DIRITTI

Coisp vergogna!

A Roma contestato il sindacato di polizia che manifesta in favore degli assassini di Aldrovandi.

Oggi il Coisp, un “sindacato” di polizia, ha manifestato sotto le finestre del Ministero di Grazia e Giustizia.

L’ultima volta che erano scesi in piazza è stato a Ferrara sotto il Comune e proprio sotto le finestre dell’ufficio di Patrizia Moretti, la mamma di Federico Aldrovandi.

Federico la sera del 25 settembre 2005 non tornò a casa perchè i quattro agenti di polizia (Enzo Pontani, Luca Pollastriche, Paolo Forlani e Monica Segatto) lo fermarono per un controllo e lo massacrano. Lo picchiano, gli spezzano addosso due manganelli e in fine lo uccidono schiacciandolo violentemente contro l’asfalto, asfissia polmonare.

Da quel giorno la famiglia e gli amici di Aldro hanno lottato contro insabbiamenti, bugie, minacce, omissioni. Hanno cercato la verità e ricostruito quello che successe quella notte. Hanno sostenuto una battaglia legale contro un intero apparato a colpi di perizie, contro perizie e testimonianze. Gli agenti vengono condannati a tre anni e sei mesi per “eccesso colposo in omicidio colposo”.

Quando questi agenti condannati uscirono dall’aula ci fu chi applaudì. Erano loro i membri del Coisp che oggi hanno chiesto la scarcerazione e il reintegro in servizio dei due agenti ancora in carcere.

Una vergogna inaccettabile.

Per questo siamo andati anche noi con la foto di Federico, quella con addosso i segni della tortura, la stessa che Patrizia espose. Perchè pensiamo che dovunque si riunirà questa gente l’immagine di Federico dovrà accompagnarli per smascherare le loro bugie, le loro menzogne. E le nostre grida di rabbia e giustizia coprire i loro applausi.

L’Italia è l’unico paese che non prevede il reato di tortura nel proprio codice penale proprio in questo paese dove i casi di omicidio e violenze su persone in stato di fermo e arresto sono ormai cronaca quotidiana.

Le foto di Federico, di Stefano Cucchi e di tanti troppi altri testimoniano che nel nostro paese la tortura e la violenza di Stato, cieca e casuale sui soggetti più deboli, esiste e miete vittime.

Noi non ci stiamo.

Non archiviamo, non perdoniamo, non dimentichiamo.