ITALIA

Mediterranea, è scontro con il governo

Il salvataggio ieri di 49 persone da parte della nave Mare Jonio ha aperto lo scontro politico in Italia. Prima con l’annuncio e la pubblicazione nella serata da parte del Viminale di una direttiva che tende a limitare pesantemente i salvataggi in mare.

Dopo la direttiva, arrivano le parole di fuoco del Ministro Salvini che minaccia l’arresto immediato dell’equipaggio della nave: «La mare Jonio ha disobbedito per ben due volte all’ordine della Guardia di finanza di spegnere i motori», continua Salvini «se un cittadino forza un posto di blocco stradale di Polizia o carabinieri viene arrestato. Conto che questo accada». Secondo il Ministro, invece di dover essere considerata come un’azione di salvataggio, l’operazione «dimostra il chiaro intento di voler portare in Italia immigrati clandestini». Il vice premier Luigi Di Maio sembra confermare: «sono in contatto con il Ministro degli Interno, stiamo verificando il rispetto della legalità. La Ong ha agito senza aver ascoltato gli ordini della Guardia di Finanza». Secondo il giurista Fulvio Vassallo Paleologo la direttiva firmata dal ministro Salvini «tradisce puntualmente tutte le Convenzioni internazionali» laddove in «mare non è possibile una valutazione formale dello status di rifugiato o di richiedente asilo. Tutte le imbarcazioni coinvolte in operazioni SAR hanno come priorità il soccorso e il trasporto in un “luogo sicuro” dei migranti raccolti in mare e le azioni di soccorso prescindono dallo status giuridico delle persone».

Questa mattina, verso le 7, la Guardia di Finanza aveva intimato di fermare i motori alla nave con a bordo i 49 migranti. Come fa sapere l’equipaggio della nave «abbiamo fatto presente che siamo in una situazione di emergenza con onde alte tre metri, 50 naufraghi a bordo oltre l’equipaggio. Dobbiamo mettere in sicurezza la vita delle persone per questo stiamo andando a ridossare verso l’isola di Lampedusa». Solo successivamente la Guardia di Finanza aveva concesso un punto di fonda alla nave nei pressi di Lampedusa iniziando un’ispezione a bordo.

In queste ora si rincorrono gli appelli da parte di esponenti delle istituzioni locali, dell’associazionismo e dei partiti affinché venga concessa l’autorizzazione allo sbarco. Per Luigi Manconi e Valentina Calderone dell’associazione “A Buon Diritto” «i porti italiani erano e restano aperti, tanto più se a chiedere l’approdo è una nave italiana, battente bandiera italiana con equipaggio italiano» inoltre, aggiungono, «consegnare quelle persone alla Guardia Costiera libica e, di conseguenza, ai centri di detenzione di quel paese, avrebbe costituito una grave violazione del diritto internazionale».