POTERI

Camerati. Sciogliete le righe

La diaspora dei postfascisti e i caratteri radicali del centrodestra.

In vista delle elezioni l’offerta politica del centrodestra sta venendo velocemente riorganizzata, il motto? Marciare divisi per colpire uniti. Il Pdl viene spacchettato per recuperare voti come nei desideri di Berlusconi, la Destra di Storace ritorna all’ovile, si tratta con la Lega che tira su con il prezzo, con un occhio alla sua base che non vuole il ritorno dell’eterno di Arcore a guida di una coalizione.

Se non possiamo dire tutto come andrà a finire, di sicuro ha perso la scommessa chi aveva puntato sul ricompattamento in un soggetto unico degli ex di An, delfini e colonnelli orfani del centrista Fini, imbarazzati ormai dalle gesta di Berlusconi e preoccupati del possibile tracollo elettorale. La diaspora dei postfascisti continua.

Alla fine l’accordo l’hanno trovato Giorgia Meloni, rimasta al palo dopo aver annunciato in grande stile la sua corsa per le primarie, e Ignazio La Russa, fresco del divorzio da Maurizio Gasparri, con la nascita di “Fratelli d’Italia”, sottotitolo centrodestra nazionale, per un logo che riprende quello di Alleanza Nazionale. Se la prima porta in dote tutta la base giovanile del partito e la buona rete di base, fatta di circoli territoriali e amministratori locali, che fanno capo al senatore Fabio Rampelli, il secondo porta una buona truppa di parlamentari e i voti lombardi. I due in particolare la Meloni, rilanciano l’idea di una destra “sana e onesta” che pone ai berluscones una questione morale, che nulla vuole e può avere a che fare con i BatMan e i corrotti. Intanto però l’apparentamento con il Pdl è certo.

Gianni Alemanno, che conferma la sua corsa a sindaco nel pantano romano in cui è infilato, è venuto a più miti consigli dopo averla sparata grossa negli scorsi mesi minacciando scissioni, paventando la sua corsa alla leadership del Pdl. Invece di seguire i sodali di Fratelli d’Italia, il sindaco con la croce celtica al collo abbandona l’ex pupilla Giorgia e si butta verso il centro. Alla kermesse della nascita del correntone “Italia Popolare” guidata proprio da Alemanno, e benedetta da Angelino Alfano, è una ratatouille di provenienze: l’ex destra sociale fedele a Gianni, come l’ex enfant prodige Roberta Angelilli fino allo stratega Augello, a braccetto con i montiani di ferro del Pdl, come Cicchitto e Frattini, e i recuperati d’Urso e Ronchi, usciti a tempo di record da Fli per fondare “Fare Italia”.

La Destra di Storace in questo quadro si candida invece a fare da cerniera con la destra radicale, vedi la presenza del leader del Veneto Fronte Skinhead Piero Puschiavo con il suo movimentino “Progetto nazionale”, e del romano Giuliano Castellino con il suo “Movimento sociale europeo”, oltre che la candidatura del nazi rocker prestato alla diplomazia Vattani, e contemporaneamente a tagliare fuori chi non ci sta come CasaPound e Forza Nuova.

Riposizionamenti, divorzi e matrimoni, nuovi partiti e grandi e piccole manovre non cambiano di una virgola l’anomalia che il berlusconismo ha consegnato al paese: un centrodestra dai contenuti e dalle parole d’ordine spesso più vicini a quelle della destra radicale che alla cultura politica del Partito popolare europeo, un mix di postfascismo missino (dal nostalgico al dissimulato) e populismo autoritario che si ritrova in gradazioni diverse in tutte le sfumature nella coalizione che sarà guidata da Berlusconi.