettersi in moto prima di tutti e ora colgono nelle crepe del tessuto sociale ed economico gli spazi per stravolgere ed inquinare, in alcune circostanze soffiando anche sul fuoco della disperazione sociale».

Verrebbe infatti da mettere in parallelo questa inchiesta condotta da Libera con i dati sull’occupazione da poco rilasciati dall’Istat, in cui si evince che per effetto dell’emergenza Covid-19 a dicembre c’erano in Italia 444mila lavoratori in meno (di cui 312mila di genere femminile) rispetto all’anno precedente. La crisi sanitaria si intreccia con le fratture di livello economico e sociale, generando uno stato di costante disagio e bisogno che spiana la strada alle operazioni illecite. In particolare, stando sempre a quanto descritto in Mafie e crisi, la criminalità organizzata sembra espandere il proprio potere lungo tre direttrici principali: il settore sanitario, l’usura e i ricatti di stampo economico, l’assalto ai fondi previsti per il recupero dall’emergenza.

 

Se la pandemia di Covid-19 ha provocato la contrazione di pressoché tutti i comparti produttivi, ciò non è accaduto per le attività di area medica che anzi (e purtroppo) sono aumentate tra approvvigionamenti, equipaggiamenti, mascherine, etc.

 

Le associazioni mafiose si sono dunque prontamente “buttate” su questo mercato, in espansione durante la crisi. Evidenzia il report, nelle parole di Alberto Vannuzzi: «In questa fase ci sono vari rischi legati al cattivo utilizzo delle risorse, alle distorsioni, agli abusi e agli episodi, che già alcune inchieste hanno evidenziato, di un cattivo utilizzo del potere di spesa, di vere e proprie truffe e qualche piccolo episodio di corruzione». Nello specifico, è interessante notare che il sistema sanitario lombardo, il più duramente colpito nella prima fase dell’emergenza sanitaria, rappresenta «un modello particolarmente vulnerabile alla corruzione».

Ma, oltre ai settori che hanno visto un’accresciuta circolazione di capitali per via dell’emergenza, la criminalità organizzata è poi andata a intaccare le situazioni di maggiore ricattabilità individuale e degli esercizi commerciali. Si calcola infatti che nei mesi del lockdown si sia verificato un aumento dei reati d’usura del 9,6% (+4,7% nel primo semestre 2020 rispetto al primo semestre 2019).

Spiega sempre Lorenzo Frigerio: «I clan possiedono un’enorme disponibilità di contante con il quale possono rilevare la proprietà di aziende ed esercizi commerciali in grande sofferenza per i ripetuti lockdown della prima e della seconda ondata. La necessità di capitali per il pagamento dei fornitori e dei dipendenti non è stata assolutamente alimentata dal circuito del credito legale e il sistema dei ristori avviati dal Governo non sempre è stato in grado di sopperire alle impellenti necessità».

 

Infine, l’altra grossa partita in cui la criminalità organizzata sta provando a giocare un ruolo importante è quella dei fondi destinati ad arginare la crisi, Recovery Fund in testa.

 

Il ricercatore di Trasncrime Michele Riccardi descrive con chiarezza il fenomeno nel podcast che Qcode Mag ha dedicato al report di Libera: «Questi fondi rappresentano un’opportunità per le mafie e per tutta una pletora di soggetti che cercheranno di accaparrarsi questi fondi in maniera illecita. Si tratta di una sorta di “assalto alla diligenza” che mostra quello che le mafie sono già diventate da diversi anni, ovvero una commistione fra gruppi di criminalità organizzata “tradizionali” e soggetti imprenditoriali ormai molto esperti nel condurre frodi fiscali, manipolazioni contabili e fatturazioni false».

Gli fa eco il giornalista di Irpi Giulio Rubino: «L’Europa non è mai stata capace di effettuare dei controlli efficaci, per una sostanziale impreparazione culturale al fenomeno. È probabile, però, che sulle assegnazioni dei fondi di aiuto e sviluppo legati all’emergenza Covid-19 l’attenzione sarà altissima».

I “fronti” su cui ci si può aspettare un intensificarsi dei tentativi di infiltrazione mafiosa e di operazioni illecite sono dunque molti e variegati. D’altronde, la criminalità organizzata ha dato spesso prova di sapersi adattare con facilità e in maniera astuta ai mutamenti nell’ordine sociale ed economico ma, soprattutto, di trovare nelle situazioni di crisi un terreno fertile per la propria espansione e per il proprio arricchimento, come dimostrano per esempio le ricostruzioni post-terremoto nel contesto irpino ed emiliano.

Il rischio di momenti simili – evidenziato dallo stesso report – è che l’aumento della povertà e dell’insicurezza, e dunque di una maggiore vulnerabilità e ricattabilità, portino sempre più soggetti a percepire mafie e gruppi illeciti come portatori di protezione, quando non addirittura di un “welfare alternativo” a quello statale o di altri soggetti. La lotta alla criminalità organizzata, soprattutto nel contesto dell’emergenza Covid-19, è quindi un tutt’uno con la lotta per una maggiore equità e una maggiore giustizia sociale.

 

Foto di copertina di Caterina Policaro da Flickr