ROMA

Chi ha paura della democrazia?

Pubblichiamo la lettera di «Decide Roma» alla Giunta Raggi dopo la chiusura del parco dei Galli e lo sgombero dello studentato Point Break.
Decide Roma incontra la giunta Raggi, il giorno dopo la Questura risponde

Se la democrazia è un esercizio, Roma sembra fuori allenamento. Così, ogni istanza di partecipazione, di condivisione, di discussione in città sembra far paura, disorientare, innervosire chi preferisce e garantisce lo status quo, la conservazione di equilibri raggiunti in anni di consociativismo e corruzione, la marginalizzazione delle istanze di cambiamento.

Così, può accadere che proprio la mattina stessa in cui la Sindaca si reca alla sua prima commemorazione dei caduti durante i bombardamenti del ’43, nel medesimo quartiere, a San Lorenzo, di buon mattino, arrivi un plotone di forze armate a strappare ai cittadini un fazzoletto di verde pubblico, il parco dei Galli, per restituirlo al palazzinaro che ne rivendicava la proprietà. L’ordine eseguiva una sentenza, sulla carta; nella realtà, l’ordine ha privato i bimbi del vicinato di uno dei pochissimi luoghi di gioco e di svago, curato e manutenuto da anni dai loro genitori e da nessun altro, per donarlo a un signorotto che – nel migliore dei casi – metterà un cancello e una catena, e lascerà tutto in malora, ché a lui la cubatura serve solo per «compensare» una colata di cemento versata due passi più in là. Legale? Forse. Giusto? Per niente.

Così, analogamente, può avvenire che, proprio la sera in cui l’Assessore all’Urbanistica, delegato per l’occasione della Sindaca, va in un’assemblea partecipatissima a discutere con i cittadini e gli spazi sociali di un nuovo modello di gestione del patrimonio immobiliare della città – il modello dei Beni Comuni Urbani –, proprio quella sera parta da un magistrato un ordine, di cui né il Campidoglio né il Municipio V sono messi a conoscenza, per sgomberare proprio uno di quei Beni Comuni Urbani, uno studentato occupato nel cuore del Pigneto. L’ordine viene eseguito, nuovamente, di buon mattino: i proprietari rientrano in possesso dello stabile che avevano lasciato abbandonato per più di vent’anni; gli studenti e i precari, che per sette anni lo avevano vissuto, ristrutturato, aperto a chi ne avesse bisogno, reso utile al quartiere, quei giovani rimangono per strada. Legale? Forse. Giusto? Per niente. Tale è stato l’imbarazzo di chi ha eseguito la sentenza, infatti, che si è resa necessaria una copertura mediatica, falsa e diffamatoria.

Parco dei Galli e Point Break studentato occupato: in entrambi i casi, intervengono le sentenze, le divise, le ruspe (proprio quelle ruspe che Virginia Raggi, in campagna elettorale, aveva voluto bandire con forza dal confronto tra cittadini e Amministrazione) a tutelare il diritto di proprietà privata. Mai con la stessa celerità, mai con la stessa sollecitudine viene tutelato il diritto alla casa, il diritto allo studio, il diritto a un lavoro degno. Sembra esserci una strampalata gerarchia dei diritti, tale per cui solo la proprietà pare inviolabile: una gerarchia incostituzionale, se è vero – come ci insegna, tra gli altri, Paolo Maddalena, Vicepresidente Emerito della Corte Costituzionale – che alla proprietà la Costituzione pone un imprescindibile vincolo di funzione sociale. Quale miglior esempio di violazione della funzione sociale della proprietà, se non l’abbandono ventennale di uno stabile nel centro del Pigneto, quartiere nel quale è in corso una vera e propria guerra ai giovani condotta per mezzo dei prezzi degli affitti alle stelle? Temiamo, realisticamente, che queste assurde gerarchie stiano svuotando da dentro la nostra «bellissima carta costituzionale» (come l’ha definita la Sindaca proprio a San Lorenzo), prima ancora dell’efferato progetto di riforma autoritaria con cui Renzi vuole sovvertire la Costituzione.

Crediamo che questi e altri recenti fatti siano e debbano essere motivo di seria preoccupazione per tutti coloro i quali vogliono davvero cambiare questa città. L’incredibile puntualità degli sgomberi ci parla di una volontà che va oltre gli automatismi amministrativi. Non siamo complottisti ma le parole hanno un peso sempre più significativo in questa epoca così difficile. Tuttavia non possiamo non cogliere nella incredibile puntualità di questi atti violenti, e nella macchina del fango creativamente azionata per giustificarli, la reazione – impaurita, nervosa, scomposta – di chi guarda con cattivo occhio all’apertura di una interlocuzione proficua tra movimenti urbani e Amministrazione. Quell’interlocuzione avviata durante la campagna elettorale, proseguita il 7 luglio, in occasione del primo consiglio comunale, e approfondita lo scorso mercoledì 20 luglio al Nuovo Cinema Palazzo, con l’avvio di un laboratorio sui Beni Comuni Urbani, segna un punto di svolta politica nel metodo e nel merito.

In tal senso, riteniamo fondamentale la discontinuità, per ora solo annunciata, rispetto ai processi di privatizzazione ed esternalizzazione dei servizi pubblici e l’interlocuzione per trovare soluzioni concrete e immediate ad alcune urgenze, come quella dei canili comunali e dei servizi d’accoglienza. Ci sono forze politiche in questa città che hanno perso all’improvviso un potere decennale, ed ora provano a scatenare contro i vincitori tutte le proprie sotterranee ramificazioni dentro i gangli amministrativi. C’è chi ha gradito parecchio la fase del commissariamento, gustando l’assenza della politica e lo strapotere dei tecnici, e oggi sogna di rinnovarla e stabilizzarla. C’è chi ha intenzione di comunicare che prendere il governo non necessariamente significa prendere il potere, in questa città. C’è chi obbedisce ad un potere politico, direttamente discendente dal Governo centrale, che ha dichiarato guerra alle città «non allineate». Contro queste volontà perverse, occorre schierare il massimo della democrazia, il massimo del coraggio, il massimo dell’intelligenza, il massimo della fermezza.

Riconosciamo alla Giunta Raggi la disponibilità, manifestataci lo scorso mercoledì 20 luglio, ad avviare insieme a «Decide Roma», insieme ai cittadini e agli abitanti di questa città, un laboratorio per il riconoscimento dei Beni Comuni Urbani. Crediamo e speriamo che sarà intenso e fattivo l’impegno da parte dell’Amministrazione a far sì che il confronto non sia costellato nelle prossime settimane da atti di forza e colpi di mano, che turbano così tanto la convivenza di una comunità. Ovviamente in relazione al patrimonio pubblico, ma anche rispetto a quella parte di patrimonio privato che viene usato per garantire diritti fondamentali. In gioco non c’è solo il futuro della nostra città, c’è molto di più: la sconfitta di chi ci vuole condannati ad un mondo in cui non c’è alternativa. C’è chi vuole spegnere il desiderio di cambiamento: non ci riuscirà.