ROMA

Atac, autisti in rivolta

Oggi pomeriggio il centro di Roma è stato bloccato da centinaia di autisti dell’Atac in mobilitazione, da una parte un gruppo di lavoratori autoconvocati stanchi dell’inerzia e del consociativismo dei sindacati, dall’altra per l’appunto la triplice confederale. Una distanza rimarcata anche fisicamente tra i due gruppi, oltre che dai tanti “buffoni buffoni” rivolti ai dirigenti sindacali. […]

Tutto è iniziato quando dopo anni i sindacati sono tornati a fare le assemble nelle rimesse, qui subito la situazione si è fatta escandescente ed è sfuggita di mano alle rappresentanze dei lavoratori. Così per un’intera settimana si sono decise modalità di protesta come il rifiuto degli straordinari, che coprono in carenza di organico tra il 30 e il 35% delle corse e il prestare particolarmente attenzione anche al minimo guasto, cosa non difficile in un parco mezzi tra i più vecchi d’Europa. Forme di lotta e “sabotaggio” del servizio per pretendere da Ignazio Marino di onorare gli impegni presi con i lavoratori: ” siamo senza contratto da sei anni nell’ultimo accordo con il Comune di Roma gli autisti avrebbero dovuto percepire in due tranche un adeguamento salariale, ora la seconda tranche potrebbe ridursi di più della metà in nome della “spending review”.

Lavoratori e lavoratrici evidentemente non sono più disposti a pagare la crisi dell’azienda di parentopoli e degli stipendi d’oro ai manager, a pagare loro in prima persona la mancanza di trasferimenti per il servizio pubblico e il disinteresse della politica.

La lotta dei lavoratori dell’Atac, al netto delle possibili sterzate “populiste” che sta tentando il centrodestra, può rappresentare un punto di resistenza importante contro la distruzione dei servizi pubblici a Roma, per impedire che il risanamento delle aziende municipalizzate, patrimonio collettivo e possibile occasione per ridisegnare lo sviluppo della città, si trasformi nella privatizzazione di queste anocra una volta a discapito degli utenti e dei lavoratori.

La situazione raccontata da chi ogni giorno va in rimessa parla infatti “di un’azienda al collasso, che non è in grado di offrire un servizio pubblico adeguato e che scarica i problemi così su chi usufruisce dei mezzi e su chi li guida. I sindacati, nessuno escluso, sono stati a lungo complici o inerti e non ci si deve stupire che vengano contestati. Il futuro di un’azienda pubblica come questa parla del futuro della città non è un affare solo di chi ci lavora. Noi vogliamo continuare a lavorare in un’azienda, ma i nostri diritti e quelli dei cittadini devono essere rispettati dall’amministrazione”.